10 gennaio 2007
L'Anaao Assomed saluta con soddisfazione la decisione dei ministri competenti di ri-mettere mano ai rapporti tra Ssn e Facoltà di medicina augurandosi, però, che alle parole seguano i fatti, e fatti coerenti con quanto la società civile giustamente "pretende" dal sistema integrato formazione medica-ricerca-assistenza sanitaria.
Non basta però richiamare la necessità di una piena applicazione del dlgs 517/99, che non ha certo risolto i molteplici problemi legati alla convivenza di componenti mediche con diritti e doveri differenti, per fare decollare un processo di integrazione tra parti che si trovano a rispondere a logiche non sempre conciliabili.
Occorre porsi l'obiettivo del superamento delle criticità manifestatesi in questi anni, soprattutto nella versione “arlecchino” prodotta dalle singole regioni.
A partire da una presenza universitaria entro le strutture del SSN avvertita come minacciosa a causa della vaghezza dei limiti, spostati di volta in volta in sede di intesa regionale, fino alla pretesa che siano la provenienza istituzionale e l'autoreferenzialità ad orientare il processo di organizzazione e di gestione delle Aziende Integrate .
In questi anni si è configurata di fatto la subordinazione delle necessità assistenziali a quelle didattiche, vere o presunte, fermi restando per il SSN tutti gli obblighi connessi al finanziamento. Alla fine i ruoli istituzionali appaiono confusi e sovrapposti .
Le conflittualità esistenti sono difficilmente risolvibili in assenza di regole, e della volontà di farle rispettare, non solo nuove ma capaci di definire in maniera trasparente, cogente e condivisa, le condizioni di pari dignità per un processo di integrazione considerato da molte parti un valore aggiunto per le Aziende Sanitarie in grado di rendere i rapporti Università-SSN meno conflittuali e più rispettosi dei reciproci fini istituzionali.
Questo è quanto ci aspettiamo da un remodelling che non si limiti alla facciata o ai problemi di quel pozzo senza fondo diventato il policlinico di Roma!!
La formazione del medico e degli altri professionisti sanitari, primario interesse di chi fornisce l'assistenza sanitaria pubblica, richiede certo il coinvolgimento del SSN e dei medici ospedalieri ma all'interno di un forte rinnovamento dei percorsi formativi. Il modello non può più essere quello tradizionale delle facoltà, insufficiente per logiche e dimensioni a far fronte alla continua espansione di una domanda a carattere eminentemente pratico. I futuri luoghi della didattica medica devono prendere in considerazione nuovi contenitori che abbiano come base metodologica e supporto organizzativo la Rete Formativa Regionale, presupposto per la realizzazione di quell'Ospedale d'Insegnamento, nucleo portante di una vera integrazione tra SSN e Università,che oggi rappresenta una realtà legislativa negata.
In questo quadro di buone intenzioni singolare è il riaffacciarsi di un vecchio demone quale quello della esclusività di rapporto del personale medico apicale. Come se esistesse una relazione causale tra un quadro normativo insufficiente, inapplicato e violentato e la attività libero professionale dei medici. Non si fa buona politica inseguendo emergenze vere o presunte o lasciando che siano le inchieste giornalistiche a dettare l'agenda governativa,e la sua scansione temporale.
I medici ospedalieri rimangono in fiduciosa attesa, ma non forniscono deleghe in bianco e non intendono avallare, al di fuori del necessario confronto, provvedimenti inerenti le modalità organizzative del loro lavoro magari inseriti alla chetichella in un qualunque contenitore legislativo.