Comunicato stampa Anaao Assomed - 20 marzo
Dichiarazione del Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise
20 marzo 2014
L’intervista a Radio anch’io del Ministro della Salute, nel pieno della bufera Agenas per la quale ci auguriamo che Giovanni Bissoni ritiri le proprie dimissioni, contiene diversi elementi di novità. Innanzitutto, riacquista diritto di cittadinanza la parola ospedali, anche se in termini di chiusure, riconversione, riorganizzazione che, da che mondo è mondo significa riduzione del personale.
E addirittura compaiono perplessità sulla validità del parametro posti letto, nuova stella polare di una ristrutturazione selvaggia in atto in quasi tutte le Regioni, i cui tagli sono la prima causa dell’affollamento dei Pronto Soccorso, dove sono stati sostituiti da posti barella in attesa del cartello solo posti in piedi. E, finalmente, si riconosce che i “pensionati hanno dato moltissimo alla crisi, così come i lavoratori” (parola che osiamo sperare comprende anche i medici e dirigenti sanitari), “in termini di contratti non rinnovati e di perdita di posti di lavoro”. Certo, il Ministro non si spinge fino a parlare di condizioni di lavoro in progressivo peggioramento, di precariato imperante, di formazione da ripensare radicalmente, di età media in crescita preoccupante anche per la sicurezza delle cure, di responsabilità professionale in lista di attesa e questioni del genere. Ma di questi tempi occorre accontentarsi.
Rimane, però, il problema del ruolo delle risorse umane in un sistema strutturalmente caratterizzato da elevati livelli di competenza professionale che nessuna riorganizzazione o costo standard potrà trasformare in azienda meccanizzata. E della perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, causa un blocco contrattuale sine die, che ha fatto dei “lavoratori” del SSN gli unici italiani ad avere pagato la propria quota di debito pubblico. Ciò nonostante, essi si ritrovano oggi sotto una nuova minaccia di ulteriore riduzione dei livelli retributivi e dei trattamenti previdenziali, oltre che di una preoccupante mortificazione del loro stato giuridico. Frutti avvelenati di una politica che, malgrado gli incitamenti del Presidente del Consiglio, non è capace di cambiare verso, preferendo una coazione a ripetere che stabilisce una sostanziale continuità con i governi precedenti. E di quel patto della salute che, non a caso, continua a tenere fuori cittadini e “lavoratori”, visti come costo e non risorsa, problema e non soluzione, “macchine banali” e non “autori di salute”.
Questioni reali che continuano ad essere eluse. Perché i medici e dirigenti sanitari dipendenti non sono nell’agenda politica così come non sono in quella degli invitati.