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16/12/2021

Sanità. L'esercito che non c'è. Tra medici e infermieri ne mancano 48 mila. LA STAMPA

A causa del Covid nel 2020 saltati 1,7 milioni di ricoveri. Aumentare i posti in rianimazione non basta a regime servono tre persone per ogni turno

Mentre le Regioni corrono ad ampliare il numero di posti letto negli ospedali al fine di evitare il declassamento a «zona gialla» o «arancione», c'è chi fa due conti sul personale a disposizione. «Perché il letto di rianimazione o sub intensiva — ragiona Carlo Palermo, segretario del sindacato Anaao Assomed,che rappresenta i medici del servizio sanitario nazionale operativi per lo più in
ospedale — lo devi poter gestire.Deve funzionare.E per farlo servono due infermierie un medico per ogni posto per ognuno dei tre turni ospedalieri». Una constatazione che, numeri alla mano, dà alla svelta un risultato inquietante:in Italia ad oggi mancano circa 15 mila medici nelle strutture pubbliche. Assenze che, anche a causa dell'impatto della pandemia,si traducono in un crollo dei ricoveri: un milione e 700 mila ospedalizzazioni in meno rispetto al 2019, oltre 600 mila interventi chirurgici rimandati.
Aumentare i posti in rianimazione non basta a regime servono tre persone per ogni turno. «Dal 2009, che è l'anno che ha registrato il dato di massima espansione delle dotazioni organiche, abbiamo perso seimila professionisti. In dieci anni, fino al 2019, sono stati tagliati 50 mila posti per gli operatori sanitari, soprattutto al Sud.Regioni come la Campania,la Calabria, la Puglia e la Sicilia sono oggi le aree che più soffrono per la mancanza di personale sanitario», chiarisce Palermo.
Al deficit strutturale vanno poi aggiunti altri tre fattori.Il primo è l'incremento dei posti di Rianimazione, aumentati di 3.500 unità. Il secondo riguarda invece i letti di sub intensiva che, con il Decreto Rilancio Italia, sono 4.225 in più rispetto all'epoca pre-pandemica.«In questo caso — specifica il sindacalista — si tratta di un upgrade da media assistenza a alta assistenza, che però determina inevitabilmente un impatto sulle piante organiche degli ospedali». Il terzo è, infine, legato al turnover:«Ogni anno vanno in pensione tra i 5 e i 6 mila medici, che non riusciamo a sostituire perché non abbiamo abbastanza specialisti».

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