Le assicurazioni private in attesa che passi il cadavere del Ssn. QUOTIDIANO SANITA'

14 Dicembre 2021

di Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed

14 DIC - Gentile Direttore,
nell’anno accademico 2021-2022 le iscrizioni al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia sono state portate a 14.000. Continuando nel gioco degli equivoci, la Ministra Messa ha dichiarato “mancano medici“ ma ”per l’accesso al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia rimarrà in vigore il numero chiuso” perchè “ospedali (???) e atenei non sono in grado di assorbire tanti aspiranti studenti”.
 
L’attuale carenza di medici specialisti, e non di “medici”, in tutta evidenza deriva dagli errori commessi nel decennio passato ma c’è da cominciare a chiedersi se gli attuali ingressi al Corso di Laurea siano congrui rispetto alle esigenze future del SSN. Gli studenti iscritti nell’anno accademico 2021/2022 saranno pronti per il mondo del lavoro solo nel 2031/2032, dopo un lungo e duro percorso di studio e di formazione che lascia sul campo quasi l’8% di loro.
 
Alla fine, circa 13.000 studenti raggiungeranno l’agognata meta della laurea, dei quali 1500/2000 seguiranno il Corso di formazione per la Medicina Generale e 11.000 acquisiranno il titolo di specialista, essendo finalmente disponibile un numero adeguato di contratti di formazione post laurea per superare l’“imbuto formativo”.

Quindi, non mancano e non mancheranno laureati in Medicina e Chirurgia visto che tra il 2021 e il 2030 ne formeremo circa 113.000 ma, come si evidenzia dal grafico allegato, dopo il 2030 il fabbisogno di specialisti nel SSN per garantire il turnover sarà intorno a 3000/anno, arrivando a 2.000 nel 2034, anche se bisognerà monitorare nei prossimi anni le uscite aggiuntive dal SSN (3000 nel solo 2019) indotte dal peggioramento delle condizioni di lavoro negli ospedali pubblici.
 
Ora il MUR ci propone di formarne almeno 11.000, e anche considerando che il 40% di loro è interessato a sbocchi lavorativi diversi dal SSN, per almeno 6.000 specialisti sarà problematico trovare sbocchi lavorativi in Italia. In 5 anni saranno 30.000.
 
Dall’ “imbuto formativo”, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, passeremo ad un “imbuto lavorativo”, una condizione che abbiamo già vissuto tra il 1970 e il 1980, causa di degradanti fenomeni di disoccupazione e sottoccupazione ed aumento di spesa pubblica.
 
Uno spreco di risorse quantificabile intorno a 6,5 miliardi di € in 5 anni, frutto della tassazione dei cittadini italiani, dirottate non solo in Europa ma anche negli Emirati Arabi e sottratte alla cura dei pazienti e al miglioramento delle retribuzioni dei Medici italiani, notoriamente molto più basse rispetto al resto dell’Europa, oggi inversamente proporzionali all’orario del loro lavoro e alla sua gravosità e rischiosità.
 
Il rischio mortale che, però, oggi corre la sanità pubblica è costituito dalla mancanza di specialisti che sta desertificando corsie e Pronto Soccorso. Specialisti che mancano ora e non tra 10 anni, quando il fabbisogno sarà più che dimezzato, pur tenendo conto dell’attuale sottodimensionamento delle dotazioni organiche e di nuove esigenze sanitarie emerse con la pandemia da Sars-CoV-2.
 
Una condizione emergenziale richiede risposte eccezionali, cui sfugge la Ministra Messa e con lei Regioni e Governo. Che non consistono nell’incrementare gli iscritti a Medicina e Chirurgia, soluzione temporalmente sfasata rispetto alla criticità, grave ed attuale, ma nella assunzione, anche in via eccezionale, in tutta la rete ospedaliera di medici specializzandi che abbiano superato il primo biennio, con contratto di formazione/lavoro a tempo determinato, secondo i criteri recentemente approvati dalla Conferenza Stato Regioni. E intanto nel miglioramento delle condizioni di lavoro, e dei livelli retributivi dei medici in servizio per arginare la loro fuga nel privato o nel settore convenzionato.
 
Non abbiamo più molto tempo, e sicuramente non un decennio, per disinnescare la bomba professionale, generazionale e sociale innescata dal flop della programmazione ministeriale, dal fallimento del sistema formativo abbarbicato al monopolio universitario, dal definanziamento progressivo della sanità pubblica con il corollario della falcidia di posti letto, pre-requisito di una determinazione al ribasso degli investimenti sul personale. La quantità e qualità professionale sono elementi critici per la sostenibilità di qualunque sistema sanitario.
 
Nella pervicacia di lasciare intatti privilegi medioevali, verrà lasciata affondare una infrastruttura di enorme valore civile e sociale, quale il servizio sanitario, pubblico e nazionale, fonte di uguaglianza, di coesione e di garanzia di diritti costituzionali? Le assicurazioni aspettano il passaggio del cadavere sulle rive del fiume.
 
Carlo Palermo
Segretario Nazionale Anaao Assomed