6 marzo 2012
Le accuse che hanno portato all’arresto del primario di ortopedia dell'ospedale Cardarelli di Napoli sono gravi, soprattutto sotto il profilo deontologico e professionale.
Appare chiara l’urgenza di definire le responsabilità, anche penali, dei professionisti indagati, senza però trascurare quelle di chi è chiamato ad esercitare, per ruolo e leggi, la vigilanza ed il controllo. Se, come sembra, i fatti sotto inchiesta ricadono in un lungo periodo di tempo in cui il rapporto di lavoro del professionista ha avuto caratteristiche sia di esclusività che di non esclusività, ciò che veramente va messo in discussione è l’ applicazione delle regole.
Di per sé, infatti, l’attività libero professionale intramoenia è inserita in una matrice organizzativa retta da leggi, contratti e regolamenti che rendono difficili i comportamenti opportunistici, specie in presenza di corretti meccanismi di controllo, in questi casi venuti clamorosamente meno. Solo la presenza di dolo consente di realizzare un corto circuito tra attività libero professionale, che rappresenta in regime di ricovero meno dell’1% di quella istituzionale, con netta prevalenza del parto, che certo non ha tempi di attesa, e liste d'attesa nel pubblico. Alle quali occorre, certo, dedicare tutte le risorse disponibili, che, comunque, stanno diventando sempre più scarse.
Auspichiamo che l’indagine non tralasci di accertare, se del caso, anche le responsabilità di tipo organizzativo nel determinismo dei tempi di attesa.