Irregolarità agli esami del semestre-filtro a Medicina: il prevedibile epilogo di una riforma sbagliata

Anaao chiede che al tavolo interministeriale, oggi composto esclusivamente da professori universitari, siano coinvolti anche i rappresentanti del mondo medico, chi in sostanza la medicina la pratica ogni giorno. Solo così possiamo migliorare o superare questo insensato impianto concorsuale.

24 Novembre 2025

Abbiamo atteso qualche giorno prima di scrivere le nostre considerazioni con la speranza di esserci sbagliati e che i brogli evidenziati dai media fossero eventi isolati.

Invece sembra che le numerose segnalazioni di irregolarità nella prima tornata di esami del semestre-filtro a Medicina, rappresentano il prevedibile – e triste – epilogo di un impianto concorsuale profondamente sbagliato per la selezione dei medici di domani.

Decine di foto delle prove sono circolate sul web prima della fine dei test; sono stati registrati picchi anomali di ricerche su Google di termini tecnici presenti nelle domande (ad esempio “Complesso TIM23” e “Amminoacil-tRNA”). Tutto ciò dimostra che durante lo svolgimento dei test molti aspiranti medici hanno potuto utilizzare il cellulare. Le irregolarità sono talmente evidenti che la Presidente della CRUI, Laura Ramaciotti, è stata costretta a intervenire con un comunicato ufficiale, dichiarando «la massima fermezza nell’individuazione dei responsabili di questi atti per ripristinare il rispetto di tutte le procedure. In alcuni casi gli atenei sono già tempestivamente intervenuti ritardando e annullando i compiti. Le università vigileranno perché questi fatti non si ripetano».

È la stessa CRUI che, prima dell’approvazione della riforma, aveva formalmente espresso “dubbi e perplessità” sulla mancata abolizione del numero chiuso voluta dalla Ministra Bernini, la quale ha nelle ultime ore di fatto smentito la Conferenza dei Rettori affermando che «la prova si è svolta nel pieno rispetto delle regole su tutto il territorio nazionale, abbiamo dimostrato che il semestre aperto funziona».

Oltre 53.500 studenti, con le loro famiglie, ai quali era stato fatto credere che il test di Medicina fosse stato abolito, si sono ritrovati a sostenere tre prove selettive per poi sentirsi dire dalla Ministra Bernini, con disarmante nonchalance: «Per questo anno accademico, uno studente su 2,7 avrà la possibilità di iscriversi e di frequentare le lezioni per Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e Medicina veterinaria».

Siamo di fronte al caos consumato sulla pelle dei giovani aspiranti medici costretti a pagare alte tasse universitarie per “iscriversi” a Medicina senza alcuna certezza di poter diventare effettivamente medici, costretti a costi di gestione gravosi per frequentare le lezioni fuori sede, costretti, infine, a sostenere ben tre esami universitari a crocette (biologia, chimica e fisica da 31 domande ciascuno), nonostante la propaganda sul l’abolizione del test. Oltre al danno, la beffa!

Il numero chiuso, dunque, non solo non è stato abolito, ma di fatto è diventato sempre più “una faccenda da ricchi”: resta peraltro irresponsabilmente invariato per le università private, dove sopravvive il tradizionale test a crocette una volta l’anno, senza semestre-filtro e resta accessibile solo a chi può permettersi rette e costi di preparazione molto elevati.

Pertanto possiamo dire che non “va tutto bene”.

Al momento il primo giro di boa del semestre-filtro, che si è rivelato essere non un semestre ma un bimestre, ha finito per scontentare tutti: gli aspiranti medici con le loro famiglie, i sindacati medici, le associazioni studentesche, i professori universitari e la CRUI. Gli unici contenti sono le aziende che preparano gli aspiranti medici a questo folle metodo di selezione (con i loro fatturati aumentati vertiginosamente nell’ultimo anno) e diversi studi legali specializzati in ricorsi collettivi che promettono battaglia.

Secondo i sondaggi, questa gestione dell’accesso a Medicina sarebbe costata al governo quasi mezzo milione di voti, ma il problema principale non sono i consensi perduti: sono le vite e i progetti di decine di migliaia di giovani trattati come numeri, molti dei quali hanno avuto un comprensibile crollo emotivo.

Chiediamo che al tavolo interministeriale, oggi composto esclusivamente da professori universitari, siano coinvolti anche i rappresentanti del mondo medico, chi in sostanza la medicina la pratica ogni giorno. Solo così possiamo migliorare o superare questo insensato impianto concorsuale.

Continuiamo a sostenere che la vera necessità sia quella di programmare in maniera puntuale i fabbisogni di medici per evitare di tornare a 50 anni fa con una pletora medica che costrinse la politica di allora a inserire i testi di accesso.

Occorre rivedere il contratto dei medici in formazione assicurando loro un vero contratto di formazione lavoro come e avviene in tutto il mondo avanzato.

Occorre poi creare un core curriculum, con competenze da acquisire e certificare in maniera reale e non attraverso firme mistificate.

Occorre che il sistema formativo italiano dei medici e dei non medici venga riformato profondamente e strutturalmente.

Occorre, infine, un test nazionale uguale in tutta Italia e per tutte le Università, con rigorosi controlli e con una bibliografia nota per permettere ai futuri medici di formarsi in maniera appropriata, supportati da corsi di formazione anche online a gratuiti organizzati dallo stesso MUR per evitare di spendere migliaia di euro in corsi di preparazione privati.

Auspichiamo che, finita la stagione delle contrapposizioni, anche il MUR comprenda che continuare in un poco proficuo muro contro muro fa male alla università, alla formazione, agli studenti ai medici e soprattutto ai cittadini ovvero i pazienti di ieri, di oggi e domani.