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05/11/2021

La Sanità si modernizza con il Pnrr ma il personale non c’è. Anaao su IL MANIFESTO

Pronto soccorso e 188 senza addetti, mancano gli infermieri, le stabilizzazioni sono in alto mare. Costantino Troise (Anaao Assomed): «Servono 10mila medici specialistici in più all’anno fino al 2026. Quelli che si stanno formando adesso rischiano di arrivare tardi»

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Mancano circa 4mila medici e 10mila infermieri di Pronto soccorso e 118, i concorsi dedicati a questi specialisti sono andati deserti in tutte le regioni, circa il 50% delle borse di studio delle scuole di specializzazione di emergenza urgenza non sono state per il 2021/2222, si è inoltre registrato il 18% di abbandoni di studenti nel 2020/21. I giovani scappano da questo settore, dove le condizioni di lavoro e i compensi non sono commisurati allo stress e alle responsabilità. La denuncia è della Società di medicina di emergenza-urgenza, che annuncia una manifestazione per il 17 novembre a Roma. Mario Balzanelli, presidente della Sistema 118: «Per i nostri operatori non è stato allocato un solo euro su ben 22 miliardi finanziati alla Sanità dagli ultimi due governi prima dell’attuale. E non è stato destinato un solo euro del Pnrr».

C’è poi una carenza di quasi 24mila unità nel ruolo di infermiere di famiglia e di comunità, spiega l’Università Cattolica. Se venissero assunti tutti i 15mila neolaureati in Scienze infermieristiche, ne mancherebbero comunque 9mila. Un problema che impatta sulle strutture di prossimità, su cui punta il Pnrr. E che si somma alle difficoltà dei reparti di emergenza negli ospedali, aumentati proprio per combattere il virus. Si è creato, infatti, un gap tra dotazioni tecnologiche e posti letto rispetto al personale a disposizione: durante la seconda ondata Covid il rapporto tra anestesisti rianimatori e posti di terapia intensiva è sceso da 2,5 a 1,9. Rendendo molti letti disponibili solo sulla carta.

Il Pnrr non è d’aiuto per risolvere i problemi sul tavolo. La missione Salute del Piano prevede un finanziamento di 15,63 miliardi a cui si aggiungono le risorse del React-Eu (1,71 miliardi) e del Fondo nazionale complementare di 2,89 miliardi, per un totale di 20,22 miliardi nel periodo 2021-2026. La maggior parte della spesa dovrebbe andare per creare reti di prossimità, telemedicina, innovazione, ricerca e digitalizzazione, messa in sicurezza degli edifici. Il React-Eu dà una mano in modo molto limitato: 1,1 miliardi sono destinabili per spese straordinarie relative all’assunzione a tempo determinato di personale sanitario per il contrasto alla pandemia (374 milioni per il Sud); 210 milioni vanno all’aumento dei contratti di formazione degli specializzandi (72 milioni al Sud). Per le cure domiciliari e le Case di comunità, ad esempio, il Pnrr copre solo una parte dei costi del personale e solo per il periodo 2022/2026: 2,72 miliardi su una spesa complessiva di 6,44 miliardi, al resto dovrà provvedere il governo.

Ed è ancora al governo che tocca risolvere il problema della stabilizzazione dei 54mila precari della Sanità reclutati, durante l’emergenza Covid, per l’assistenza ospedaliera, il contact tracing, i tamponi e le vaccinazioni. Un primo problema sono i tetti di spesa ancorati ai parametri del 2004: per assumere personale sarà necessario superarli con una norma. Costantino Troise, segretario nazionale del sindacato Anaao Assomed, spiega: «I medici reclutati per l’emergenza Covid sono circa 24mila, 2mila sono stati già assunti a tempo indeterminato. Mille sono pensionati, 5mila sono specializzandi e non possono essere stabilizzati. Novemila sono stati reclutati a vario titolo: laureati senza specializzazione o assunti con contratto di collaborazione professione. Una parte, infine, è entrata con contratto a tempo determinato tramite avviso pubblico. Solo questi ultimi verrebbero stabilizzati ed esclusivamente quelli che hanno prestato 6 mesi di servizio fino a giugno 2021. Una platea di appena 3 o 4mila medici».

Non solo il limite temporale di giugno desta perplessità, visto che l’emergenza è in corso, ma restano anche altri dubbi: «Cosa si prevede per chi non ha fatto la specializzazione? – prosegue Troise -. Per essere assunti nel pubblico ci vuole il concorso, si può decidere di considerare valido l’avviso pubblico ma dipende da come lo si motiva». Nodo risorse: «Non è chiaro se le stabilizzazioni rientrino nel fondo sanitario nazionale, che ha avuto 2 miliardi di incremento, o in un finanziamento a parte. Nel primo caso assorbirebbe, secondo i primi calcoli, circa 500 milioni all’anno, un quarto del fondo aggiuntivo. Se si fa una stabilizzazione legata all’emergenza bisogna aumentare le risorse legate alla spesa corrente. In pandemia mancavano 10mila unità di personale, ogni anno in 6mila vanno in pensione e 3mila scappano nel privato. Servirebbero 10mila medici specialistici all’anno fino al 2026. Quelli che si formano ora rischiano di arrivare tardi».

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