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09/10/2022

Si è imparato qualcosa dalla Pandemia? DIRIGENZA MEDICA N. 8

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di Pierangelo Clerici - Direttivo Nazionale Anaao Assomed Dirigenza Sanitaria – Presidente FISMeLab

La tregua che la pandemia sembra concederci consente un ritorno alla normalità delle attività ospedaliere siano esse di ricovero che ambulatoriali e diagnostiche.

I laboratori di Microbiologia e le unità operative di Medicina di Laboratorio, nella malaugurata ipotesi di una ripresa del numero di casi e contagi, sono comunque preparate a riproporre l’attività diagnostica che consisteva nella processazione di migliaia di campioni al giorno per Sars-CoV2.

Se dovessimo citare cosa la pandemia Covid-19 ci ha insegnato dovremmo sicuramente rispondere valutando due campi di interesse per una corretta risposta, uno di natura scientifica ed uno di natura organizzativa - gestionale.

Molto abbiamo imparato sul piano scientifico e culturale partendo dal nulla perché dobbiamo sottolinearlo e mai dimenticarlo, eravamo tutti, nessuno escluso, ignoranti su quanto stava accadendo.

La comunità scientifica, in tutte le sue discipline, ha applicato da subito quello che dovrebbe essere un principio universale tra professionisti in caso di eventi straordinari come una pandemia ovvero l’immediata condivisione di tutti i dati e le esperienze che ciascuno poteva esprimere in quei momenti.

Il successo scientifico è documentato dalla rapidità dell’approntamento dei sistemi diagnostici ormai affinati in tutte le loro possibilità (tamponi con rilevazione molecolare del virus e tamponi con rilevazione antigenica); dagli studi che hanno portato alla preparazione dei vaccini ed alla loro somministrazione che sono l’unica arma, e deve essere costantemente ribadito, per contrastare in modo preventivo e sicuro l’insorgere di una malattia da infezione e, non per ultimo, l’approntamento di antivirali specifici e di anticorpi monoclonali per i trattamenti terapeutici.

Purtroppo non possiamo registrare gli stessi successi ottenuti sul versante scientifico, anche sul versante gestionale-organizzativo, soprattutto per i servizi di Medicina di Laboratorio ed in particolare di Microbiologia e Virologia.

Abbiamo assistito, sin dall’inizio della pandemia, alla dimostrazione di come l’assenza di una rete per la diagnostica Microbiologica, più volte richiesta, generasse gravi problemi nel rispondere alle continue richieste che il particolare momento richiedeva.

Si sono sprecati tempo e denari nell’implementare piccoli laboratori quando la concentrazione in hub dedicati avrebbe consentito una migliore gestione delle decine di migliaia di tamponi che dovevano essere processati quotidianamente in ogni regione. Abbiamo vissuto trasmigrazioni di tamponi da una regione all’altra senza nessun costrutto logico, abbiamo assistito all’acquisizione di decine di strumenti per l’analisi molecolare senza una logica di sistema, solo alcune regioni (ad es. la Lombardia) hanno concentrato un’attività di acquisto al fine di distribuire razionalmente strumenti e reagenti ove le necessità reali lo richiedevano evitando la caccia all’accaparramento delle singole Aziende ospedaliere.

Tutto questo ha anche avuto un costo economico che al momento non è stato ancora quantificato ma che rivelerà spiacevoli sorprese.

La carenza di personale, ormai cronica negli ultimi anni, con il 25% in meno di dirigenti e tecnici di laboratorio ha avuto una parziale soluzione con il primo decreto dello stato di emergenza che ha consentito alle singole amministrazioni di poter assumere, solo per il periodo emergenziale, personale adeguato a mantenere un servizio diagnostico H 24.

Non dobbiamo inoltre dimenticare che sui laboratori di Microbiologia oltre all’attività diagnostica per Covid è stato riversato un immane lavoro burocratico finalizzato alla raccolta dati ed al tracciamento dei casi, attività questa che in un qualsiasi paese civile sarebbe stata svolta da personale amministrativo e non sanitario, personale amministrativo che si è preferito porre in smart-working distogliendo così preziose risorse.

Certo è che la realizzazione di un sistema di rete delle Microbiologie resta fondamentale nel nostro Paese e lo sforzo che le singole Regioni stanno approntando ognuna a suo modo, grazie al titolo V° della Costituzione, non sarà mai sinergico ad attività di controllo nazionale poiché verrà parcellizzato nelle singole realtà di cui si pagheranno le conseguenze in casi di emergenze epidemiche.

Con il decreto Ristori Bis del maggio 2021 sono stati messi a disposizione 46 milioni di Euro (portati poi a 61 con diversa distribuzione alle Regioni) per il riordino della rete dei laboratori, sarebbe interessante comprendere come e quando questa attività di riordino andrà a completamento anche perché se è pur vero che riorganizzando il sistema qualcosa si può migliorare è pur vero che la mancanza di personale non consente di mantenere standard di operatività e di qualità ottimali.

L’assunzione in regime di emergenza del personale dirigente e tecnico aveva consentito ai laboratori di Microbiologia di poter attivare il 90% dei laboratori in modalità H24 garantendo così anche attività su diagnostiche non Covid importanti come ad esempio la diagnostica della Sepsi che ricordiamolo è una patologia tempo dipendente.

Questa situazione che consentiva di soddisfare le esigenze cliniche e interventi terapeutici immediati (si pensi alle terapie antibiotiche mirate oggetto del Piano Nazionale di contrasto all’antibiotico resistenza) è venuta meno con il mese di maggio 2022 e la cessazione dello stato di emergenza per cui tutti coloro assunti per il contrasto al Covid sono stati licenziati riportando così le lancette dell’orologio al 2019 dimenticandosi che in questi 3 anni molti hanno raggiunto il tempo della pensione.

È pur vero che la lungimiranza non appartiene ad una classe politica che deve capitalizzare ogni anno i propri voti in un Paese dove mediamente ogni 8-10 mesi c’è una qualsivoglia tornata elettorale ma non comprendere che riorganizzare il sistema secondo indicazioni ed esperienze dal campo e che avere personale per la copertura dei servizi, e si badi non in più ma almeno per coprire i posti vacanti, ha consentito di fornire diagnostiche non solo Covid nell’arco delle 24 ore ma anche per molte altre patologie.

Il futuro dei laboratori di Microbiologia, la cui attività diagnostica sarà preponderante, visto l’ormai globalità della diffusione delle infezioni (ad esempio Monkey Pox, West Nile) deve necessariamente transitare da una profonda riforma del sistema che veda però i professionisti delle discipline coinvolte al tavolo come decisori insieme alle istituzioni e non, come accade troppo spesso, da semplici spettatori.

Alla domanda iniziale: si è imparato qualcosa dalla pandemia? Potremmo rispondere che gli alunni (noi) hanno sicuramente svolto i loro compiti diligentemente ma gli Insegnanti (la classe politica) continua a mostrarsi molto impreparata.

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