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05/08/2025

Il rinvio dello scudo penale è grave e preoccupante - Quotidianosanità.it

Responsive image Il commento del Segretario Nazionale Anaao a seguito della decisione del Consiglio dei Ministri del 4 agosto

Gentile Direttore,
il rinvio del disegno di legge-delega in materia di professioni sanitarie, contenente disposizioni relative alla responsabilità, penale e civile, degli esercenti le professioni sanitarie, all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri del 4 agosto, è una decisione grave e preoccupante. Un provvedimento, annunciato con titoli roboanti quanto vaghi e con comunicati stampa esultanti a dispetto dei fatti, che voleva essere un atto politico di rilancio delle professioni che operano alle dipendenze del SSN, di quel capitale umano che ne rappresenta la maggiore risorsa, si è fermato nell’anticamera del Governo. Vittima di divergenze in merito alla stabilizzazione della norma sullo scudo penale, una novità attesa da tempo per contenere uno dei fattori principali alla base di fughe e disaffezione dei medici. Evidentemente, non è avvertita l’urgenza di risposte che mettano in sicurezza il destino della sanità pubblica, a fronte di lobbies e di ‘manine’ che continuano a dominare, e pretendono di gestire e indirizzare l’etica e la professionalità dei medici malgrado il passare del tempo e l’avvicendarsi delle maggioranze parlamentari.

Il dato più preoccupante è la percezione che i cittadini, pazienti e non, hanno di questa norma. Una norma che, nata per salvaguardarli (perché i medici già oggi si difendono e vengono assolti nel 97% dei casi), continua a essere erroneamente percepita come un salvacondotto per professionisti killer che restano impuniti.

Eppure, lo scatto che serve oggi alla sanità è proprio un intervento di sistema che valorizzi il suo capitale umano. Lavorare in corsia oggi produce burn out su larga scala, causa determinante, più di quella economica, dei 10 medici che ogni giorno si dimettono dalle corsie in cerca di gratificazione e condizioni di lavoro umane. Si continua a non vedere o accettare e foraggiare:

  • la deriva organizzativa rappresentata dal tempario, dall’overbooking, dal lavoro a cottimo alimentato da norme che superano la lotta alle cooperative in una logica della chiamata diretta
  • un ultradecennale blocco del turnover che produce ritmi e turni di lavoro insostenibili, mancato rispetto dei riposi,
  • 10 milioni di ore di straordinario lavorate non retribuite, e non recuperabili,
  • 5 milioni di giornate di ferie non godute.

 

Né tantomeno si considera la questione delle retribuzioni come questione politica che riguarda il valore del lavoro e quello di chi lo fa, da ripensare al di fuori della ideologia della pubblica amministrazione che disconosce la complessità e la peculiarità del lavoro in sanità.

Nella crisi del SSN problema chiave è oggi la ridotta capacità attrattiva della dirigenza medica, che comincia fin dall’iscrizione al test di ammissione, calate in tre anni di 18000 unità, per proseguire con la diserzione da alcune scuole di specializzazione e dal rassicurante contratto a tempo indeterminato. In attesa, oggi e non domaniinsieme con la dirigenza sanitaria, di un diverso valore, una diversa collocazione giuridica e diversi modelli organizzativi. Il disagio dei professionisti e la crisi di fiducia dei cittadini, due terzi dei quali oggi ritengono inaffidabile il sistema sanitario pubblico, rappresentano una miscela in grado di eroderne la sostenibilità quali che siano le risorse investite. Che continuano, peraltro, a rimanere insufficienti e legate a differenze territoriali.

In questo contesto, in cui ricordiamo che i medici e i dirigenti sanitari nonostante tutto continuano a erogare più di 2 milioni di prestazioni gratuite al giorno, si cala una norma che può servire come pietra miliare per una riforma della responsabilità professionale presente in tutto il mondo, una riforma che è utile e necessaria al cittadino più e oltre che al medico, ma che paradossalmente il cittadino non percepisce e il medico e il governo (quella parte di governo che la comprende) non riescono a spiegare.

È così che il rapporto medico paziente si deteriora, aggredito dalla dequalificazione del professionista attraverso il ricorso ai medici a gettone provenienti da tutto il mondo e senza neanche il riconoscimento dei titoli, dalle carenze organizzative e dalla inappropriatezza diagnostico-terapeutica che fanno del medico il colpevole dei disservizi agli occhi della gente, dalla inefficienza organizzativa che produce disaffezione del paziente verso il SSN.

Da qui nascono molti dei problemi del nostro servizio sanitario, e da qui occorre ripartire quando parliamo di reinvestire sul professionista.

È tempo che la politica chiarisca se la tutela della salute dei cittadini è ancora un diritto costituzionale. E cosa meritano coloro che, tutti i giorni e tutte le notti, ne garantiscono l’esigibilità, reggendo il fronte di una domanda crescente, e complessa, con risorse decrescenti, esposti alla delegittimazione sociale e a rischi di aggressioni, verbali, fisiche e legali, a fronte di retribuzioni taglieggiate dalla inflazione e dal fiscal drag.

Vedremo se la pausa forzata porterà a un testo più attento alle necessità reali del Ssn e dei suoi professionisti, e a soluzioni immediate, e non a futura memoria. Per parte nostra, vigileremo attenti, non rassegnati a lasciare che le cose vadano come sono andate finora.
 

Pierino Di Silverio
Segretario Nazionale Anaao Assomed

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