Sardegna
12/02/2022

Oristano, medici in agitazione: “Senza strategia conseguenze drammatiche”

La Sanità Oristanese ha guadagnato gli “onori” della cronaca anche nazionale per la modalità con cui è riuscita a tenere aperto il Pronto Soccorso del PO San Martino. Per la contemporanea assenza per malattia dei 6 medici di ruolo in Pronto Soccorso ha provato a rimodulare l’offerta e tenere aperto il Servizio potenziando il contributo dei cosiddetti medici in affitto per la gestione dei Codi Bianchi e Verdi e ricorrendo al contributo di medici del PO in possesso di Specializzazione Equipollente o Affine per la gestione dei Codici Gialli e Rossi. Soluzione ottimale? No! Soluzione facile? No! Unica soluzione percorribile isorisorse? Si! Nelle numerose interviste che mi sono state proposte dalle reti televisive tutti si aspettavano che indossassi lancia ed elmetto e attaccassi “da sindacalista” la scelta. Così non è stato. Quindi penso che quelle interviste non andranno mai in onda. Quando ho attaccato una decisione o una scelta organizzativa ho sempre proposto una soluzione alternativa, l’attacco non è stato mai fine a se stesso. In questa situazione, io non avrei saputo fare di meglio. Perché Oristano non ha altri Medici Specialisti in Medicina d’Urgenza che possano sostituire i colleghi che sono in malattia. Va inoltre ricordato che molti territori sono sguarniti o depauperati sia di medici di medicina generale che di guardia medica, per cui la quantità di codici verdi e bianchi che si riversano in Pronto Soccorso non è minimale. Quindi, in assenza di altre figure professionali mediche, il ruolo dei “medici in affitto” non è irrilevante. L’Ospedale di Oristano con questa scelta ha dato prova non di confusione e disorganizzazione, ma di grande reattività e abnegazione e colleghi di Reparti già sotto pressione per i carichi di lavoro hanno scelto di dare comunque il loro contributo per tenere aperto il Pronto Soccorso. Chi non può darlo, come il sottoscritto, non lo fa solo perché nel suo settore è rimasto solo. Fin qui abbiamo parlato del dito, ora parliamo della luna.
Vogliamo andare a controllare cosa accade ad Oristano e nella fascia Centrale e Centro-Meridionale della Sardegna? Vogliamo vedere come la Sanità sia stata particolarmente depotenziata in queste zone? E’ vero che tutta la Sanità sarda è in sofferenza e credo che non ci sia praticamente nessuno che possa dire di lavorare in modo ottimale, senza carichi di lavoro eccessivi e senza l’immanente sensazione che il sistema stia per crollargli addosso. E’ anche vero però che in alcune zone gli organici sono proprio ridotti allo stremo.
Inviato il
Questo ovviamente comporta due ordini di problemi: da un lato abbiamo l’impossibilità a fronteggiare la richiesta di salute proveniente dai territori di pertinenza, dall’altro lato abbiamo la sovrabbondante e caotica richiesta di salute derivante dai nuovi profughi della sanità. In tutto questo potrei parlare di cronoprogramma attuativo della riforma regionale, completamente sballato, se fossi sicuro che esista un programma e non solo dei titoli di capitoli di un libro ancora tutto da scrivere. Assistiamo infatti alla completa disorganizzazione del nuovo sistema che appare ancora inconsapevole dei precisi ruoli e doveri, anche a livello di vertice e non ancora dotato di struttura amministrativa e organizzativa propria. Non parliamo poi di dotazioni organiche delle singole ASL. Tutto ancora campato in aria! Forse qualcuno pensava che passare da ATS ad ARES/ASL fosse semplice come accendere e spegnere un interruttore. Forse! Ma se nessuno ha collegato a quell’interruttore un impianto elettrico ben fatto non accade niente, o peggio, salta tutto. La nuova organizzazione ha quindi congelato gli organici allo status quo ante e i tanto auspicati, proclamati e osannati concorsi per sanare le carenze di organico rimangono ancora da espletare, mentre le graduatorie di quelli già espletati rimangono vane in conseguenza di documenti di programmazione preliminari allo scioglimento di ATS palesemente inadeguati ai fabbisogni del mondo reale. Se non si mette in atto una strategia e un governo della Sanità Regionale degno di questo nome, le conseguenze potranno essere ancora drammatiche a breve, medio e lungo termine. Il disastro è già in atto: interventi chirurgici rimandati, ritardi diagnostici e difficoltoso accesso alle cure per pazienti oncologici e oncoematologici, pazienti cronici in genere abbandonati a se stessi. E’ questa la tanto promessa sanità vicina alla gente?
Dr. Luigi Curreli
Segretario Aziendale ANAAO ASSOMED ASL Oristano

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