Da Salerno il bilancio di un anno di attività sindacale e le prospettive per il futuro.
Il documento finale del Consiglio Nazionale Anaao Assomed del 12 e 13 dicembre
16 Dicembre 2025
Il Consiglio Nazionale Anaao Assomed, riunito a Salerno il 12 e 13 dicembre 2025 stigmatizza le criticità del Servizio Sanitario Nazionale stretto tra problemi irrisolti e risorse inesistenti, carenza di personale, condizioni di lavoro sempre più critiche e nuove emergenze come l’imbarazzante gestione della populistica riforma per l’accesso a Medicina mentre il nodo della formazione specialistica non viene affrontato.
Il Consiglio Nazionale condivide la relazione del Segretario nazionale e approva il bilancio preventivo 2026, come illustrato dal Responsabile Nazionale del Dipartimento Amministrativo.
Il Consiglio Nazionale delibera la convocazione del XXVI Congresso nazionale a Roma dal 16 al 20 giugno 2026 e istituisce la Commissione statuto, prevista dal comma 3 dell’art. 8 dello Statuto, nella composizione allegata.
Il Consiglio Nazionale esprime soddisfazione per i dati Aran, e la forte crescita del numero degli iscritti che ribadiscono il ruolo dell’Anaao come primo sindacato della dirigenza medica e sanitaria dipendente del SSN, e per la firma della pre-intesa del CCNL 2022-2024, auspicando l’apertura in tempi stretti delle trattative per il triennio 2025-2027.
Il Consiglio Nazionale chiede alla legge di bilancio in discussione in Parlamento un chiaro segnale di attenzione per i dirigenti medici e sanitari consentendo di unificare le poche risorse stanziate nel 2026 con quelle stanziate nella legge di bilancio 2025, svincolandole dalla tempistica del contratto 2025-2027, e di incrementare le risorse destinate alla dirigenza sanitaria. Operazione utile anche a ridurre gli effetti della perdita del potere di acquisto, prodotta dal picco inflattivo di 17 punti registrato nel periodo 2022-2024, una boccata di ossigeno per salari oggi inferiori del 7,5% rispetto al 2021.
Non basta a nascondere un rapporto rispetto al PIL ancora al di sotto della media OCSE, un “definanziamento relativo” (CNEL) che rischia di produrre un lento scivolamento verso un sistema duale.
Preoccupa molto il naufragio del piano di assunzioni, privo come è delle risorse necessarie a garantire il turnover annuale dei soli medici e coprire le carenze che peggiorano le condizioni di lavoro. L’Italia rischia nei prossimi anni una crisi di sostenibilità umana, sia per la perdita di attrattività del lavoro nella sanità pubblica, sia per la presenza della quota più alta di medici anziani in Europa (il 44,2% ha più di 55 anni e oltre uno su cinque supera i 65) e di una dotazione infermieristica inferiore alla media UE (6,9 per mille abitanti contro 8,3).
Ma senza personale non si può fare sanità. E anche il sostegno ricevuto dai redditi medio bassi, attraverso l’accorpamento delle aliquote fiscali, non servirà a niente se costretti a rinunciare alle cure o ad affrontare spese catastrofiche per difendere la salute propria e dei propri cari.
La dirigenza medica e sanitaria gode oggi di retribuzioni scarse, sia in valore assoluto che in relazione alla gravosità, alla rischiosità e alla specificità del lavoro che svolge. E ha bisogno di investimenti e soprattutto di riforme affinché il lavoro ritorni al centro della scena, con il suo valore, anche economico, eliminando fattori rischiosi per la tenuta del Ssn, quali demotivazione, migrazione, burn out e fughe.
L’epilogo farsesco della riforma dell’accesso alla facoltà di medicina peggiora la crisi del sistema della formazione e ribadisce la necessità di una riforma capace di coinvolgere pienamente il SSN e di anticipare al periodo formativo l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, anche per assicurare loro un futuro previdenziale. Il regime monopolistico della formazione è il chiavistello con il quale l’Università sta occupando la direzione delle UUOO del Ssn, in aziende integrate dilatate da improvvidi provvedimenti legislativi.
Occorre delineare chiaramente il percorso politico, organizzativo e culturale capace di realizzare il necessario equilibrio ospedale-territorio attraverso una efficace messa a sistema di diverse modalità assistenziali. Ripensando il ruolo, il modello e la organizzazione del lavoro delle strutture per acuti, in una ottica di sistema, insieme, non prima né dopo, con lo sviluppo di modelli consolidati di cure primarie.
Il Consiglio Nazionale sottolinea l’esigenza sempre più stringente di riorganizzare e investire oltre che sugli ospedali anche sulla medicina distrettuale che, dopo averci salvato dal Covid, oggi sembra essere ripiombata nel dimenticatoio legislativo.
Anaao Assomed mette al centro delle sue iniziative il diritto alla salute dei cittadini ed il lavoro, che del Ssn è un valore fondante. Un pensiero riformatore del sistema sanitario deve essere capace di coniugare soluzioni innovative per il rilancio della sanità pubblica con il rafforzamento dei nostri ruoli e delle nostre funzioni, per contare nei processi decisionali ed essere rispettati nelle nostre competenze, per assicurare appropriatezza clinica e qualità professionale.
Un Paese che cambia ha bisogno di un Ssn nuovo, centrato sul suo capitale umano, e di nuovi modelli di sviluppo sanitario. in cui i professionisti siano interlocutori e soggetto negoziale, parte della soluzione per garantire una assistenza efficace ad un costo minore, e non del problema.
Questa è una battaglia che interessa tutti, sociale ancor prima che professionale, una battaglia per salvaguardare quell’articolo 32 della Costituzione che, non a caso, definisce “fondamentale” il solo diritto alla salute. E per la stessa unità del Paese, il cui presidio insostituibile è individuato dal Presidente Mattarella proprio nel servizio sanitario nazionale.