3 agosto 2004
Roma, 3 agosto 2004 - Quello che si temeva si sta realizzando: un violento ed irresponsabile attacco al contratto di lavoro dei dirigenti del Pubblico Impiego.
Il sottosegretario al ministero dell’Economia, Giuseppe Vegas, si è scagliato contro i super-stipendi dei dirigenti pubblici e contro gli sperperi in sanità ed ha fatto balenare l’ipotesi che nella prossima finanziaria possa comparire un tetto alle loro retribuzioni.
Ora i dirigenti del Ssn sono anch’essi dirigenti del Pubblico Impiego, ma non godono certo di super stipendi. Le loro retribuzioni, come il sottosegretario Vegas dovrebbe sapere, non sono certo elevate e comunque inadeguate a compensare responsabilità così gravi e disagi così profondi e sono inferiori a quelle godute dai medici dipendenti degli altri grandi Paesi europei.
Se a questo si aggiunge il gravissimo ritardo nel rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto da 32 mesi e la perdita di potere d’acquisto verificatosi in questo periodo, il quadro che ne risulta è quello di un progressivo impoverimento della categoria, fenomeno condiviso da altri settori del ceto medio di questo Paese.
Bene ha poi fatto Vegas a ricordare gli sperperi ancora esistenti in sanità ed a proporne la correzione. Ma dovrebbe anche ricordare l’esiguità delle risorse destinate al Ssn, del tutto inadeguate ad assicurare i livelli essenziali di assistenza come hanno rilevato Regioni, Istat e Corte dei Conti.
Non sono certo queste demagogiche affermazioni contro gli stipendi dei dirigenti, in gran parte ancora modesti, e gli scarsi investimenti nella sanità pubblica che aiuteranno il miglioramento della pubblica amministrazione e lo sviluppo del Paese.
Purtroppo, contrariamente a quanto viene affermato, per coprire i guasti di anni di cattiva amministrazione si fa ricorso a provvedimenti che abbassano il livello di tutela dei diritti dei cittadini e provocano un impoverimento dei ceti medio-bassi del Paese.