Se cappuccetto rosso vive nella casa del lupo - Quotidiano Sanità

22 Maggio 2025

Gentile Direttore,

al culmine della oramai endemica criticità del lavoro nel Ssn, la denuncia che Anaao ha lanciato con fermezza alle aziende sanitarie di tutto il paese sembra sancire un punto di non ritorno nell’ambito del rapporto tra chi cura e chi organizza, cioè tra chi detiene, in termini marxisti, “i mezzi di produzione” e chi, pur non possedendone la proprietà, pretende di controllarli.

Al netto dell’annoso stallo determinato dalla chiara volontà di tutti i decisori politici di privatizzare il Ssn (senza che, a turno, nessuno abbia il coraggio di dichiararlo), questa denuncia è apparsa, per una bizzarra casualità, all’indomani del maldestro intervento del ministro Nordio sulla inefficacia del braccialetto elettronico. Dal confuso argomentare del guardasigilli si deduce che questo dispositivo potrebbe servire, al massimo, da campanello d’allarme, un po’ come le sirene in caso di imminenti bombardamenti che invitano la popolazione a rischio a rifugiarsi in luoghi “protetti”: le chiese, o più modernamente le farmacie.

Solo apparentemente questi due fatti non hanno punti in comune. Violenza fisica sulle donne da una parte, e violazione sistematica di norme di sicurezza e regole contrattuali dei lavoratori del Ssn producono uno stato di incertezza/impossibilità a condurre una convivenza definibile come normale con le persone vicine, insieme con una sempre più incalzante voglia di fuggire.

L’incauto intervento del ministro Nordio avvicina situazioni solo apparentemente distanti, perché in entrambe l’origine della violenza avviene in luoghi familiari, e in entrambe i vincoli contrattuali di convivenza fungono più da prigione che da garanzia, generando il solo sogno di rescissione e/o di fuga. Vincoli contrattuali basati su un rapporto di asimmetria (economica, di forza fisica o di superiorità gerarchica) che nei luoghi di lavoro possono essere estremamente pericolosi, trasformando i gestori della “produzione”, diventata produttività, in ciechi esecutori di ordini, con tabelle di marcia controllate e perseguite al riparo da qualsivoglia responsabilità civile, penale o etica.

In tutti i casi, l’asimmetria può andare dal dis-rispetto (come nel caso della collega Sara Pedri) fino all’abuso fisico (come nel recente caso della UOC di Radiologia dell’ospedale civile di Piacenza), che nel XX secolo credevamo scomparso. Inutile ricordare, non solo agli odierni don Rodrigo, presunti signori assoluti di relative strutture sanitarie, che tutte le violazioni, sessuali o della umana dignità, esitano in traumi psicofisici che difficilmente vengono superati in una intera esistenza. I medici che disonorano il giuramento di Ippocrate, i loro colleghi, sodali e/o i direttori di Dipartimento, i vari Direttori Generali, dovrebbero sapere che l’omertà e la creazione di un clima di chiusura alle denunce e richieste di aiuto, per qualunque motivo la si pratichi, rende allo stesso modo complici delle nefandezze che vengono perpetrate, non importa se fisicamente da singoli, o da quello che giocoforza diventa un sistema. Alle narrazioni delle mele marce, ai veloci insabbiamenti, e perfino alle assoluzioni giuridiche -ma non morali - cui fatichiamo ad abituarci, opponiamo la nostra più volte dichiarata, profonda disistima. Per aver messo in atto un’organizzazione del lavoro di cura sistematicamente stuprata dalla legge del profitto, per cui tutte le violenze sembrano non solo possibili, ma auspicabili nel nome nel ‘there’s no alternative’.

Dal ‘there’s no alternative’ al ‘there’s no more time’.

Qualunque sia il futuro destino di un sistema di cure la cui visione è ferma al 1978 (nascita del SSN), per mancanza di cultura e prospettiva politica, ricordiamo che il protagonismo femminile in atto da tempo porterà, non per nemesi, ma per la forza dei numeri, a fisiologici cambiamenti.

Il protagonismo è fatto incontrovertibilmente dai numeri, ma la vera forza viene dal riconoscere ognuna/ognuno di noi come agente di cambiamento.

Il cambiamento richiede tempo, e i nuovi scenari richiedono motivazione, coraggio e affidabilità: un’autorevolezza che non si improvvisa, e alla quale ci stiamo attrezzando.

Ma il degrado civile e sociale che ha ispirato la denuncia dell’Anaao, parla a tutti noi.

È tempo di tornare a umane forme di convivenza, in famiglia e in sanità, a partire dalla valorizzazione dei suoi attori: nuovi riferimenti di una società della cura costituita e agìta da cittadini e professionisti nel rispetto reciproco, nella dignità e in sicurezza.

Sandra Morano
Responsabile Area Formazione Femminile Anaao Assomed