Comunicati stampa
02/04/2001

Ospedale e malati terminali

2 aprile 2001 - “Le accuse rivolte dal Ministro della Sanità alle strutture ospedaliere pubbliche che, a suo giudizio, rifiuterebbero di accogliere i malati terminali, mi sorprendono. La mia esperienza quasi quarantennale al servizio dei malati mi induce ad affermare che i medici prestano il massimo delle attenzioni possibili sia a coloro che possono avere chance di guarigione sia a coloro che, al contrario, hanno un destino di morte segnato. Mi offende inoltre che il Ministro, che non può dimenticare in queste circostanze di essere anche un medico, accusi i suoi colleghi – stando alle notizie riportate sui quotidiani di oggi – di distinguere tra pazienti che “fanno immagine” e pazienti che contribuiscono solo a peggiorare la percentuale di decessi, come se l’unico fine del nostro lavoro non fosse quello di curare i malati, ma di far entrare la struttura nella hit parade dei centri di eccellenza. Forse il problema non si pone tanto per le strutture pubbliche, quanto per le case di cura private che hanno evidentemente interessi di altra natura. Siamo invece d’accordo sul fatto che anche in Italia possano essere inaugurate strutture elettivamente dedicate ai malati terminali, ma – ribadisco – non perché “non servono a nessuno, il medico è inadeguato e l’ospedale è maldisposto”, bensì per dare una assistenza totale e con il massimo della disponibilità di tutti gli operatori.

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