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18/05/2021

Pochi, anziani e traumatizzati: l’Italia post-Covid a corto di medici - FORTUNE ITALIA

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Trauma da Covid-19 e storica carenza di medici, il rischio è che i nodi vengano al pettine. L’analisi di Carlo Palermo (Anaao Assomed). La versione completa di questo articolo, a firma di Barbara Di Chiara, è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio 2021.

POCHI MEDICI e talmente traumatizzati dall’esperienza della pandemia, che alcuni (o molti) potrebbero decidere di dire addio al Servizio sanitario pubblico, verso destinazioni professionali meno esposte a rischi. E se questo si unisce alla carenza di ‘camici bianchi’ di cui il nostro Paese già soffre da tempo, i prossimi 2 o 3 anni potrebbero realmente rappresentare un problema per l’assistenza medica lungo tutto il Paese.

“In Italia – spiega Carlo Palermo, segretario nazionale del sindacato medico Anaao Assomed – non mancano medici intesi come laureati in Medicina: nei prossimi 10 anni ne formeremo circa 100mila, un numero più che sufficiente per le esigenze di turn over. Ma mancano gli specialisti, quelli che lavorano negli ospedali e in molte strutture del territorio. E scarseggiano perché è sbagliata la programmazione che c’è a monte, messa a punto nel decennio scorso e assolutamente insufficiente”.

Questo “è uno dei tragici effetti del taglio delle risorse avvenuto in quel periodo: non sono stati ridotti i posti letto, ma i medici, e sono state tagliate in particolare le borse di specializzazione. Fortunatamente, in questi ultimi anni i contratti di formazione sono stati portati da 4.500 a 15.000, però formare uno specialista richiede 4-5 anni e dobbiamo quindi scontare un periodo in cui la carenza di specialisti si farà sentire. Secondo i nostri studi, questa finestra di rischio corsie a secco si è già aperta e si chiuderà solo nel 2023”.

La scarsità di specialisti che si formano è quindi una realtà di oggi: “Abbiamo calcolato fra il 2019 e il 2023, tra uscite e possibili entrate, una discrepanza di circa 10mila medici, che sarà verosimilmente recuperata nel quinquennio successivo (2024-2028), in cui entreranno nel sistema sanitario coloro che quest’anno iniziano la specializzazione. Le borse sono state nettamente incrementate e dal 2024 in poi potremo avere a disposizione un numero più consono alle esigenze: ma rimane il ‘buco’ dei prossimi 2-3 anni”.

 

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