Certificati online: non era solo una questione di sanzioni

6 aprile

06 Aprile 2011

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Quanto paventato dall'ANAAO ASSOMED riguardo alle conseguenze dell'introduzione “forzata” della trasmissione telematica dei certificati di malattia, si sta palesando in tutta la sua gravità nei Pronto Soccorso degli ospedali italiani.

Le recenti prese di posizioni di molti direttori generali e di Regioni del nord Italia, proprio dove secondo la commissione tecnica la procedura avrebbe dovuto aver raggiunto elevati livelli di funzionalità, fanno riflettere sull'effettivo stato delle cose.

E' diventato palese che il sistema informatico non è in grado di sopportare l'enorme flusso di dati, tanto che vengono segnalati quotidianamente gravi disservizi ed impossibilità di utilizzare il sistema dagli ospedali di tutto il Paese. Allo stesso tempo sta aumentando la “pressione” sui Pronto Soccorso a fini puramente amministrativi con allungamento dei tempi di attesa ed aumento dei contenziosi con i cittadini.

Non giovano i toni trionfalistici dei messaggi inviati dal Ministro della Funzione Pubblica e soprattutto dall'ultima circolare (n. 4-2011) che induce gli utenti a “pretendere” l'invio telematico malgrado i Pronto Soccorso non siano, nella stragrande maggioranza, ancora in grado di assicurare tale servizio o possano cimentarsi solo distogliendo molto tempo all'attività assistenziale.
In condizioni di cronico congestionamento delle strutture, con tempi d'attesa sempre più lunghi, carenze di organico che costringono a turni massacranti, locali trasformati in corsie con barelle al posto dei letti, i medici di PS devono oggi far fronte anche alle richieste, peraltro legittime, di ottenere l'invio telematico delle certificazioni. Tutto ciò a scapito dei bisogni sanitari degli utenti.

L'ANAAO ASSOMED ha più volte sostenuto che, nel rispetto del codice deontologico, le certificazioni non devono determinare alcuna ricaduta negativa sui livelli assistenziali e che occorre ripensare ruoli e compiti del Pronto Soccorso individuando strategie alternative fino alle autocertificazioni per malattie di breve durata.

I fatti dimostrano che non si tratta solo di difendere i medici dalla minaccia, peraltro inconsistente per riconoscimento delle stesse Regioni, di sanzioni, quanto di affrontare le ripercussioni sui tempi di cura ed assistenza in condizioni di emergenza e urgenza che il nuovo sistema comporta.
Purtroppo il Ministro Brunetta ha pensato che “stemperare” i toni sulle sanzioni fosse l'unico obiettivo delle nostre motivate proteste a fronte di una marcia a tappe forzate per la certificazione on line.

Tocca adesso alle Regioni intervenire per evitare che la rete deputata ad assistere i cittadini in condizioni di urgenza clinica non rimanga travolta da una anomala onda amministrativa con un rapporto costi-benefici negativo per cittadini ed operatori.