Nei concorsi pubblici spesso i compiti, sebbene debbano essere “segreti”, sono facilmente attribuibili al candidato. Nel caso di specie, all’ingresso del concorso, i candidati dovevano firmare una griglia dove, oltre alle proprie generalità, dovevano riportare il codice segreto alfanumerico. Tale violazione dell’anonimato rendeva astrattamente conoscibile il compito. Trattasi, dunque, del caso deliberato dall’Adunanza Plenaria ove è stato sostanzialmente statuito che non è più necessario dimostrare la concreta ed effettiva lesione ma che per la violazione dell’anonimato è sufficiente constatare la detta violazione del principio della segretezza e l’astratta potenzialità della lesione e non necessariamente i suoi effetti lesivi.