Corte Costituzionale – Sentenza n. 153/2024 – Niente intramoenia in strutture private accreditate se c’è esclusiva con il SSN
I medici in regime di rapporto di lavoro esclusivo con il Servizio sanitario nazionale non possono svolgere attività libero-professionale in intramoenia presso strutture sanitarie private accreditate. Lo ha chiarito la Corte costituzionale dichiarando illegittima una norma della regione Liguria nella parte in cui consentiva, in via transitoria e fino al 2025, alle «strutture private accreditate con il Servizio sanitario regionale, di avvalersi dell'operato di dirigenti sanitari dipendenti dal Servizio sanitario nazionale che abbiano optato per il regime di attività libero professionale intramuraria» (Alpi).
Corte Costituzionale – Sentenza n. 139-140/2024 – Il Payback dispositivi medici rispetta la Costituzione
La Consulta: “Presenta di per sé diverse criticità, ma non risulta irragionevole né sproporzionato”. Il meccanismo, infatti, secondo i giudici della Consulta pone a carico delle imprese un “contributo solidaristico, correlabile a ragioni di utilità sociale, al fine di assicurare la dotazione di dispositivi medici necessaria alla tutela della salute in una situazione economico finanziaria di grave difficoltà”. Previsto però che lo sconto del 48% debba essere applicato a tutte le aziende e non solo a quella che hanno rinunciato ai ricorsi.
Cassazione Penale – Sentenza n. 29150/2024 – Annotazione in cartella clinica della dicitura non esclude una sintomatologia non annotata
Non può sostenersi che l'annotazione nella cartella clinica circa la bontà del decorso post operatorio attesti una verità escludente la sintomatologia non annotata. È invero pacifico che le attestazioni contenute in una cartella clinica, redatta da un'azienda ospedaliera pubblica, o da un ente convenzionato con il SSN, hanno natura di certificazione amministrativa, cui è applicabile lo speciale regime di cui agli artt. 2699 e segg. c.c., per quanto attiene alle sole trascrizioni delle attività espletate nel corso di una terapia o di un intervento, restando, invece, non coperte da fede privilegiata le valutazioni, le diagnosi o, comunque, le manifestazioni di scienza o di opinione in essa espresse . Ciò posto, la cartella clinica in atti fa prova fino a querela di falso dei fatti attestati, non già delle valutazioni.
Cassazione Civile – Ordinanza n. 19506/2024 – Liquidazione del danno terminale e utilizzo corretto delle tabelle di Milano
Ai fini della liquidazione del danno non patrimoniale mediante l'applicazione del criterio tabellare, il danneggiato ha l'onere di chiedere che la liquidazione avvenga in base alle tabelle, ma non anche quello di produrle in giudizio, in quanto esse, pur non costituendo fonte del diritto, integrano il diritto vivente nella determinazione del danno non patrimoniale conforme a diritto. In assenza di diverse disposizioni di legge, il danno alla persona dev'essere liquidato sulla base delle regole vigenti al momento della liquidazione, e non già al momento del fatto illecito.
Cassazione Civile – Sezione V - Ordinanza n. 18910/2024 – È lo scopo della prestazione medica che determina se quest'ultima debba essere esentata dall'Iva
L'esenzione è un'eccezione alla regola della generale applicabilità dell'IVA, sicché trova applicazione il sedimentato principio a termini del quale "chi vuole fare valere una forma di esenzione o di agevolazione qualsiasi deve provare, quando sul punto vi è contestazione, i presupposti che legittimano la richiesta della esenzione o della agevolazione".
Cassazione Sezione Lavoro - ordinanza n. 17912/2024 - autorizzazione straordinari implicita
È vero che, secondo la Suprema Corte, le remunerazioni delle prestazioni nel pubblico impiego possono essere riconosciute solo se in linea con le previsioni ed allocazioni di spesa e che l'accordo incoerente con esse è invalido e rende pertanto ripetibili eventuali pagamenti eseguiti sulla sua base. Tuttavia, una volta autorizzata e svolta la prestazione, non è sul lavoratore, in forza dell'asse sostanziale della disciplina di cui all'art. 36 Cost. e 2126 c.c., che possono gravare le conseguenze della divergenza rispetto agli impegni di spesa. Il lavoro con il consenso del datore di lavoro deve essere retribuito e questo principio si applica anche quando il consenso non è formalmente espresso, ma è implicito nel comportamento del datore di lavoro.
Consiglio di Stato - Sez. I - parere n. 814/2024 Delega di funzioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro
La delega di funzioni nell'ambito delle strutture organizzative si caratterizza per essere un atto derogatorio del normale sistema di ordine e distribuzione delle competenze soggetta come tale ad una esegesi rigorosa e in materia di materia di sicurezza sul lavoro una volta scaduta non può considerarsi implicitamente prorogata, anche avuto riguardo alla disposizione recata dall'art. 16 del d.lgs. 81/2008, che prevede limiti espressi al conferimento della delega in materia di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro dal datore di lavoro ad altri soggetti che siano in possesso dei requisiti previsti dalla relativa normativa speciale. (Si esprime per l'accoglimento del ricorso.)