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03/04/2023

Record di iscritti al test di Medicina. Ma uno studio rivela: in 32mila rischiano di essere disoccupati nel 2030 - LA STAMPA

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L’allarme è dell’Anaao, il sindacato dei medici ospedalieri: a partire dal 2027 andrà diminuendo l’ondata dei pensionamenti

Mentre è boom di aspiranti medici i ministeri di Salute e Università si apprestano ad aumentare del 20-30% i posti nelle facoltà di medicina. Un’infornata di camici bianchi allettati dalla prospettiva del lavoro sicuro, ma che dal 2030 in 32mila rischiano invece di restare disoccupati, mette in guardia un meticoloso studio dell’Anaao, il sindacato dei medici ospedalieri. Questo perché da qui a quella data usciranno dalle scuole di specializzazione i giovani dottori che hanno beneficiato del sensibile aumento delle borse di studio mentre a partire dal 2027 andrà scemando l’ondata dei pensionamenti. Calcoli da riguardare con scrupolo prima di affrontare un percorso universitario che tra laurea e specializzazione arriva a durare ben 11 anni.

Spinti invece dalla narrazione che vedrebbe ospedali e cliniche contendersi i medici italiani, è record di ragazzi che si iscrivono ai nuovi test on line per accedere a medicina, la cui prima sessione si terrà dal 13 al 23 aprile e che sostituisce il vecchio quizzone nazionale. Gli aspiranti medici sono al momento 70mila. Dato destinato ancora a crescere ma già nettamente superiore a quello dello scorso anno, quando alla sessione unica di settembre parteciparono in 65mila, anche se poi a presentarsi sono stati in 54mila. Così al Mur, in accordo con il dicastero di Orazio Schillaci, si sta lavorando per aumentare i posti in facoltà dai 14.787 decisi a febbraio a 19mila, 4mila in più del 2022. “Tradurremo in numeri le esigenze assistenziali”, assicura l’ex Rettore della Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio, che presiede il tavolo sulla riforma per l’accesso a medicina. “La nostra proposta verrà quantificata in maniera precisa con l’aiuto di Regioni e Istat, oltre che di un algoritmo del ministero della Salute che definisce i fabbisogni”, assicura.

Ma quello che gli esperti chiamano “imbuto formativo” , ossia l’errata programmazione del numero di medici da formare che li ha fatti poi scarseggiare sul mercato, rischia domani di trasformarsi in “imbuto lavorativo”, ossia in disoccupati. A dirlo è uno studio dell’Anaao-Assomed, il principale sindacato dei camici bianchi ospedalieri. Tanto per cominciare già oggi, con il 4 per mille della popolazione generale, il nostro numero di medici non è, come invece si dice, inferiore a quello della media europea, secondo gli ultimi dati Ocse. Anche se la carenza non c’è se si guarda al complesso dei camici bianchi, ma è evidente in alcune specialità, che sono poi quelle meno attrattive per i giovani perché vi si fa poca attività privata. Così in medicina di emergenza e urgenza, virologia e patologia clinica, tra il 60 e il 70% dei contratti di specializzazione non vengono assegnati perché nessuno si presenta.

Detto questo oggi i medici in Italia sono 241mila e i nuovi iscritti a Medicina dal 2021 al 2030 saranno circa 145mila, dei quali il 94% completerà il percorso, ossia 136mila. Di questi 103mila diventeranno specialisti, e 21mila lo saranno in medicina generale. Nello stesso periodo di tempo in pensione andranno in 113mila. Quindi già così nel 2030 si prospetta un sovrannumero tra iscritti a medicina e medici da sostituire di 32mila camici bianchi, che rischiano di ritrovarsi senza lavoro. A meno che non scelgano di specializzarsi in quei settori oggi snobbati dai neo laureati perché poco attrattivi da un punto di vista economico.

“Un apprezzabile incremento degli ingressi al corso di laurea in Medicina e Chirurgia – afferma Carlo Palermo, tra i curatori dello studio ed ex segretario nazionale e dell’Anaao- potrebbe essere giustificato solo al fine di avviare un rafforzamento degli organici per far fronte ad eventuali nuove gravi emergenze sanitarie, ad esempio per terapie intensive e sub-intensive, o per fronteggiare le esigenze derivanti dalla realizzazione del Pnrr, assumendo personale medico per Ospedali e Case di comunità. O ancora per dare risposta alle richieste di prestazioni sanitarie legate all'invecchiamento progressivo della popolazione”. In ogni caso, un aumento del 20-30% delle iscrizioni a Medicina, “senza un intervento costoso sui corsi di formazione post-lauream - per Palermo- rischia di creare, tra 6 o 7 anni, un nuovo “imbuto formativo” e successivamente, persistendo le attuali limitazioni alle assunzioni del personale sanitario, un “imbuto lavorativo”, con circa 19mila laureati l’anno a fronte di una offerta di formazione post-lauream ferma a 16.600. E questo non farà altro che incentivare ulteriormente i medici a emigrare verso paesi europei o extraeuropei”. Dove in dieci anni sono sbarcati già 11mila dottori formati in Italia al costo per lo Stato di 150mila euro. Che è come regalare 1.500 Ferrari l’anno a Inghilterra, Germania e Svizzera, mete preferite dai nostri camici bianchi in cerca di soddisfazione oltre confine.

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