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04/06/2024

Decreto anti-liste d'attesa, Pierino Di Silverio (Anaao): “È pieno di cose già previste e senza coperture” LA STAMPA

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Ecco perché il segretario nazionale dell’Anaao, il più forte sindacato dei camici bianchi ospedalieri, boccia i piano appena varato dal Governo

di PAOLO RUSSO

Cosa vi piace e cosa no di questo pacchetto anti liste di attesa?
«Parliamo di un decreto che è stato svuotato dei pochi incentivi economici e peraltro con coperture finanziarie pressoché inesistenti. Vengono salvate dai tempi lunghi del disegno di legge norme di riorganizzazione, peraltro già previste da tempo, che non risolveranno il problema liste di attesa. Tra le disposizioni finite nel decreto legge spicca una task force di controllo dell'attività intramuraria del medico come se i controlli già non fossero previsti, e attuati. Semmai il controllo andrebbe fatto alle aziende sanitarie, non ai professionisti. In sostanza si cerca di individuare nei medici e dirigenti sanitari un capro espiatorio per disservizi dovuti ad anni di mala gestione e disinvestimenti nella sanità pubblica. Francamente questo è inaccettabile. Di positivo c’è la flat tax al 15% per le prestazioni aggiuntive erogate dai medici e l’abbattimento del tetto di spesa per il personale a partire dal 2025. Anche se su questo occorrerà poi vedere il decreto attuativo che definirà i fabbisogni».

Perché la defiscalizzare gli straordinari dei medici è così importante?
«Perché defiscalizzare inizialmente l'attività straordinaria e poi quella ordinaria è un segnale di riconoscimento del lavoro dei professionisti. Senza incentivi economici non si può rendere appetibile una professione ormai disgregata e destrutturata».

Cosa ne pensa della norma salta-coda che consente al cittadino di andare gratis dal provato quando i tempi massimi di attesa vengono sforati?
«Parliamo di una norma risalente al 1998 e rappresenta la garanzia che l'attività del medico e del dirigente sanitario sia assicurata. Occorre sburocratizzarla per renderla fruibile perché contiene passaggi di difficile attuazione per i cittadini».

Si parla di un nuovo innalzamento del tetto di spesa per il privato convenzionato. Per il ministro non c’è niente da scandalizzarsi perché il convenzionato sempre nel perimetro pubblico lavora. Concorda?
«Alzare il tetto per la sanità accreditata con le poche risorse a disposizione è una scelta politica che non condividiamo, anche se l’aumento è stato in extremis inserito nel ddl anziché nel decreto. Il privato accreditato, è bene ricordarlo, ha già avuto 620 milioni dalla legge finanziaria. Pensiamo sia invece necessario investire sui professionisti e stabilire urgentemente regole ferree per le prestazioni erogate nel privato accreditato per garantire che sia data la precedenza alle prestazioni gratuite e pubbliche».

Nel ddl si dice che per frenare il fenomeno dei gettonisti la Asl possono assumere personale con contratti di lavoro autonomo? Può essere la soluzione al problema?
«Ci sembra che si faccia rientrare dalla finestra ciò che si è cercato di far uscire dalla porta. Da un lato si combatte il gettonista ovvero il lavoro interinale e a cottimo, dall'altra si liberalizza la possibilità di fare contratti in libera professione al singolo professionista. Non capiamo se la lotta allora è alle cooperative o al lavoro a cottimo. In questo modo si destruttura il lavoro dipendente dimenticando che la presa in cura del paziente è un percorso che non si esaurisce con la visita ma inizia dalla visita stessa».

 

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