Contratto medici e dirigenti sanitari. Di Silverio: “Basta giocare a ping pong con il contratto. Politica e Regioni sblocchino lo stallo” QUOTIDIANO SANITA'
“Il ritardo del rinnovo contrattuale riduce significativamente il potere d'acquisto dei dirigenti medici e sanitari, che già ha registrato un calo del 6,2% nel periodo 2015-2022, consolidandone la collocazione agli ultimi posti in Europa, e peggiora ulteriormente condizioni di lavoro proibitive che ne riducono l’attrattività”
08 Maggio 2025
Il contratto di lavoro dei dirigenti medici, sanitari e veterinari dipendenti del Ssn è scaduto da 4 anni e, ad oggi, non si vedono prospettive di rinnovo.
Di fatto, appare bloccato dal fallimento della contrattazione riguardante il personale del comparto, malgrado nessuna normativa preveda che tale contrattazione sia necessariamente preliminare all'apertura della tornata contrattuale di 130.000 dirigenti medici, sanitari e veterinari.
Ma la liturgia, e le indecisioni, della politica hanno determinato una situazione di stallo, di cui non si vede la fine, che aggrava la frustrazione dei professionisti del settore.
È vero che parte delle risorse economiche attese dal rinnovo contrattuale è stata anticipata, ma l’incremento stipendiale conseguente è stato in gran parte neutralizzato, sia dalla crescita della pressione fiscale che dall'aumento dell'addizionale IRPEF deciso da quasi tutte le Regioni, visto che il finanziamento del sistema sanitario rimane al di sotto delle necessità, per quanto etichettato come “storico”. Il ritardo del rinnovo contrattuale riduce significativamente il potere d'acquisto dei dirigenti medici e sanitari, che già ha registrato un calo del 6,2% nel periodo 2015-2022, consolidandone la collocazione agli ultimi posti in Europa, e peggiora ulteriormente condizioni di lavoro proibitive che ne riducono l’attrattività.
Il Ccnl non significa solo aumento delle retribuzioni. Esso è anche strumento cardine dell’azione sindacale, periferica e nazionale, per tutelare legittimi interessi, garantire aspettative, difendere diritti, esercitare un ruolo di interlocuzione all’interno della azienda sanitaria. Certo, da solo non è in grado di arrestare l'emorragia di colleghi dal Servizio Sanitario Nazionale che, tra pensionamenti e dimissioni, ha portato via 8mila unità solo lo scorso anno. Un flusso in uscita che rischia di diventare un fiume in piena. Ma sicuramente potrebbe migliorare le condizioni di lavoro attraverso regole pattizie capaci di dare risposte a un disagio ormai insopportabile e agevolare il riconoscimento di valori professionali che non possono essere subalterni a un aziendalismo di maniera.
I fondi per il contratto 2022-2024 dovrebbero essere già accantonati, così come sono accantonati quelli, (seppur pochi), legati all’incremento dell’indennità di specificità che avranno il via solo con il contratto 2025-2027, con la necessaria integrazione per la dirigenza sanitaria. È triste vedere che inefficienza gestionale e ritardi colpevoli vanificano ogni sforzo economico, per quanto di portata limitata. Come è inaccettabile continuare a firmare contratti di lavoro dopo la loro scadenza.
A questo punto è d’obbligo che Ministro della Salute e Presidente della Conferenza delle Regioni battano un colpo con un intervento deciso che porti alla pubblicazione dell'atto di indirizzo, peraltro già pronto, e segni l’avvio delle trattative contrattuali, prescindendo da equilibri e giochi politici che non interessano i cittadini in attesa di cure né i professionisti del settore. È il minimo dovuto a chi, nonostante tutto, continua a erogare più di 2 milioni di prestazioni sanitarie ogni giorno per rendere esigibile un diritto costituzionale fondamentale che evapora ogni giorno che passa. E non solo per lo scandalo delle liste di attesa, che nessun provvedimento dall’alto riesce a ridurre, ma anche per la persistente carenza di professionisti (24.000 medici e 60.000 infermieri), figlia di un blocco ventennale, e la mancanza di posti letto che dilata i tempi di attesa nel Pronto Soccorso fino a ridurlo a un ring condiviso da cittadini, pazienti e operatori.
Il Ssn è malato e la riduzione dell’aspettativa di vita di un anno, che ci fa scivolare al nono posto nel mondo, è solo un primo segnale delle ripercussioni sullo stato di salute degli italiani.
Continuare a giocare a ping pong, nell’incapacità di trovare soluzioni alternative, ad agitare tentativi continui di distrazione di competenze professionali, a preparare una nuova pletora medica, premessa di una massiccia ondata migratoria, non servirà a curare un maggior numero di persone, ma aumenterà semplicemente la sfiducia della popolazione nei confronti del nostro amato Ssn. E, soprattutto, contribuirà alla grande fuga già in atto nel nostro Paese.
Ha detto Papa Francesco che “i tagli alla sanità sono un oltraggio alla umanità” aggiungendo che “la missione dei sanitari va sostenuta e rispettata”.
Memori di questo insegnamento, sollecitiamo chi di dovere a rispettare quel capitale umano senza il quale sarà impossibile “garantire il futuro del Servizio Sanitario Nazionale”, obiettivo strategico annunciato delle Regioni e delle Province Autonome.
Non senza ricordare che chi semina vento raccoglierà tempesta.
Pierino Di Silverio
Segretario Nazionale Anaao Assomed