Pensioni a 65 anni per le donne del PI: le risorse sottratte vanno restituite alle donne in termini previdenziali
8 giugno
08 Giugno 2010
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Nonostante le rassicurazioni dei Ministri competenti, il Governo riferisce di “non aver trovato margini di trattativa con l'Unione Europea” e che si vedrà “costretto” ad elevare l'età pensionabile delle donne a 65 anni a partire dal 2012.
Sembrerebbe di una decisione presa a malincuore contro la volontà del Governo stesso.
Se così è il Governo lo dimostri mettendo in opera adeguate compensazioni che consentano, tra l'altro, di pervenire al vero obiettivo della sentenza della Corte europea: l'abolizione delle discriminazioni pensionistiche tra uomini e donne.
Si richiedono provvedimenti concreti quali:
- l'abolizione per le pensioni di vecchiaia delle donne delle finestre di uscita recentemente introdotte
- l'incremento delle pensioni di vecchiaia delle donne di una percentuale pari alla differenza media tra le pensioni tra uomini e donne
- compensazioni in termini di anzianità contributiva con provvedimenti quali il riconoscimento gratuito di un ulteriore anno di contribuzione per ogni gravidanza
- accesso agevolato all'istituto del riscatto.
Il problema del differenziale pensionistico tra uomini e donne non può certo esaurirsi con il solo prolungamento dell'età pensionabile, ma con adeguate compensazioni.
Verificheremo se il “il rammarico del Governo” esiterà in provvedimenti concreti o se la sentenza UE rappresenta solo un'ulteriore ghiotta occasione per recuperare risorse a scapito delle donne del pubblico impiego.