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31/03/2023

Specializzandi in ospedale: le università bloccano tutto. Anaao Giovani su Il Fatto Quotidiano

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CARENZA DI PERSONALE La legge consentirebbe assunzioni a tempo determinalo di 25 mila giovani tra il terzo e quinto anno, ma gli atenei quasi sempre negano l'autorizzazione»

La chiameremo Federica, è una giovane dottoressa all'ultimo anno di specializzazione in Cardiologia di una università del Centro Italia. Al terzo anno, ha partecipato a un concorso per essere assunta in una azienda ospedaliera del Friuli-Venezia Giulia, che nel febbraio del 2022 l'ha contattata per l'incarico. "Ho comunicato alla direttrice della scuola la volontà di accettare, lei mi ha risposto che a norma di legge non potevacerto impedirmelo.Anegarmi il nullaosta è stato invece il rettore: si è rifiutato di stipulare l'accordo con la Regione. Sì, mi sono rivolta anche a un avvocato ma la materia è davvero poco conosciuta. Alla fine, stremata, ho gettato la spugna. Anche perché avevo paura di ritorsioni".

COME FEDERICA, migliaia di altri specializzandi si vedono negare dagli atenei le autorizzazioni. Questo nonostante il cosiddetto decreto Calabria, approvato nel dicembre del 2018, ne preveda il reclutamento, a partire dal terzo anno, da parte di tutti gli ospedali che fanno parte della rete formativa di una scuola di specializzazione della stessa branca medica. E a dispetto dell'accordo quadro tra lo stesso Mur e il ministero della Salute. Intesa che per evitare eccessi di discrezionalità stabilisce che la scuola di specialità deve redigere "entro 15 giorni dalla richiesta dell'azienda sanitaria interessata, un progetto formativo individuale, da allegare al contratto di lavoro". Attualmente sono quasi 25 mila gli specializzandi, dal terzo al quinto anno (nelle varie branche) che potrebbero essere assunti negli ospedali per tamponare le falle del sistema sanitario pubblico, avvitato in una crisi senza precedenti a causa del sottofin amiamento e della gravissima carenza di personale medico e infermieristico. "Invece gli atenei hanno da tempo alzato un muro, del tutto illegale, perché non vogliono vedersi sottrarre manodopera a basso costo per produrre ricerca o pubblicazioni", dice Giammaria Liuzzi, segretario nazionale dei giovani di Anaao, sindacato dei medici ospedalieri. Qualche giorno fa anche Fabio De Iaco, primario del Pronto soccorso dell'ospedale Maria Vittoria di Torino uno dei tanti Ps del Paese devastati dalla mancanza di medici, e infermieri si è visto negare tre specializzandi in Medicina di Emergenza-urgenza. Ed è questa la causa all'origine del ricorso in Calabria tanto contestato e discusso ai medici cubani (ora sono una cinquantina) che stanno prestando servizio negli ospedali dell'area. La Regione aveva fatto un avviso pubblico per la ricerca di specializzandi: avevano risposto in oltre 500 male università hanno rifiutato il nulla osta. I motivi? C'è chi (Università di Perugia) nega l'autorizzazione "in considerazione del fabbisogno nel territorio regionale umbro". Chi (La Sapienza di Roma) semplicemente dice di non voler stipulare accordi con "Regioni diverse da quelle in cui insistono le strutture della rete formativa delle proprie scuole di specializzazione".

L'UNIVERSITÀ di Bologna ha detto no a un accordo con le Regioni Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Liguria (delibera del 24 ottobre del 2022). L'Università di Siena "non stipula convenzioni con altre Regioni" che non siano la Toscana. Addirittura, l'Università di Torino scrive che il "decreto Calabria è autorizzabile solo in Piemonte e in Valle d'Aosta". Più o meno la stess a risposta che viene data dall'Università di Catanzaro. Cosa dice il decreto Calabria? Che gli specializzandi, a partire dal terzo anno, possono partecipare ai concorsi pubblici e in caso di idoneità essere inseriti in una graduatoria separata alla quale possono attingere le aziende sanitarie per assumerli con un contratto a tempo determinato, che diventa indeterminato al conseguimento del titolo. Norma, almeno finora, largamente disattesa.

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