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15 settembre 2016
Se fosse vera, la notizia pubblicata oggi da La Repubblica sarebbe straordinaria. Perché fuori dall’ordinario – commenta il Segretario Nazionale dell’Anaao, Costantino Troise - è il fatto che un governo, che ha fatto della discontinuità una bandiera, continui a usare, come tutti quelli che lo hanno preceduto, il fondo sanitario nazionale, cioè i soldi che servono a curare i cittadini, come bancomat cui attingere per finanziare le proprie scelte politiche.
E fuori dall’ordinario è il racconto che, in epoca di vacche magre, la sanità non può essere esclusa dalla revisione della spesa pubblica. Come se i 34 miliardi di euro tagliati, a partire dal 2010, e certificati dalla Corte dei Conti, fossero uno scherzo e 10 miliardi di risparmi sul costo del personale pubblico non avessero costituito il fattore decisivo per l’ equilibrio della spesa. Forse, però, è solo un annuncio per vedere l’effetto che fa e preparare la manfrina dello scorso anno, quello che non sono tagli ma mancato aumento, se il fondo non cresce nemmeno diminuisce, tutti i risparmi resteranno in sanità, alla faccia di 11 milioni di cittadini che oggi rinunciano alle cure per difficoltà economiche e degli altri che si indebitano per curarsi. Come se l’Italia non fosse il paese europeo che oggi associa la più bassa spesa pubblica alla più alta spesa privata, in barba alla Costituzione che evidentemente si vuole cambiare, ma non attuare.
Se fosse vero, la Ministra della Salute, che decisamente non è fortunata con i numeri, non potrebbe pensare di limitarsi a suggerire buone idee eseguendo cattive azioni, dimentica dell’impegno di assumere farmaci innovativi e personale come priorità politica ed economica del biennio 2017-2018. Non vorremmo che i primi conservassero il primato mentre le questioni del personale divenissero una terzietà, tipo se rimane qualcosa.
Continuare a definanziare la sanità pubblica apre la strada ad una sanità duale ed al mercato assicurativo. Occorrerà pure dirlo ai cittadini, con o senza slides, in occasione di una delle innumerevoli tornate elettorali cui essi vengono chiamati, spiegando perché il servizio sanitario pubblico e nazionale è un lusso che non possiamo più permetterci, mentre possiamo spendere miliardi per arredare i campi della aviazione con costosissime armi da guerra.
Smantellare il welfare pezzo dopo pezzo, scarnificando il sistema sanitario fino all’osso dell’emergenza ed urgenza, significa non vedere le crescenti diseguaglianze tra i cittadini nell’accesso ai servizi sanitari e la sofferenza dei Medici che, dopo aver pagato la propria quota pro-capite di debito pubblico con un contratto di lavoro bloccato da 8 anni ma puntualmente taglieggiato da ogni legge finanziaria, si sentono stanchi di mettere, loro sì, la faccia davanti alla sofferenza sociale, che non può valere meno delle sofferenze bancarie.
La Direzione dell’Anaao Assomed convocata per domani è chiamata alla massima vigilanza e a proporre alle altre organizzazioni sindacali una serie di iniziative unitarie di mobilitazione, a sostegno del diritto alla salute dei cittadini e del diritto alla contrattazione dei Medici e dei dirigenti sanitari. Ogni cittadino sappia che, se la notizia fosse vera, il prossimo condannato a rinunciare alle cure potrebbe essere lui o un suo familiare.
La legge di stabilità ci dirà la verità, al di là delle notizie di stampa, sul posto che occupa la salute degli italiani nel programma del governo.