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Restiamo in Contratto
07/03/2023

Un Ccnl nuovo, editoriale del Segretario Nazionale - Dirigenza Medica n. 1/2023

L'analisi e le riflessioni sulle prime battute della trattativa per il rinnovo del contratto

Dopo una lunga attesa, è finalmente iniziata in sede Aran la trattativa per il rinnovo del CCNL 2019-2021.

Un contratto che, come tutti sappiamo, è da tempo scaduto e la cui discussione cade in uno dei periodi storici ed economici peggiori dell’ultimo decennio. Un contratto che si discute mentre, in modo paradossale, quello vigente, firmato due anni orsono, non vede ancora una corretta e completa applicazione nella maggior parte delle Aziende sanitarie. Solo 40 Aziende, infatti, hanno concluso l’iter previsto per la contrattazione decentrata e, in altrettante, il percorso è nelle fasi finali di discussione.

Le difficoltà nella applicazione periferica e nella esigibilità del contratto siglato a livello nazionale pone l’accento sui suoi limiti attuali. Manca una previsione che renda pienamente esigibili le norme concordate, manca la reale possibilità a livello periferico di intervenire sulla applicazione di norme riguardanti l’orario di lavoro e sulla effettiva tutela di quelli che in altri contratti appaiono diritti inalienabili e, nel nostro, si trasformano in oggetti di lunghe e farraginose guerre giuridiche.

Ed è proprio per questi motivi che il punto di partenza del nuovo CCNL è rappresentato dalla nostra richiesta di garantire la esigibilità del contratto a livello periferico. Se, infatti, è vero che il dgls 165/2001, come modificato dal dgls 75/2017, ha di fatto gambizzato la contrattazione togliendo dalla stessa la materia della organizzazione del lavoro, divenuta riserva di legge, è pur vero che le norme contrattuali, se scritte in maniera chiara ed esigibile, possono porre un freno e condizionare un dilagante decisionismo aziendale, anche per garantire i pochi diritti che ancora ci appartengono.

Esiste, inoltre, un paradosso, come sempre solo del ‘nostro’ modello contrattuale. A differenza di quanto accade in ogni organismo democratico, ai tavoli sindacali delle nostre Aziende non vale un principio di rappresentatività , peraltro esistente nella contrattazione nazionale, ovvero il riconoscimento, ai fini della validità degli accordi, del peso delle maggioranze sindacali rappresentative del 51% dei lavoratori interessati, sostituito dal generico principio del massimo consenso possibile.

Anche l’organismo paritetico previsto nelle contrattazioni decentrate rischia di essere un contenitore che tende più a diluire le forze in campo che a salvaguardarne la effettiva capacità di incidere. Pur nascendo con apprezzabili auspici, oggi appare poco confacente alle esigenze delle OOSS e, in taluni casi, un boomerang per quelle maggiori, visto che appiattisce in un rapporto di 1 a 1 le diverse percentuali di rappresentatività. Forse, non è un caso che in pochissime aziende sia stato istituito. Attribuire a questo organismo anche le scarse possibilità di intervento sulla organizzazione del lavoro, sottratta nel suo nucleo centrale alla contrattazione integrativa, appare un ulteriore schiaffo al ruolo dei sindacati, che non può certo favorire la ormai inflazionata ricerca di una maggiore appetibilità del lavoro nel SSN di cui tanto i media parlano.

La trattativa è solo all’inizio, la strada appare lunga e impervia, ma siamo convinti che l’intesa tra le forze sindacali, la disponibilità dell’ARAN nonché la consapevolezza delle Regioni dello stato collassiale in cui versa la sanità pubblica, il servizio sanitario e il diritto alla salute dei cittadini, possano portare un contratto innovativo, percepito come migliore di quello attuale, come è nell’interesse e nell’auspicio di tutti. In questo periodo di crisi di sistema è necessario comprendere che occorre fare squadra, perchè, forse per la prima volta in questo decennio, siamo tutti sulla stessa barca, una barca che rischia di affondare. Accantonare interessi di parte per far prevalere la responsabilità etica di salvare il sistema sanitario pubblico, è il solo modo per permettere a noi professionisti di continuare a curare e di assicurare il futuro di un sistema di cure pubblico che attui il dettato costituzionale di garantire il diritto alla salute dei cittadini.

Chi dovesse prendere strade diverse troverà la nostra ferma opposizione.

Pierino Di Silverio
Segretario Nazionale Anaao Assomed

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