Medici & Co. La beffa del sorpasso - Il Messaggero
Sandra Morano, Area Formazione Femminile Anaao: "Lavoriamo in un sistema sanitario che si guarda bene dal predisporsi ad accogliere il sorpasso di genere"
31 Marzo 2025
Nonostante la crescita esponenziale delle dottoresse, i vertici degli ospedali e delle Asl restano appannaggio degli uomini. Anzi: nelle direzioni del Ssn dal 2018 c è stata una vera flessione Giovanni Migliore, presidente Fiaso: «Speriamo sia un calo momentaneo, donne essenziali nel servizio sanitario»
Nonostante la crescita esponenziale delle dottoresse, i vertici degli ospedali e delle Asl restano appannaggio degli uomini. Anzi: nelle direzioni del Ssn dal 2018 c è stata una vera flessione Giovanni Migliore, presidente Fiaso: «Speriamo sia un calo momentaneo, donne essenziali nel servizio sanitario». È paradosso tutto femminile. Che, nonostante i numeri ci rimandino un quadro così chiaro, è molto difficile, oggi, interpretare. In sintesi: da una parte abbiamo il numero delle donne medico in continua crescita tanto da aver superato i colleghi uomini e, dall altra, i vertici negli ospedali e nelle Asl restano appannaggio del mondo maschile.
Chiaro è che, tra i camici bianchi, è in atto da anni una rivoluzione capace di terremotare le basi consolidate da tempo immemore della categoria. Che sta cambiando a grandi passi la sua fisionomia.
Donne oltre il sorpasso: se si considera la platea dei medici con meno di 70 anni, potenzialmente ancora in attività, le donne sono circa il 53%. Tra i medici italiani con meno di 50 anni, sei su dieci sono ne. E, tra quelli con un età compresa tra i 40 e i 49 anni, la proporzione sale al 64%, quasi due su tre. Come si legge in un indagine appena uscita della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli odontoiatri, è bastato un anno, dal 2024 al 2025, per vedere un ulteriore crescita delle donne.
Se si analizza il numero complessivo dei medici che sono iscritti agli albi (416.088 a gennaio scorso) la parità sembra lontana: questo è dovuto alla assoluta preponderanza dei dottori tra le generazioni con un età anagrafica più alta. Tra gli over 75, ad esempio, le donne medico sono solo il 16%, il 24% tra 70 e 75.
IL FENOMENO
Ed ecco il paradosso. Per la prima volta, dal 2018, si è fermata la crescita della presenza femminile nelle direzioni delle aziende sanitarie italiane. Come fotografato dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Le donne ricoprono oggi un terzo del totale degli incarichi di vertice, ma dal 2024 sono passate dal 34,3% al 33%. Una flessione resa ancora più singolare dal fatto che, negli ultimi anni, le posizioni di vertice nelle Asl sono cresciute. Gli incarichi sono passati da 717 a 737 mentre il numero di uomini ai vertici è aumentato da 471 a 494 quello delle donne è sceso da 246 a 243.
«Speriamo che la battuta d arresto sia solo un fenomeno momentaneo – commenta il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore – Le donne rappresentano da decenni una componente essenziale del nostro servizio sanitario. Per questo auspichiamo che nelle prossime nomine si possa tornare a zare le competenze femminili». Il fenomeno della femminilizzazione della professione medica, se guardiamo le curve in ascesa è destinato a continuare a crescere nei prossimi cinque-dieci anni. Quando andranno in pensione i medici intorno ai 70. Un dettaglio per capire che cosa è accaduto, nel pianeta Sanità, nell ultimo secolo: nel 1924 le donne medico erano duecento, oggi arrivano a 220mila. Ernestina Paper, originaria di Odessa, fu la prima donna a laurearsi in Italia. Discusse la sua tesi all Università di Firenze nel 1877.
L'ANALISI
«Nel nostro servizio sanitario le colleghe sono ormai, da almeno cinque anni, la maggioranza – fa sapere il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli – soprattutto nelle fasce di età dove va costruita la carriera e in cui aumentano le responsabilità professionali e quelle familiari. I modelli organizzativi, gli orari di lavoro devono sempre più tener conto di questa realtà, valorizzando le professioniste e i professionisti, prevedendo modelli organizzativi che permettano a donne e uomini di conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita privata e della famiglia e che tengano in debito conto, non facendole pesare sugli organici già ridotti, le possibili assenze per maternità. Per garantire pari opportunità, gli strumenti per affrontare questo cambiamento sono anche al centro del programma per il mandato appena iniziato del nuovo Comitato Centrale». Sandra Morano, responsabile nazionale Area formazione femminile Anaao Assomed, sindacato di medici e di dirigenti sanitari, segnala come dopo la pandemia «le mancate sostituzioni delle maternità all interno del servizio sanitario siano diventate una regola. Con un clima organizzativo fatto di demansionamento e bing. Lavoriamo in un sistema sanitario che si guarda bene dal predisporsi ad accogliere il sorpasso di genere». Cambiano anche le scelte dopo la laurea in Medicina. Nelle chirurgie generali le donne medico sono meno del 30%, in cardiochirurgia ancora meno, intorno al 18% e in ortopedia il 16%. Ma i numeri, negli ultimi anni sono in leggera salita. Sono proprio le società tifiche nazionali e internazionali di categoria a fare la differenza nell affrontare la disparità di genere. Nell Unione europea, per esempio, la Società Europea dei chirurghi e delle chirurghe toracici e l Associazione europea per la Chirurgia cardio-toracica hanno messo a punto un questionario per valutare i dati demografici e l impatto dei pregiudizi sulla carriera chirurgica.
I BENEFICI
D'altronde, avere anche una donna go nel team che conduce gli interventi, secondo uno studio, diminuirebbe i rischi di complicazioni e di morte tra i pazienti. Una ricerca canadese ha analizzato gli esiti di 700mila operazioni chirurgiche in 88 ospedali dell Ontario tra il 2009 ed il 2019. L'analisi, pubblicata sul British Journal of Surgery, ha confrontato il tasso di complicazioni e decessi in seguito ad interventi invasivi nei casi in cui donne chirurghe o anestesiologi erano parte delle équipe di intervento.
Quando erano presenti gli specialisti dei due sessi (con una percentuale di donne del 35% almeno) è stato osservato il 3% in meno di rischi di complicazioni gravi nei mesi successivi alle operazioni. Vari altri precedenti studi hanno rilevato particolari benefici, in termini di minori complicazioni, per le categorie di malati più vulnerabili trattati da medici di medicina interna donne.