Ritorna di nuovo un attacco all’intramoenia - Quotidianosanità.it

18 Novembre 2025

Gentile Direttore,
in maniera ormai ciclica torna l’attacco alla libera professione dei medici ospedalieri. Non c’è uno motivo particolare: quando si parla di liste d’attesa torna purtroppo come unico argomento, ormai spuntato, la critica all’Alpi. È di qualche giorno fa l’ennesimo attacco con la minaccia, ormai non più velata, di blocco dell’attività intramoenia anche se “temporaneo”.

Sull’ALPI abbiamo scritto moltissimo, e ribadiamo, con dati ufficiali prodotti dallo stesso Ministero della Salute nell’ultima “Relazione sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività Libero professionale” relativi all’anno 2023, che Alpi rappresenta, con i suoi numeri, un piccolo tassello rispetto a un quadro estremamente più complesso che è quello della gestione delle liste d’attesa.

Ma andiamo con ordine:



 

E infatti strettamente collegato a questo c’è il tema, forse più sentito dal cittadino, della spesa sanitaria di tasca propria (out of pocket).

Come riportato dal rapporto ISTAT del 2023 la spesa sanitaria a carico delle famiglie in quell’anno si è attestata su circa il 21% del totale (ca 36 miliardi di euro – 600 euro pro-capite), trend questo in costante aumento rispetto agli anni precedenti. Di questa quota, solamente 21 euro pro-capite sono stati spesi in Intramoenia, come dai dati sempre del Ministero della salute, mentre la maggior parte sono stati spesi nel Privato: bisogna quindi comprendere che ciò che occorre monitorare è l’azione svolta dal privato, che spesso sfugge a regole e disciplina.

Attribuire quindi all’ALPI una responsabilità delle liste d’attesa è forse un paradosso, perché interrompere l’attività intramoenia non aumenterebbe la disponibilità nel pubblico, ormai al massimo della sua potenzialità, ma di contro favorirebbe il privato “puro” non controllato dal Ssn.

Sul tema liste d’attesa, quello che però forse si tende a sottovalutare è che il nostro Ssn affronta ora problematiche che si sono accresciute in questi anni senza che fosse intervenuto un continuo processo di revisione e rimodellamento di quelli che sono i servizi offerti.

Il recente Rapporto BES 2024 dell’ISTAT ha messo in evidenza una di queste: la popolazione italiana è più longeva, cioè aumenta l’aspettativa di vita alla nascita, anche se con differenze fra Nord e Sud del Paese, ma di contro questo invecchiamento della popolazione è accompagnato da un peggioramento delle condizioni di salute negli ultimi anni di vita, cioè l’aspettativa di vita in buona salute scende. E quindi un maggior bisogno di prestazioni sanitarie comporta un aumento delle richieste e quindi delle liste d’attesa per esami.

Un altro dato significativo cui forse bisogna porre l’attenzione è quello dell’appropriatezza prescrittiva. Come riportato da Slow Medicine ETS, nel 2024 si è rilevato che circa il 30% delle richieste di prestazioni ambulatoriali è inappropriato: non vogliamo entrare nella valutazione delle cause, ma certamente il dato incide, e non poco, sull’attività del Ssn.

Strettamente collegato a questo aspetto è da metterne in evidenza un altro, non meno trascurabile, e cioè quello della cosiddetta “medicina difensiva”, definito dal ministro Nordio come “ un flagello perché costringe i medici ad una forma comprensibile di autotutela che, oltre a comportare costi per il Sistema Sanitario Nazionale, espone i pazienti a dei rischi che provengono dal doversi sottoporre ad esami invasivi che possono essere anche pericoloso…”, e il cui costo in termini economici vale circa 13 miliardi di euro l’anno (fonte FONDAZIONEISTUD anno 2012).

Occorre quindi, se si vuole veramente provare ad attenuare il problema delle liste d’attesa, agire su più fronti e non limitarsi ad attaccare la Libera Professione Intramoenia dei Medici Ospedalieri che sono già oltremodo penalizzati da un lavoro gravoso svolto in carenza di personale, sotto pagati rispetto alla media europea, e sottoposti a stress e turni pesanti.

Chiudiamo ancora ricordando che l’ALPI genera un guadagno per le Aziende, stimato per il solo anno 2023, in ca 286 milioni di euro e che circa 65 milioni di euro, sempre per l’anno 2023, sono stati depositati nelle casse delle aziende per abbattere le liste d’attesa, con il 5% stabilito dalla legge Balduzzi.

In definitiva continuare con questa caccia alle streghe è un errore in termini tecnici, ma soprattutto pericoloso per la tenuta sociale del nostro Paese perché se continuiamo a intaccare il rapporto fiduciario dei pazienti rispetto al sevizio di cure pubblico, arriverà presto il giorno in cui il sistema crollerà e ci ritroveremo a raccogliere le macerie della parte fondante dello stato sociale.


Pierino Di Silverio,
Segretario Nazionale Anaao Assomed
Filippo Gianfelice,
Coordinatore Osservatorio Nazionale Anaao Assomed per la Libera professione

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