Comunicati stampa
15/11/2006

Libera professione intramoenia: il farmacologo dà i numeri

15 novembre 2006

Il prof. Garattini persevera nell’errore di attribuire all’istituto della libera professione intramoenia colpe che non ha.

La “sanità a due marce”, di cui parla nell’ultima esternazione pubblicata dal mensile “Negri News”, non è il prodotto di un’attività rigidamente regolamentata da leggi e contratti, ma di un SSN che non riesce, come tutti i servizi sanitari pubblici, ad adeguare l’offerta di prestazioni alla crescita tumultuosa di una domanda non sempre appropriata.

Il prof. Garattini usa in modo strumentale i dati forniti dall’Agenzia per i Servizi sanitari regionali distorcendo la realtà. Questi dati dimostrano che la LPI in regime di ricovero, rappresenta appena lo 0,40% dell’attività svolta in regime istituzionale (51.794 interventi contro 12.993.476). Se si scompone tale numero per il DRG di appartenenza si nota cha ai primi due posti abbiamo il parto cesareo e il parto naturale. Per quanti sforzi si faccia, riesce difficile immaginare “interessate” influenze sui tempi di attesa per queste prestazioni!!

Se poi si guarda alle attività ambulatoriali, i dati messi a disposizione da alcune Regioni  attrezzate nel sistema di monitoraggio, evidenziano che ad ogni prestazione svolta in regime lpi, corrisponde un numero variabile da dieci a quindici, a seconda delle specialità, di prestazioni erogate in regime istituzionale.

Giustamente il prof. Garattini reclama interventi tempestivi in campo diagnostico e terapeutico. Questi ovviamente presuppongono adeguati standard organizzativi sia in termini di personale che di tecnologia. In questi anni il degrado delle dotazioni organiche e il blocco del rinnovo delle tecnologie legato al cronico sottofinanziamento del sistema ha inciso oppure no sulla capacità di offrire prestazioni tempestive e sulla lunghezza delle attese? Perché nessun Catone ne parla e perché nessuno chiede come siano stati utilizzati dalle Regioni i due miliardi di euro messi a disposizione dal precedente Governo e finalizzati all’abbattimento delle liste d’attesa?

Francamente ci riesce difficile comprendere perché un famoso farmacologo continui a proporre cure omeopatiche per un problema complesso come quello delle liste d’attesa.

La nostra sensazione è che al fondo di queste polemiche, costruite su falsità ed eccessi demagogici, non vi sia la volontà di ricercare soluzioni ai problemi dei pazienti, ma quella di rendere inesigibile il diritto ad esercitare una professione liberale.

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