Roma, 22 maggio 2002
“La manifestazione svoltasi oggi a Roma e promossa dal Comitato per il rilancio e sostegno del Servizio Sanitario Nazionale ha visto l’On Fassino, l’on. Bindi e il Ministro della salute, Girolamo Sirchia, firmare il volantino per rilanciare e sostenere il sistema pubblico. Queste tre firme potrebbero essere sufficienti a farci pensare che non c’era alcun bisogno di costituire alcun comitato con simili finalità.
Ma la realtà, purtroppo, è un’altra.
Siamo ancora convinti che il sistema sanitario nazionale sia in pericolo e lo sia ancora di più l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla tutela dei propri diritti. E questo per tre ragioni:
1. il decreto legislativo n. 56 del 2001, approvato dal governo di centro sinistra, era stato studiato come meccanismo di solidarietà per impedire le differenze della capacità fiscale delle diverse regioni. Ma questo sistema, se applicato - come sostengono i più accreditati osservatori -, non impedirà l’accrescersi delle differenze di disponibilità economiche fra le diverse Regioni. Il decreto inoltre prevede che la solidarietà sia esercitata non dallo stato centrale, ma con un trasferimento di fondi dalle Regioni ricche alle regioni povere, attenuando i diritti di cittadinanza.
2. Il federalismo recentemente introdotto dalla modifica costituzionale, prevede una legislazione concorrente in materia sanitaria tra Stato e Regioni. E’ quindi indispensabile la creazione di una cornice di norme di riferimento nazionale entro cui le Regioni esercitano la loro capacità legislativa. In mancanza di questo oggi ogni Regione è autorizzata ad interpretare la propria autonomia come vuole, si veda l’esempio della regione Lombardia che con il proprio Psr sta introducendo norme tendenti a facilitare la disgregazione del Ssn.
3. Il ddl sulla devoluzione depositato dal Governo di centro destra al Parlamento prevede, infine, per le Regioni in materia sanitaria una facoltà di legislazione primaria. Ove questo si realizzasse sarebbe la fine della unicità del Ssn.
Ai partiti avevamo chiesto di tenere fuori la sanità dalle polemiche politiche. Non siamo stati ascoltati. La firma, oggi, del documento da parte di esponenti politici delle diverse parti, se non è da considerarsi una operazione demagogica e gattopardesca, potrebbe essere il segno della nascita, seppur tardiva, di questa consapevolezza. Se così sarà le organizzazioni degli operatori e dei cittadini avranno trovato nel Ministro della salute un amico nella difesa del Sistema sanitario nazionale che dovrà combattere, però, dure battaglie all’interno dell’esecutivo e della sua maggioranza politica dove molti certamente non la pensano come lui”.