Comunicato stampa Anaao Assomed del 29 luglio 2014
E’ sconcertante che il Parlamento italiano sia inchiodato a dibattere non tanto la riforma del Senato, quanto l’età di pensionamento dei medici universitari. E’ il commento del Segretario Nazionale Anaao Assomed alla riapertura della querelle sull’ ipotesi di pensionamento dei professori universitari contenuta nel testo del DL 90/2014 approvato in Commissione.
Da giorni si stanno alzando alti lai contro la possibilità, dicasi possibilità, di un pensionamento dei professori universitari anticipato rispetto ai mitici 70 anni, la più alta età di quiescenza dopo i magistrati.
La pietra dello scandalo è il comma 5 dell’articolo 1 del DL 90 in conversione alla Camera dei Deputati, il quale prevede che i professori universitari, come i Medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, “possono” essere collocati in quiescenza dalla amministrazione al compimento dei 65 anni di età con una anzianità contributiva di 42 anni e 6 mesi. Un partito trasversale ha trasformato il “possono” in “devono”, parlando di attentato alla libertà di insegnamento, problemi di ordine costituzionale, danni per la immagine internazionale del Paese alimentando appelli a rimediare all’errore mentre il CUN chiama alla guerra santa.
E’ appena il caso di ricordare che la norma, in vigore dal 2010 per i Medici ed i dirigenti sanitari del SSN, è stata largamente usata dalle aziende sanitarie per ridurre il costo del lavoro. Ma nessun cuore si è infranto e nessuna lacrima è stata versata quando, in netta controtendenza rispetto alle politiche previdenziali e contro l’interesse dei cittadini, il SSN è stato privato di risorse umane e professionali, con inevitabili e prevedibili conseguenze sulla qualità dell’assistenza ed il personale sanitario espulso con una discrezionale e coatta messa in quiescenza, anche con soli 58-59 anni di età anagrafica.
Questo fronte composito ha registrato il suo successo di bandiera, con l’elevazione della soglia a 68 anni solo per i baroni universitari ed i primari ospedalieri, che si separano dal gruppone dei dirigenti medici e dei ricercatori universitari, gli “altri”.
A questo punto la norma è diventato un inutile orpello legislativo, privo di logica e di efficacia.
L’Anaao Assomed, mentre apprezza lo sforzo di prevedere che, in nome di elementari principi di equità, professionisti soggetti agli stessi obblighi siano trattati allo stesso modo dal punto di vista assistenziale, deplora la frantumazione che ne è seguita, questa sì di dubbia costituzionalità, frutto del cedimento ad indecenti ed immotivate pressioni.