Manovra, medici contro il governo: “Almeno 4 miliardi su sanità, se no scioperi e dimissioni di massa”. Anaao su FANPAGE
06 Settembre 2023
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“Da anni tiriamo avanti con uno sforzo enorme, per spirito etico. Oggi ci siamo stancati. Durante il Covid ci hanno chiamati eroi, e adesso non si trovano i fondi per far funzionare la sanità”. Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici Anaao-Assomed, ha risposto alle domande di Fanpage.it sulla prossima manovra del governo Meloni e non solo.
Nella prossima legge di bilancio, il governo Meloni dovrà fare i conti con risorse economiche molto limitate e tante promesse da mantenere. Dal taglio del cuneo fiscale alle misure per la natalità, da un intervento sulle pensioni ai bonus edilizi. Un settore che da anni chiede un intervento deciso è quello della sanità: dopo il record di spesa sanitaria durante la pandemia da Covid-19, i governi italiani sono tornati a prevedere un investimento relativamente ridotto per il Servizio sanitario nazionale. Ora però "il sistema si sta reggendo in piedi solo grazie a uno sforzo enorme da parte dei medici", ha detto a Fanpage.it Pierino Di Silverio, segretario del principale sindacato dei medici Anaao-Assomed.
In questi giorni Di Silverio è stato impegnato nelle trattative per il rinnovo del contratto nazionale della categoria, scaduto nel 2021. Ha spiegato quali interventi servono da parte del governo, e che se non arriva il minimo indispensabile – quattro miliardi di euro – allora ci saranno scioperi, blocco degli ospedali e dimissioni di massa.
La prossima manovra del governo Meloni si avvicina, e per ora la sanità non è tra i temi più discussi. Il ministro Schillaci ha chiesto da mesi che ci siano almeno quattro miliardi dedicati alla sanità, ma non è detto che si troveranno. Pensate sarebbero sufficienti?
Se non dovessero arrivare quei quattro miliardi, per quanto ci riguarda sarebbe il blocco delle attività. Non escludiamo delle risposte anche estreme. Qui bisogna capire: non è una questione di soldi in numeri assoluti e basta. Conta la percentuale del Pil che noi dedichiamo alla sanità.
L'Italia è al 6,8% del Pil per la spesa sanitaria, sotto la media Ue e Ocse (al 7,1%), e prevede di scendere nei prossimi anni…
Ogni Stato è come una famiglia con un budget. Quando io faccio programmazione, devo capire quanto budget voglio destinare alla sanità. Se continuo a destinare percentuali così basse, è normale che i soldi non ci saranno mai. Se si aumenta almeno di un punto e mezzo lo stanziamento, come noi chiediamo, i soldi si trovano.
L'obiettivo minimo per la prossima manovra quindi sono i quattro miliardi chiesti da Schillaci?
Se non arrivano, allora si parla di scioperi, di blocco degli ospedali, ma anche di dimissioni di massa. Che peraltro sono già cominciate.
La fondazione Gimbe ha pubblicato un rapporto sostenendo che se i finanziamenti alla sanità non aumentano drasticamente si perderà il diritto costituzionale alla tutela della salute. Ha ragione?
Concordo pienamente. L'articolo 32 della Costituzione dice che bisogna erogare cure per tutti. Senza fondi, non sei in grado di farlo e quel diritto non viene tutelato.
Cosa significa concretamente, dal punto di vista dei pazienti?
Senza soldi, non si può investire in un nuovo modello sanitario. Non si possono abbattere le liste d'attesa, non si possono rinnovare le infrastrutture ospedaliere, finanziare le case della salute, integrare la medicina ospedaliera e la medicina del territorio. Non si possono stipulare contratti, non si può rinnovare il contratto collettivo, non si possono assumere medici né finanziare le borse di specializzazione per formarne di nuovi. Non si può fare sanità.
Continuando con fondi insufficienti, per quanto tempo il sistema attuale può resistere?
Oggi il sistema si sta reggendo in piedi solo grazie a uno sforzo enorme da parte dei medici. Già oggi viviamo una grandissima difficoltà, ma finora abbiamo fatto prevalere lo spirito etico anche sullo spirito di autoconservazione. Tant'è che più del 65% dei medici è in burn-out. Oggi ci siamo stancati, dobbiamo far prevalere un minimo di autoconservazione umana su un senso etico che a quanto pare non è stato molto apprezzato, dopo che durante il Covid ci hanno chiamati eroi.
Ha menzionato il contratto collettivo, scaduto dal 2021. Ieri sono ripartiti i negoziati per il rinnovo, come sta andando?
I nodi principali restano sempre gli stessi tre, non dovuti all'Aran [agenzia che gestisce le trattative per i contratti collettivi pubblici, ndr] ma alle Regioni e alle loro scelte politiche. Il primo nodo è l'orario di lavoro eccedente: oggi la norma dice che se all'azienda servono delle ore di lavoro in più rispetto a quelle preventivate, per raggiungere gli obiettivi fissati a inizio anno, queste vengono sostanzialmente ‘regalate' dai dipendenti. Vengono pagate con il cosiddetto "fondo di risultato", ma si tratta di 2-3mila euro lordi all'anno. E in cambio ogni dirigente medico, in media, lavora oltre trecento ore in più all'anno, perché non c'è un limite legale.
Trecento ore pagate di straordinario all'anno pagate pochissimo, quindi.
Oltre trecento ore all'anno, praticamente non retribuite. Ora, io non è che non voglio fare le ore in più: se mancano medici le faccio. Ma me le devi pagare, semplicemente.
Gli altri due nodi?
Uno è più tecnico, riguarda i fondi di posizione e di risultato. In sostanza, oggi le aziende invece di prendere una persona e assegnarle un incarico pagandola con il fondo di posizione (che sarebbe sostanzialmente uno scatto di carriera, per noi), semplicemente non danno gli incarichi. Così, quegli stessi soldi vengono trasferiti nel fondo di risultato, e l'azienda li usa per pagare gli straordinari che servono a coprire il fatto che nessuno ha quell'incarico. Infine ci sono le reperibilità: oggi in media io medico faccio 16-17 turni al mese solo tra guardia e reperibilità. Questo è inaccettabile, il numero va ridotto.
Poi c'è la battaglia sulla depenalizzazione dell'atto medico, continuate a sostenerla?
Certo. Naturalmente non è sostitutiva rispetto a tutto il resto, ma è aggiuntiva. Senza questa riforma che tolga la responsabilità penale del medico, quando agisce per fare il proprio lavoro in modo attento e professionale, è davvero difficile rendere attraente questo lavoro.
Così si spingono i nuovi medici verso il settore privato?
Eh certo. Se tu vuoi investire sulla sanità pubblica, la professione deve essere appetibile. E invece non lo è, non solo per le condizioni contrattuali, ma anche perché il medico non si sente sicuro: né nei confronti delle possibili aggressioni, né verso le denunce. La medicina difensiva [le pratiche che i medici portano avanti quasi esclusivamente per evitare denunce, ndr] ci costa 11 miliardi di euro.