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02/09/2025

In studio o in ospedale: fino al 60% del lavoro dei medici è burocrazia - Anaao su IL SOLE 24 ORE

di Ronchetti Natascia

IL FOCUS

Prenotazioni prioritarie, certificazioni di invalidità, di infortunio o per la richiesta di ausilio alimenti speciali, piani terapeutici, trascrizioni di prescrizioni specialistiche, vari moduli da compilare per l'assistenza domiciliare integrata. E poi i certificati di malattia. «Mediamente su una quarantina di visite che eroghiamo in ambulatorio una trentina sono per rilasciare un certificato di malattia, quando in altri Paesi Europei, in primis Francia e Germania, per i primi giorni basta l'autocertificazione: la verità è che siamo soffocati dalla burocrazia, assorbe ormai il 6o% del nostro lavoro di medici di famiglia», dice Giuseppina Onotri, segretaria generale del Sindacato medici italiani (Smi). Proprio la Smi ha recentemente presentato ai gruppi parlamentari della maggioranza e dell'opposizione la richiesta, sostenuta da 3o mila firme, di allineare l'Italia all'Europa, introducendo l'autocertificazione per i primi tre giorni di assenza dal lavoro dovuta a malattia. «Sarebbe un modo per sgravarci e avere più tempo da dedicare all'assistenza dei pazienti», aggiunge Onotri. Nulla di fatto. La burocrazia è sempre lì, impietosa. Un carico da novanta contro l'efficienza del Ssn, come denunciano da tempo gli operatori sanitari, tra medici e infermieri.

Procedure farraginose negli ospedali Il problema non riguarda solo la medicina territoriale. «Il tempo effettivo di visita dei pazienti è pari al 30-35% del totale, il resto è fagocitato dalla burocrazia», dice Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao, il principale sindacato dei medici ospedalieri. «Per non parlare - prosegue Di Silverio - di tutti gli adempimenti richiesti per le dimissioni, tra la compilazione delle cartelle dei pazienti, il collegamento sempre lento alle varie piattaforme per eventuali piani terapeutici, la raccolta dei dati, la comunicazione alla direzione sanitaria e se necessario alla Medicina del Lavoro. E l'intelligenza artificiale non è ancora utilizzata per snellire». Con l'aggravante, secondo i medici, dell'introduzione, da parte di alcune Regioni, dei cosiddetti "tempari", che stabiliscono un lasso di tempo obbligato per effettuare una visita, nelle varie discipline. Sono stati pensati per sfoltire le lunghe liste d'attesa per accedere alle prestazioni che affliggono la nostra sanità pubblica. «Ma questo senza snellire la burocrazia - osserva Di Silverio -: assistiamo a una progressiva burocratizzazione. E va ricordato che i medici devono compilare la documentazione in modo molto preciso anche a fronte di eventuali contenziosi medico-legali».

Piani terapeutici: l'apice della burocrazia L'anno scorso fu il centro studi di Cgia di Mestre a quantificare il costo della burocrazia per la sanità: 25 miliardi. E nella montagna di procedure inutili spicca, secondo Filippo Anelli, presidente di Fnomceo (Federazione degli Ordini dei medici), il caso dei piani terapeutici, che generalmente riguardano i malati cronici. «Il piano dura solo sei mesi poi devi ripetere tutta la trafila per erogare al paziente il farmaco di cui ha bisogno e che è un suo diritto ricevere - dice Anelli -. Eppure siamo ancora in attesa dell'approvazione dell'emendamento al disegno di legge sulle prestazioni sanitarie che consentirebbe dopo due annidi non doverlo più rinnovare. E questo significherebbe liberare tempo per cinque milioni di visite specialistiche».
Il tempo "rubato" all'assistenza infermieristica Recentemente una ricerca dell'Università di Torino ha rilevato che il 25% del tempo di lavoro degli infermieri, in Piemonte, è assorbito da incombenze non di assistenza. «La burocrazia rientra a pieno titolo tra i fattori che determinano le missed care, ovvero le cure infermieristiche mancate - conferma Barbara Mangiacavalli, presidente di Fnopi, Federazione degli Ordini degli infermieri -. Questo con molteplici conseguenze negative sia per i pazienti che per lo stesso personale infermieristico. Per questo è utile prevedere modelli nuovi, che contemplino profili amministrativi all'interno dei luoghi di cura e di degenza e al contempo maggiore personale di supporto agli infermieri».

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