20 luglio 2006
Dopo reiterate promesse e nonostante ribaditi e diversi impegni, il Ministero della Salute ha deciso di non decidere, di comportarsi come tutti i suoi predecessori che, anno dopo anno, non hanno avuto il coraggio di riconoscere che le condizioni per l’esercizio della libera professione intramoenia, i cui cardini normativi sono previsti da leggi e contratti, non esistono nella maggior parte delle aziende sanitarie.
Una proroga di un solo anno non servirà miracolosamente a fare ciò che non è stato realizzato dal 2000.
Sostenere il contrario significa non conoscere le caratteristiche strutturali degli ospedali italiani o, peggio, voler creare una condizione che impedisca di fatto ai medici ospedalieri il diritto di esercitare la libera professione nei confronti dei pazienti che decidono liberamente di scegliere il professionista di riferimento.
In questi anni le risorse stanziate per l’adeguamento strutturale necessario per garantire in spazi separati e distinti la libera professione sono state diversamente, e solo in minima parte, utilizzate dalle regioni e dalle aziende, come il Ministro stesso riconosce, tanto che forti dubbi esistono sulla loro attuale disponibilità.
E’ in questa situazione, di inadempienza di quanto previsto dal DLGS 229, legge che il Governo in carica indica come punto di riferimento, che molti medici hanno esercitato un loro diritto. Mettendo peraltro a disposizione, con oneri economici a proprio carico, spazi e tecnologie e riconoscendo alle aziende sanitarie parte degli introiti percepiti.
Chi vuol impedire ai medici del SSN l’esercizio della libera professione vuole in realtà regalare questa attività alle strutture private, allocando consistenti risorse al di fuori del sistema sanitario pubblico.
L’ennesima proroga annuale contribuisce a creare condizioni di incertezza e instabilità, alimentando nei professionisti una crescente diffidenza nei confronti della politica sanitaria del Governo e delle dichiarazioni di suoi esponenti.
Il prossimo banco di prova della legge finanziaria dimostrerà se il new deal della sanità italiana proposto dal Ministro Turco è un vuoto slogan o è una proposta solida e coerente di innovazione nel rispetto del ruolo e delle competenze dei medici.