Fanpage.it ha intervistato il segretario del sindacato Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, per fare il punto sulla proposta
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Il governo Meloni starebbe lavorando a un “filtro penale”, un modo per difendere i medici dalle denunce infondate. La misura dovrebbe finire nello stesso decreto dedicato alle tutele penali per gli agenti di polizia che usano la violenza in servizio. Fanpage.it ha intervistato il segretario del sindacato Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio, per fare il punto sulla proposta.
a cura di Luca Pons
Il governo Meloni starebbe lavorando su un nuovo intervento, probabilmente da parte del ministero dell'Interno, per garantire un "filtro penale" agli agenti di polizia e anche ai medici. Si tratterebbe di un'iniziativa per evitare che queste categorie siano sottoposte a un numero eccessivo di indagini, che nei fatti possono risultare molto costose e pesanti per la reputazione anche quando si viene assolti. Il tema della tutela penale per gli agenti delle forze di polizia che usano la violenza in servizio è molto delicato dal punto di vista politico, mentre per i medici la questione è diversa.
Fanpage.it ha intervistato Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed, sindacato dei medici dirigenti. Di Silverio ha spiegato sia perché una tutela agli operatori sanitari servirebbe, per evitare avvisi di garanzia che portano ad assoluzioni "nel 97% dei casi"; sia perché il governo deve passare dalle parole ai fatti, senza lasciare la riforma alla fase delle "chiacchiere da bar".
Si parla di un "filtro penale", ma i dettagli non sono ancora noti. Qual è la tutela che, secondo lei, servirebbe ai medici?
Per la nostra categoria, gli avvisi di garanzia rappresentano l'inizio di una gogna mediatica dalla quale non ci riprendiamo, a prescindere da come vada a finire la causa. In questo senso servirebbe un "filtro": una pre-indagine che impedisca che l'avviso di garanzia venga inviato con facilità. Per noi sarebbe un risultato storico.
Questo non significa che sarebbe una soluzione sufficiente. Occorre comunque un ampliamento del decreto Gelli-Bianco (che regola la responsabilità civile e penale in ambito sanitario, ndr) e della legge sulla responsabilità professionale. La responsabilità medica va rivista, insomma. Vorremmo che le proposte arrivassero in Parlamento, per poi cercare di fare lì le correzioni giuste. Se si continua solo a parlarne, senza mai avere il coraggio di scrivere una proposta legislativa, il nostro timore è che neanche in questa legislatura si arriverà a nulla.
Le anticipazioni sull'ipotesi di un filtro penale per i medici risalgono a circa dieci giorni fa, e voi vi siete fatti avanti chiedendo di essere coinvolti. Qualcuno vi ha contattato?Naturalmente no. Peraltro, in questo momento c'è una commissione incaricata di lavorare su una modifica legislativa della responsabilità: è da un anno che è al lavoro, e stiamo ancora aspettando che arrivi un testo. Perché il posto migliore per parlare di queste cose non sono i giornali, ma è l'Aula del Parlamento.
L'intervento di cui si è parlato, invece, non dovrebbe arrivare dal Parlamento ma da un decreto del governo.
Sì, ma ancora non si è capito chi ha la regia di questo intervento. Se ne parla sui giornali, senza prese di posizione chiare. Rischiano di trasformare un argomento delicatissimo in argomento da bar, e questo è offensivo per i pazienti ancor prima che per i professionisti.
La vostra richiesta principale è quella di una rapida indagine che venga svolta prima dell'eventuale avviso di garanzia. Ci sono altri aspetti su cui puntate?
Sì, in gioco c'è anche il problema della lite temeraria.
Cioè?
Evitare che sedicenti studi di avvocati campino sulle spalle dei pazienti. Si tratta di persone che strumentalizzano la malattia, offrono – apparentemente gratis – una ‘giustizia' che poi si traduce in nulla di fatto. Ci sono avvocati che si fanno pubblicità anche davanti agli ospedali, in maniera vergognosa. Chi lo fa deve essere punito applicando il concetto di lite temeraria: se mi hai denunciato inutilmente, o hai spinto il tuo cliente a denunciarmi senza i presupposti solo per incassare una parcella in più, paghi.
Ci fa qualche esempio concreto dei casi che volete evitare? Non si parla di tutelare i medici che commettono errori volontariamente o per grave negligenza, giusto?
Certo che no. Il termine "depenalizzazione" è sbagliato, perché dà l'idea che vogliamo essere impuniti. Ci sono casi in cui il medico sbaglia, e come chiunque sbagli nel mondo civile deve pagare. Quando il medico commette un errore non per per volontà, o per dolo, è normale che se viene condannato paghi. Ma, dal punto di vista penale, nel 97% dei casi la denuncia connessa al caso porta a un'assoluzione.
Ad esempio: un medico fa un intervento d'urgenza, senza il quale il paziente sarebbe morto, un intervento magari gravato da moltissime complicazioni proprio perché è d'urgenza, e il paziente muore; il medico viene denunciato, ma non c'è dolo, ha fatto di tutto per salvare la vita al paziente. Lo stesso vale per il caso di complicanze post-operatorie che niente hanno a che vedere con l'intervento chirurgico, ma piuttosto con infezioni subentrate o con altri elementi. Non è colpa di un intervento sbagliato, e non è giusto che il medico sia denunciato.
Noi vogliamo semplicemente essere giudicati in maniera equa, senza vederci attaccata addosso l'etichetta di colpevoli in qualunque situazione, senza ricevere un avviso di garanzia qualunque cosa succeda.
Il decreto su cui il governo starebbe lavorando, a quanto risulta, riguarderebbe anche gli agenti di polizia. Cosa le pare dell'idea di tenere insieme le due cose?
L'intervento in sé è una misura che noi chiediamo da tempo. Quando i medici vengono denunciati – 300mila cause ancora in attesa di giudizio, 35mila denunce l'anno, con il 97% di assoluzioni – non succede niente. Appena succede qualcosa agli agenti di polizia, si solleva il problema politico. Poi io sono d'accordo, abbiamo il massimo rispetto per le forze dell'ordine, che vivono in modo diverso una condizione drammatica. Francamente, non dico che ci fa storcere il naso, ma che ci saremmo aspettati una sensibilità diversa nei nostri confronti anche a prescindere dall'intervento per la polizia.
Pensa che il governo abbia messo in mezzo anche i medici per ‘far passare' la riforma, più spinosa politicamente, della tutela penale per le forze di polizia?
Questo è fuori di dubbio, secondo me. Poi, se questo serve per velocizzare il percorso della riforma, egoisticamente, mi va bene. Fermo restando, come ho detto, che questi non sono i luoghi e gli strumenti idonei per affrontare un problema così delicato: serve un confronto chiaro e articolato in Parlamento.