24 gennaio 2001 - I recenti attacchi all’attività libero professionale intramoenia, considerata inefficace come strumento di contenimento delle liste di attesa, sono, a giudizio dell’Anaao Assomed, sbagliati e pretestuosi.
I mittenti di queste accuse, la Confindustria e la Fp-Cgil, sono uniti nel giudizio negativo ma, spero, distinti nelle motivazioni. Da una parte la Fp-Cgil demonizza l’esistenza di un mercato libero professionale che, invece, non può essere ignorato né dalle aziende nè dai medici pubblici Come, infatti, al privato è consentito di entrare nel pubblico, con l’accreditamento delle strutture, nello
stesso modo anche al pubblico deve essere consentito di acquisire una fetta di mercato privato.
Dall’altra parte la Confindustria nell’esprimere un giudizio negativo, richiama con severità il Ssn al suo compito di erogatore di prestazioni istituzionali, pretendendo per sé il monopolio del mercato, con buona pace del principio della competizione.
L’Anaao Assomed ritiene sbagliato questo progetto e soprattutto basato su assunti infondati: nessuno ha mai sostenuto che l’obiettivo dell’intramoenia negli ospedali pubblici fosse quello di ridurre le liste di attesa.
Per risolvere questo problema e soprattutto per accorciare le distanze tra la domanda e l’offerta - nel caso in cui si verifichi un difetto di offerta di prestazioni - abbiamo “inventato” nella legge di riforma della sanità e nel contratto della dirigenza medica - la libera professione aziendale, grazie alla quale l’azienda si pone come intermediario tra il paziente, che determina la domanda, e il professionista, contrattando i livelli di remunerazione. Soltanto questa tipologia di libera professione, proprio perché svolta al di fuori dell’orario di lavoro e concordata con l’azienda, può portare concretamente all’abbattimento o quantomeno alla sostanziale riduzione delle liste d’attesa.
Se questo strumento non è stato applicato sino ad ora e non verrà applicato in futuro, la responsabilità è da imputare esclusivamente delle Aziende.