INTERVISTA A CARLO PALERMO, SEGRETARIO NAZIONALE ANAAO ASSOMED
Il leader dell’Anaao invita tutti gli iscritti al voto per il rinnovo dei vertici degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri per far pesare la voce dei medici dipendenti del Ssn e avere più spazio nell’elaborazione delle politiche sanitarie
Perché è importante che i medici vadano a votare?
I medici ospedalieri in passato hanno mostrato un certo grado di disinteresse verso le elezioni ordinistiche. Penso che questo nasca dall’aver associato la rappresentanza ordinistica a quella previdenziale riferita all’Enpam, considerata, a torto, di esclusivo interesse dei Colleghi di Medicina Generale, oltre che dal valutare troppo cristallizzati gli organi esecutivi. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato, la partecipazione dei medici dipendenti del SSN è aumentata. Cresce l’interesse per le funzioni che l’Ordine è tenuto a esercitare, la consapevolezza del ruolo nei confronti di altre istituzioni in ambito sanitario come il Ministero della Salute, le Regioni e i Comuni e quindi la possibilità di influenzare l’elaborazione delle politiche sanitarie ai vari livelli. Se non vogliamo delegare in toto ad altri settori della Professione la concreta attuazione di queste funzioni è bene che i Colleghi partecipino alle elezioni.
Quali sono i difetti e i pregi di questa istituzione?
Oggi assistiamo nei vari ambiti della Medicina, della Sanità e dell’esercizio professionale a profondi cambiamenti. La complessa dinamica di queste relazioni richiede lo sviluppo continuo di nuove competenze e l’acquisizione di sempre nuovi saperi e abilità tecniche, rimodella le organizzazioni del lavoro e amplifica l’esposizione sociale del ruolo del medico quale garante della tutela della salute dei cittadini, come la recente epidemia di Sars-Cov-2 ha confermato in modo eclatante. Tutto ciò sollecita una costante riflessione deontologica con tali continui profondi cambiamenti che partendo dai principi fondanti e condivisi offra risposte idonee ai nuovi interrogativi che coinvolgono l’esercizio professionale nelle sue molteplici espressioni. Gli Ordini rappresentano la casa in cui effettuare queste riflessioni.
Ecco perché è vitale garantire la partecipazione alla vita ordinistica. In molte realtà provinciali la metodologia di voto per eleggere il Consiglio Direttivo, nonostante la nuova legislazione, rimane purtroppo farraginosa, arcaica e certamente limitante nella capacità di esprimere una rappresentanza larga e realistica della Professione. Pochi Ordini hanno avuto il coraggio di accedere ad un voto on-line. Altri garantiranno la presenza di un seggio in sedi diverse del territorio provinciale. Certamente l’espressione del voto sulla scheda è stata migliorata. Ma ulteriori passi in avanti dovranno essere effettuati se vogliamo allargare l’adesione degli iscritti al voto e dare forza e autorevolezza al Consiglio Direttivo eletto.
Ordini e sindacati: come conciliare queste due identità?
Il nostro ordinamento giuridico, attraverso gli Ordini, ha voluto tutelare il Cittadino, garantendo che Medici e Odontoiatri siano in possesso dei titoli necessari allo svolgimento delle due professioni e che l´esercizio stesso avvenga secondo dei principi di correttezza e decoro. Le Organizzazioni sindacali promuovono e coordinano ogni iniziativa a tutela degli interessi morali, giuridici, professionali, culturali ed economici dei singoli associati. In particolare perseguono la valorizzazione del medico e di tutti gli iscritti attraverso l’effettiva attribuzione di funzioni di natura professionale e di natura tecnico-gestionale, nonché il pieno riconoscimento della sua autonomia professionale, elemento indispensabile per una razionale governance delle strutture del SSN; attraverso il Contratto Nazionale di Lavoro tutelano i legittimi interessi economici della categoria e perseguono le progressioni di carriera in base al crescere delle competenze, il miglioramento delle condizioni di lavoro e la sicurezza nell’erogazione delle cure; danno ogni assistenza agli associati in controversie nell’ambito dell’esercizio della professione, comprese quelle previdenziali.
Siamo su campi di tutele ben differenziati. Ovviamente esistono terreni comuni in cui le sinergie sono importanti. Si pensi alla recente legge contro le aggressioni agli operatori sanitari o all’auspicabile modifica della legislazione sulla colpa medica. Bisogna fuggire dalla tentazione di perseguire politiche di “pansindacalismo”, da un lato, o “panordinistiche” dall’altro. Ci vuole molto equilibrio, rispetto degli ambiti di competenza attraverso un confronto in cui l’obiettivo è a un tempo tutelare il cittadino attraverso l’offerta di cure di qualità e sempre più sicure, e tutelare il “capitale umano” chiamato ad erogare quelle cure, in particolare sotto il profilo dell’autonomia professionale e dell’accesso a percorsi di formazione e aggiornamento.
Cosa devono fare gli ordini per essere più attrattivi soprattutto verso le nuove generazioni?
Viviamo in piena fase di transizione che è generazionale e di genere allo stesso tempo. Decine di migliaia di Colleghi andranno in pensione nel prossimo decennio e verranno sostituiti da una nuova generazione di professionisti. Già ora tra le giovani leve abbiamo una prevalenza femminile. Tra i Colleghi dipendenti del SSN al di sotto dei 52 anni il sorpasso di genere è già avvenuto. Questo impone una riflessione sui bisogni, sui luoghi delle cure e sui tempi di vita. Non si tratta solo di chiamare al confronto le giovani leve della Professione, di ascoltare il loro vissuto e tutti i problemi che ne derivano, ma di metterle al centro dei processi decisionali in modo da innescare il tanto declamato, ma altrettanto poco praticato, ricambio generazionale e di genere. Del resto questo rappresenta una grande opportunità per la Professione. Consideriamo che le donne sono naturalmente portate alla cura: la forniscono in famiglia con il coniuge, i figli e i genitori. Portano nel rapporto di cura gentilezza, empatia, capacità di ascolto, reale capacità di mettere al centro del nostro agire il paziente. Tutti elementi fondamentali per costruire rapporti e luoghi di cura più umani. Inoltre, gli Ordini dovrebbero assumere come impegno irrinunciabile la soluzione del cosiddetto “imbuto formativo”, quel limbo fatto di precarietà e frustrazioni in cui sono ingabbiati migliaia di giovani Colleghi che non hanno avuto accesso negli ultimi anni ad un percorso formativo post-laurea. Nello stesso tempo, dovrebbero evitare il ripresentarsi del fenomeno della pletora medica, già vissuto negli anni ’70 e ’80, contrastando l’incremento inflazionistico degli ingressi al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia con tutto il carico di svilimento professionale che questo comporta.