Dpef e sanità: finanziamenti certi e adeguati per il Ssn
1 agosto 2006
01 Agosto 2006
Il programma con il quale l’Unione ha vinto le elezioni politiche in tema di sanità faceva propria la necessità di garantire i LEA e non certo al ribasso, aumentare il finanziamento del SSN portandolo in tendenziale allineamento alla media UE, investire in sanità anche per rilanciare lo sviluppo del Paese avviando un piano di innovazione strutturale e tecnologico.
Contenuti ribaditi autorevolmente dalle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio dei Ministri e dalla recente audizione al Parlamento del Ministro alla Salute,concordi nel sottolineare il compimento di una rivoluzione copernicana: la centralità della sanità come fattore di sviluppo e di crescita del Paese e non solo spesa.
A fronte di solenni intenti manca, però, nel DPEF una chiara indicazione della cifra impegnata per il finanziamento della Sanità. Il che non dà al sistema quella certezza di risorse finanziarie di cui ha bisogno togliendo anche credibilità alle dichiarazioni del Ministro a proposito della volontà del Governo di “individuare nel 6,6% del Pil per il triennio 2007/2009 un punto di partenza per la programmazione dei piani e delle politiche regionali, cui affiancare un fondo “straordinario” per le Regioni che presentano grandi criticità finanziarie con l’obiettivo dell’azzeramento del debito entro il 2009”. Ed elude la necessità di una valutazione condivisa con le Regioni del fabbisogno di spesa, anche attraverso un riesame dell’appropriatezza dei LEA tenendo conto del consuntivo 2006.
Se gli impegni assunti non vengono inseriti nel DPEF si registra una sconfitta per il SSN costretto, per ottenere risorse certe ed adeguate alla propria sopravvivenza ed all’auspicato rilancio, a competere con altri nel prevedibile assalto alla diligenza della prossima,difficile,legge finanziaria. Allorquando nei partiti della coalizione affioreranno con prepotenza gli interessi che ciascuno rappresenta, chi rappresenterà gli interessi del sistema sanitario,degli operatori, dei medici e dei malati che non costituiscono un partito?
Il servizio sanitario italiano ,pur non potendo ignorare il quadro di compatibilità connesso alla situazione economica del Paese, non può essere ridotto in un agglomerato di costi da tagliare che non tiene conto delle specificità del suo mandato di rispondere ad un bisogno fondamentale dei cittadini riconosciuto dalla Costituzione e del fatto che oggi non spende certo di più di quello che spendono altri Paesi europei a noi comparabili per caratteristiche socio-economiche.
Il Governo non può non sentirsi vincolato alla realizzazione del suo programma ed alla necessità di dare risposte alle attese del mondo sanitario pervenendo fin da ora ad una definizione certa e stabile delle risorse disponibili per il triennio 2007-09 che consenta alle Regioni una adeguata programmazione nell’ambito di un nuovo patto per la salute.
In tal senso l’ANAAO-ASSOMED chiede al Governo di tenere fede alle promesse avanzate prima, durante e dopo la campagna elettorale, per continuare a difendere un’idea di medicina pubblica che garantisca il diritto alla salute dei cittadini, ancorché malati, all’interno di un SSN economicamente sostenibile, equo e solidale.