I componenti di una equipe chirurgica venivano imputati di omicidio colposo, per aver proceduto del trattamento nonostante il quadro clinico e laboratoristico della paziente lo sconsigliasse, contribuendo a cagionarne la morte. Secondo la Corte, il rimprovero da muovere agli imputati non consiste nella omessa formulazione di una corretta diagnosi del virus prima di sottoporre la paziente ad intervento operatorio, bensì nel non avere valutato in maniera più penetrante il quadro delle alterazioni immunologiche, che i risultati delle analisi compiute avevano evidenziato: tali risultati avrebbero dovuto, per scrupolo professionale sempre necessario nell'esercizio dell'arte medica, indurre ad indagare ed a valutare con maggiore impegno e cautela l'origine e la causa delle condizioni della donna, tanto più in assenza di dati anamnestici significativi.