6 settembre 2006
“A distanza di un mese il Ministro della salute è tornata a parlare del rapporto di lavoro dei medici recitando il de profundis della libera professione intramoenia allargata in favore di una versione “ristretta”. E come il mese scorso la nostra reazione non può che essere di profonda preoccupazione per il futuro della professione”. Con queste parole il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Carlo Lusenti, ha commentato le recenti dichiarazioni di Livia Turco rilasciate alla trasmissione radiofonica Articolo 32 del 5 settembre.
“Sostenere, come fa il Ministro, che la libera professione deve essere effettuata soltanto all’interno delle strutture pubbliche, significa negarne l’effettivo esercizio alla stragrande maggioranza di quel 95% di colleghi che ha scelto di rimanere fedele al Ssn. A tale proposito sollecitiamo il ministro a dare soluzione ad alcuni problemi che la sua linea di intervento pone: dove potranno esercitare questo diritto i medici che operano in strutture dove non sono stati predisposti gli spazi idonei? Inoltre, qualora vengano richiesti, e resi disponibili, i finanziamenti sino ad ora non utilizzati, pensa davvero il Ministro che i tempi per la realizzazione di questi spazi possano essere brevi e tali da soddisfare le esigenze dei professionisti e anche dei pazienti?
Nella maggior parte delle Aziende sanitarie, infatti, le condizioni per l’esercizio della LPI non esistono – e forse sono di difficile se non di impossibile attuazione - e la cosiddetta “intramoenia allargata” è nata, senza limiti predefiniti, come modalità organizzativa utile a risolvere gravi e oggettivi problemi strutturali, e per garantire il diritto dei medici all’esercizio della libera professione e quello dei pazienti di scegliersi uno specialista di fiducia. In questo modo molti medici esercitano mettendo a disposizione spazi e tecnologie con oneri economici a proprio carico, e riconoscendo alle Aziende sanitarie parte degli introiti percepiti.
Vogliamo, infine, rassicurare il Ministro che l’attività svolta presso gli studi privati non è un far west, ma è disciplinata da precise rigorose norme, legislative e regolamentari, che correttamente applicate costituiscono una matrice organizzativa nella quale le distorsioni e le speculazioni non sono possibili. Infatti il medico pubblico dipendente effettua la libera professione in strutture individuate con l’Azienda sanitaria, in tempi contingentati e documentati, con tariffe concordate e calmierate, con regole rigide definite contrattualmente che presuppongono uno stretto rapporto tra i volumi prestazionali libero professionali e quelli istituzionali, perfino per la singola prestazione”.
“Quanto alle forme di incentivo per l’esclusività di rapporto prospettate dal Ministro – ha concluso Lusenti – pur concordando sulla necessità di affidare ai medici un ruolo di maggior rilievo nella governance delle aziende sanitarie, riteniamo che questa non possa essere l’unica contropartita alla nostra fedeltà al Ssn, ma che debba essere rivalutata l’indennità di esclusività ferma ormai da anni”.