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05/02/2025

Anaao in audizione alla Camera sulle Modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia.

Mercoledì 5 febbraio, l'Anaao è stata audita alla Camera sul sisegno di legge "Accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina".

L'audizione è stata resa dal dott. Giammaria Liuzzi, Responsabile Nazionale Anaao Giovani

"Illustre Presidente, Illustri Componenti la Commissione,

ringrazio la VII Commissione della Camera per aver invitato Anaao Assomed, Associazione maggiormente rappresentativa della Dirigenza medica e sanitaria dipendente del Servizio Sanitario Nazionale, a prendere parte a questo ciclo di audizioni sul disegno di legge “Accesso facoltà medicina ed odontoiatria

Accogliamo con favore questo invito della Commissione perché, come già anticipato nella nostra audizione al Senato del 23 gennaio 2024, in un contesto congiunturale macro-economico in cui la spesa pubblica viene calmierata in base agli effettivi obiettivi e visioni politiche, ed a fronte dell’oggettivo carico formativo delle Università italiane in termini di infrastrutture ed aule e soprattutto a fronte della cartesiana conclusione che uno studente che inizia il percorso di studi oggi sarà uno specialista tra circa undici anni, non si ritiene non solo auspicabile ma nemmeno praticabile, l’abolizione completa del numero programmato alla facoltà di medicina, e tale eventualità d’altronde non è contenuta tra le finalità del disegno di legge sul quale ci stiamo confrontando.

I primi firmatari dei disegni di legge, riuniti in un testo unico nel corso dell’esame al Senato individuano come finalità “la necessità di trovare un sistema che, dato per scontato il numero programmato, riesca davvero a premiare i più bravi e i più motivati e che, allo stesso tempo, non metta in difficoltà coloro i quali non riescono a superare il test” o ancora “Si intende riscrivere le regole per l’accesso alla facoltà di medicina, costruendo un sistema basato sul principio che tutti i ragazzi debbano avere il diritto di confrontarsi alla pari e di essere giudicati sul reale merito e sulle loro motivazioni, sulla base di strumenti che consentano in modo efficace di adottare modalità di selezione tali da far emergere le reali capacità degli studenti e la loro attitudine e predisposizione ad intraprendere il corso di studi di medicina e chirurgia”; lo stesso articolo 1 del disegno di legge si limita a disporre “Ai fini del potenziamento del Servizio sanitario nazionale (SSN) in termini di numero di medici chirurghi, odontoiatri e medici veterinari da stabilire sulla base delle esigenze del SSN medesimo nonché della qualità della loro formazione, in coerenza con gli investimenti previsti dalla Missione 6 – Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la presente legge è volta alla revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria, in attuazione dell’articolo 32 e nel rispetto dei princìpi di cui agli articoli 3 e 34 della Costituzione e dell’autonomia delle università.”

 

Non si può non essere in accordo davanti a tali finalità, e siamo pronti ad iniziare un articolato e costruttivo confronto dove non governi la contrapposizione ideologica bensì la reale volontà di collaborazione.

Il dibattito che emerge periodicamente sulla questione del “numero chiuso” a Medicina è improntato, senza distinzione di fede, a forti note di populismo ed irrazionalità e sovente produce idee semplicistiche e stravaganti relativamente alla carenza di personale, come se i grossolani errori di programmazione nel settore della formazione medica in epoca spending review e le limitazioni alla assunzione del personale sanitario decise dal governo Berlusconi nel 2004 e 2005 (Legge 311/2004; Legge 266/2005) e poi confermate da tutti i successivi fino alle nuove norme fissate con il “Decreto Calabria”(Legge 60/2019), fossero superabili oggi allargando a dismisura le maglie del numero programmato per l’accesso al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia, portato per il 2024 a 19.500 accessi. Senza contare la “porta di servizio” costituita dalle iscrizioni all’estero o la mina vagante dei ricorsi al TAR. Peccato che ogni modifica al tempo zero in merito alla formazione medica, avrà le sue ricadute solo dopo nove- undici anni e cioè dopo i sei anni del corso di laurea e i tre/cinque anni di formazione post-lauream.

In pratica, i primi effetti di una modifica effettuata nel 2024 si vedrebbero solo tra il 2033 e il 2035, peraltro in un contesto del mercato del lavoro in sanità totalmente trasformato.

A nostro parere le questioni andrebbero affrontate con meno dichiarazioni roboanti, maggiore considerazione dei dati disponibili e più proposte razionali, partendo da una valutazione di fondo: non si risolve la carenza attuale di personale medico specialistico negli Ospedali né si rallenta la fuga dei neolaureati verso l’estero e degli specialisti verso il settore privato mediante l’incremento delle iscrizioni al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia.

Il disegno di legge approvato dal Senato, pur nell’ammirevole finalità di affrontare la questione, rappresenta solo l’apice di un momento storico, ormai pluriennale, in cui il mondo politico intende riformare l’accesso programmato alla Facoltà di Medicina. Da numerosi recenti sondaggi, si apprende che una delle maggiori “paure” degli italiani sia l’incertezza di poter accedere all’erogazione delle cure del Servizio Sanitario Nazionale; da ciò deriva l’errata asserzione che la causa di liste d’attesa sempre più lunghe e di ospedali pubblici sempre più congestionati siano dovute ad un numero insufficiente di medici e non ad un inadeguato finanziamento della sanità pubblica.

L’abolizione del numero programmato alla facoltà di Medicina rappresenta una soluzione scorretta all’errata asserzione che mancano i medici: in Italia medici non mancano, mancano alcuni specialisti di quelle branche prettamente ospedaliere, prima tra tutti l’emergenza – urgenza, divenute sempre meno attrattive a causa del sovraccarico del sistema ospedaliero italiano nella cosiddetta era Post-Covid.

Ribadiamo, dati alla mano, che la criticità vera non consiste nella scarsità assoluta del personale medico e sanitario, ma nella stessa perdita di attrattività relativa al Servizio Sanitario Nazionale. Il problema non è solo il numero dei medici, ma anche la loro distribuzione e la tipologia di specializzazione come avremo modo di testimoniare con i numeri illustrati di seguito.

Mancano gli specialistici e per risolvere il problema della carenza dei medici non serve l’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina, ma risulta imprescindibile mettere in atto una corretta programmazione sui fabbisogni di specialisti, programmazione che parta dai dati sui pensionamenti come abbiamo più volte illustrato.

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