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11/09/2023

Medicina, più borse per gli specializzandi che candidati: è la prima volta . LA REPUBBLICA

Per la prima volta nella storia ci sono più borse di specializzazione disponibili che candidati. La crisi del sistema di formazione medica batte un altro dato record. In base alle stime, per quest’anno ci sarebbero 14.500 posti per diventare cardiologo, ortopedico, chirurgo e così via (dato che tra l’altro potrebbe anche aumentare) mentre coloro che hanno partecipato al concorso sono 14.043. Non era mai successo, appena quattro anni fa, nel 2019, le borse bandite erano meno della metà dei giovani laureati che cercavano di ottenerle. Cioè 8 mila contro 18 mila. Negli anni successivi c’è stato un continuo avvicinamento tra i due dati e poi, nel luglio scorso, è arrivato il sorpasso, come rivelano i dati elaborati da Als, Associazione liberi specializzandi.

Le specialità più ambite e quelle evitate
Da tempo il sistema delle scuole di specializzazione per entrare in ospedale è lo specchio della crisi della sanità italiana, colpita da serissimi problemi di organico nelle strutture pubbliche. Ci sono infatti specialità, prevalentemente quelle che assicurano una fiorente attività privata, che fanno il pieno di domande e altre, come la medicina di emergenza e urgenza, per le quali si assegnano circa la metà delle borse disponibili. Secondo uno studio del sindacato degli ospedalieri Anaao sulle borse del 2021 e 2022 (per i 2023 non si conoscono ancora le scelte fatte dai partecipanti al concorso) le specialità più richieste, dove quindi non sono entrati tutti i candidati, sono state dermatologia, malattie dell’apparato cardiovascolare, oftalmologia, chirurgia plastica, malattie dell’apparato digerente, pediatria, neurologia e psichiatria. Non sono invece state assegnate, tra le altre, il 71% delle borse di microbiologia e virologia, il 58% di radioterapia, il 59% di cure palliative e appunto il 55% di medicina di urgenza. Ma negli anni scorsi, il totale dei candidati era comunque superiore ai corsi messi a disposizione dalle varie facoltà di Medicina. Adesso è rotto anche questo tabù.

"In troppi scelgono di andare all’estero”
Cosa sta succedendo? I problemi si intrecciano. Come spiega Piero di Silverio dal sindacato Anaao, “intanto è sempre più alto il numero dei neo laureati che scelgono di andare a lavorare all’estero, addirittura anche 1.500 all’anno. E poi molti fanno il percorso per diventare medico di famiglia, che è diverso dal nostro”. Ma i numeri di questi anni, secondo il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, sono legati anche a quelli dei laureati. Fino al 2018, anno di entrata di chi si è laureato o si laureerà quest’anno, sono stati circa 9 mila. Poi i numeri sono andati ad aumentare, fino a raggiungere 13-14 mila nel 2020-2022. Quest’anno il governo ha promesso addirittura altri 4 mila posti in più. Del resto da tempo in Italia c’è una richiesta bipartisan per togliere il numero chiuso a medicina. Intanto, appunto, sono stati aumentai i posti disponibili. Va ricordato che al concorso di specializzazione in un anno si candidano anche persone laureate prima, che magari non sono riuscite ad entrare nella specialità che volevano oppure che hanno deciso di cambiare lavoro. “Sì, c’è stato a lungo un imbuto formativo di colleghi laureati che non sono riusciti ad entrare – dice sempre Di Silverio – E poi in certi anni sono entrate più persone a medicina dei posti ufficiali perché si facevano e vincevano ricorsi al Tar”.

Più soldi nel sistema pubblico per renderlo attrattivo”
Secondo Anelli, dietro il sorpasso del numero di candidati rispetto a quello delle borse ci sono anche altri fenomeni. “Il sistema oggi è poco attrattivo e questo riguarda anche i medici di famiglia, per i quali abbiamo un fortissimo deficit. In generale, i laureati preferiscono andare dove trovano più soldi, quindi nelle specialità che hanno più mercato. Altrimenti lasciano il servizio pubblico italiano per andare all’estero o si mettono a fare i gettonisti. Così non fanno il concorso per specializzarsi”. La soluzione ci sarebbe ed è sempre la stessa, che proprio in questi giorni è tornata di grande attualità dopo che il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto che non ci saranno stanziamenti extra per la sanità. “Bisogna mettere soldi nel sistema pubblico per renderlo più attrattivo. Vanno alzati i compensi dei lavoratori della sanità”. Di Silverio aggiunge: “E’ vero, gli stipendi più alti sono fondamentali ma sarebbe altrettanto importante ridurre i carichi di lavoro dei colleghi, soprattutto in certi reparti, e aumentare la sicurezza. Visti i rischi di aggressione”.

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