Pur di non disturbare l’Università, le Regioni rinunciano a percorrere l’unica via risolutiva che ci indica l’Europa, cioè assumere a tempo determinato i medici laureati a scopo formativo, non suscettibili quindi di essere sostitutivi di alcun pezzo della dotazione organica assistenziale.
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Il documento della Commissione salute delle Regioni sulla formazione medica approvato nella seduta del 21 settembre sa di già visto, o meglio, già bocciato. Idee vecchie, commenta l’Anaao Assomed, senza nemmeno un vestito nuovo, che si rianimano a distanza di 2 anni dal letargo in cui è stato lasciato il tavolo aperto presso il Ministero della salute, dopo l’incontro con le organizzazioni sindacali della dirigenza sanitaria e dei medici convenzionati con il Governo, sull’articolo 22 del Patto per la salute.
Lanciare oggi l’allarme sul deficit di medici specialisti e di medici di medicina generale significa ammettere il colpevole silenzio con il quale le Regioni hanno seppellito i numeri disponibili già da 7 anni. E nessun intervento oggi può essere “tempestivo”, tanto meno la riedizione del tank shifting con il quale si mira a sostituire dirigenti medici formati con laureati di cui è incerto lo stato giuridico e la job description, ma certo è il costo pari a quello di un infermiere. Personale di supporto da tenere parcheggiato ad invarianza di organico fino a svuotare la dirigenza medica e dilapidare il vantaggio competitivo nei confronti delle altre professioni sanitarie rappresentato dal suo capitale formativo.
Pur di non disturbare l’Università, le Regioni rinunciano a percorrere l’unica via risolutiva che ci indica l’Europa, cioè assumere a tempo determinato i medici laureati a scopo formativo, non suscettibili quindi di essere sostitutivi di alcun pezzo della dotazione organica assistenziale.
Continuare su questa strada significa voler fare del male al Ssn e non riconoscere che le figure professionali sono caratterizzate da irripetibilità delle loro conoscenze e competenze. Pensare di sostituire ad isorisorse, anzi spendendo meno, un medico formato da anni di studio con un neo-laureato, in una versione sanitaria del grillino "uno vale uno", è pura illusione. Una scelta sconsiderata che prepara la Ryan air della sanità italiana, una fuga dei professionisti verso il privato alla ricerca di migliori condizioni di lavoro. A tirare troppo la corda si finisce con spezzarla.
È certo necessario ed urgente un confronto tra Governo e Regioni, che finalmente pretendono un ruolo da protagonista nella programmazione e nella formazione medica, che passa necessariamente per una valorizzazione del ruolo formativo del Ssn, senza pensare, però, di escludere le rappresentanze del mondo professionale e sindacale dei medici italiani.