11 aprile 2019
L’Anaao Assomed condivide alcuni passaggi dell’audizione della Ministra della Salute alla Commissione parlamentare per il federalismo fiscale, ma respinge con forza il tentativo di attribuire il non fatto ad inesistenti "veti sindacali".
La Ministra ha certamente ragione ad affermare che nei sistemi complessi ad ogni delega deve corrispondere un aumento del contropotere del delegante, e che in anni di federalismo imperante è clamorosamente mancato, se non nel definanziamento e nei blocchi, il ruolo del governo centrale a garanzia dell'art 32 della Costituzione e dell’unitarietà e universalismo del Ssn. Principi fondanti della L.833/78, insieme con il contrasto alle diseguaglianze, specie tra Nord e Sud, cresciute invece a dismisura, come non da ora l'Anaao denuncia, con il rischio di diventare divaricazioni che mettono a dura prova la stessa unità nazionale. Ed ha ancora ragione a volere cambiamenti nel riparto del FSN, "che sia centrato effettivamente sui problemi di salute dei pazienti e le esigenze della popolazione", nella gestione dei fattori produttivi, superando la logica dei silos, nella griglia LEA, che più della metà delle Regioni nemmeno riesce a garantire.
Sbaglia invece a volere aumentare, quasi una concessione alle ragioni della politica, le prerogative regionali in tema di organizzazione e personale. Un Ministro non può non sapere che, in questi anni, le Regioni non si sono risparmiate nulla in tema di aziende zero, aziende 1, gigantismi organizzativi, che hanno allontanato la responsabilità decisionale dai territori e sfilacciato le reti cliniche, taglio degli incarichi gestionali dei medici in nome della demagogia della lotta agli sprechi. Lasciando però aperte strutture al di sotto di standard minimi organizzativi, come ricorda Milena Gabanelli. E che nella gestione del personale, tramite le aziende, già hanno mano libera, sentendosi sciolte da leggi e contratti, in un delirio da padroni delle ferriere.
Quanto alla "questione delle questioni", cioè la crisi delle risorse umane, eccezionale per numeri e misura della svalorizzazione del lavoro ospedaliero, certo essa viene da lontano, ma difficile non vedere che viene gestita dal governo del cambiamento con i pannicelli caldi. Accompagnando ad un insufficiente aumento dei contratti di formazione specialistica, un contraddittorio superamento di fatto del numero programmato al corso di laurea, uno spreco di risorse e nello stesso tempo un aggravamento del problema a medio termine. E tenendo sullo stesso tavolo il contratto unico di lavoro-formazione insieme con secondi e terzi canali, figli delle maggiori autonomie regionali.
Sicuramente la crisi del capitale umano del SSN esige, come da tempo l'Anaao chiede, soluzioni diverse e straordinarie, sulle quali, però, la Ministra non ha avviato un confronto, compresa l’apertura dei concorsi agli specializzandi. Ai quali, però, è stata destinata la panchina, evitata ai corsisti in Medicina Generale.
Ha torto marcio la Ministra nel tornare ad attribuire colpe ai sindacati, sembrando vagheggiare, sulle orme dei precedenti governi, l’eclissi dei corpi intermedi, quasi un retaggio storico lasciato al passo dalla modernità che corre. I sindacati saranno anche troppi, ma sono diversi per forza di rappresentanza e capacità di analisi e proposta, ed esercitano una funzione essenziale nella mediazione dei conflitti sociali. E commette un errore a lasciare sullo sfondo il rinnovo del CCNL, atteso da 10 anni dai Medici dipendenti, unico strumento per dare risposte alle innegabili differenze dei loro lavori e rimedi a disagio e fermo retributivo che ne mortificano l’attrattività. Meglio farebbe ad intestarsi politicamente la responsabilità della soluzione, come pareva volere fare dopo lo sciopero del 23 novembre 2018.
Nell'intervento manca solo il riferimento alle magnifiche sorti dei fondi sanitari per coprire tutti i temi che compongono la "tempesta perfetta", al centro di un recente convegno Anaao cui la Ministra era stata invitata. Aspettiamo i fatti ricordando che il tempo per il SSN sta per scadere.