Vaccino obbligatorio per medici e infermieri. Si lavora a una legge. LA REPUBBLICA
26 Marzo 2021
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IL CASO Vaccino obbligatorio per medici e infermieri Si lavora a una legge Il governo pensa a un provvedimento che protegga malati e anziani Molti dipendenti no-vax nelle Rsa, ma 9 dottori su 10 hanno aderito di Michele Bocci Il ministero alla Salute sta studiando l'obbligo alla vaccinazione anti Covid per il personale sanitario. Oggi arriveranno i dati sulla copertura dei dipendenti di Asl e ospedali ma anche di Rsa e strutture private e accreditate elaborati da Agenas, l'agenzia sanitaria nazionale delle Regioni. Alla luce di quei numeri, si valuterà come procedere: in particolare, se prendere la strada dell'intervento legislativo da molti richiesto.
Tra medici e infermieri, dicono i dati preliminari in corso di elaborazione, la copertura sarebbe superiore al 90%, in certi casi anche sopra il 95. La vedono un po' più rosea i rappresentati dei professionisti, come la federazione degli infermieri Fnopi e il sindacato degli ospedalieri Anaao, che parlano di 99% di adesione alla campagna vaccinale. L'anello debole sarebbero gli operatori sociosanitari, gli "oss", i lavoratori che un tempo si chiamavano ausiliari. Soprattutto tra coloro che lavorano nelle residenze per gli anziani, in tanti avrebbero disertato la somministrazione. «I lavoratori devono essere liberi di poter scegliere riven- dica Angelo Minghetti, coordinatore di Migep, la federazione delle professioni sanitarie e sociosanitarie Le strutture non possono fare imposizioni, come invece è successo. Se vogliono fare una legge, l'obbligo deve riguardare tutti i cittadini, non solo gli operatori sanitari». Da Anaste, una delle associazioni dei titolari di Rsa, il vicepresidente Paolo Moneti spiega: «Nelle nostre strutture la copertura oscilla tra il 75 e 1'85%. Non sempre però abbiamo i dati perché i lavoratori non sono tenuti a dircelo. Io sono favorevole all'obbligo, perché chi lavora nel sistema sanitario non può non essere vaccinato.
Se si va sotto il 70% di copertura, si rischiano problemi seri. Non ci dimentichiamo che ospitiamo le persone più fragili». Ieri si è schierato apertamente per l'obbligo, insieme al presidente della Regione che lo ha voluto al ministero, il ligure Giovanni Toti, il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa: «Dobbiamo introdurlo subito per il personale sanitario. Non è accettabile che un cittadino bisognoso di cure entri in una struttura sanitaria e corra il rischio di essere contagiato da chi dovrebbe curarlo». Intanto si moltiplicano i provvedimenti nei confronti di professionisti che non si vaccinano, anche se i numeri delle persone coinvolte spesso sono ridotti. A Brindisi, ad esempio, sono stati messi in ferie tre medici. Due Rsa di Belluno hanno fatto lo stesso con 10 operatori, tra cui due infermieri, che continuano comunque a prendere lo stipendio. Poi ci sono i casi di Genova, con ricoverati che potrebbero essere stati contagiati da sanitari senza copertura.
Secondo Filippo Anelli, presidente di Fnomceo, la federazione degli ordini dei medici, la sua categoria sta aderendo in massa alla vaccinazione: «Non ci sarebbe bisogno di una legge per noi. Cosa diversa accade per le altre professioni sanitarie, soprattutto per gli "oss". Comunque siamo d'accordo con l'obbligo per chi lavora con i malati». Per Anelli grazie al vaccino «siamo passati dai 60 morti di dicembre ai 7 di questo mese».
Il segretario del sindacato degli ospedalieri Anaao, Carlo Palermo, aggiunge: «Chi sta in prima linea e non si vaccina deve essere sottoposto alla procedura per la dichiarazione di inidoneità all'incarico. Una nuova legge va bene ma le norme attuali sulla sicurezza sul lavoro permettono già di intervenire. Spostando dai settori a rischio e magari mettendo in smart working il lavoratore che non si vaccina. E se problemi organizzativi rendono quell'intervento impossibile ci sono le ferie obbligate e l'aspettativa obbligatoria senza assegni».