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13/09/2022

Legge sulla Concorrenza. Per il Ssn un’occasione mancata. QUOTIDIANO SANITÀ

L’approvazione in via definitiva della Legge sulla Concorrenza è senza dubbio un provvedimento   importante che va nella direzione del complesso di riforme richieste dall’Europa.
Per quanto riguarda la sanità sono tre gli articoli approvati, il primo dei quali prende in considerazione l’accreditamento istituzionale da parte delle Regioni, da concedere in base alla qualità e ai volumi dei servizi da erogare, ai risultati, agli esiti e alla valutazione in termini di qualità, sicurezza ed appropriatezza. Riguarda i soggetti privati - strutture sanitarie e socio-sanitarie, professionisti sanitari, organizzazioni autorizzate per l'erogazione di cure domiciliari – da individuare da parte delle Regioni o dall’azienda sanitaria locale mediante procedure trasparenti, eque e non discriminatorie, previa pubblicazione di criteri oggettivi di selezione. Detta norme in materia di pubblicazione dei bilanci certificati, dati sugli aspetti qualitativi e quantitativi dei servizi erogati e dell’attività medica svolta. Modifica la disciplina che prevede l'istituzione dell'osservatorio dei fondi sanitari integrativi doc del Servizio Sanitario Nazionale, osservatorio non ancora costituito.

In pratica un provvedimento corposo che tuttavia rimane purtroppo incompleto.

Se doverosa era infatti la revisione dell’accreditamento e del convenzionamento delle strutture e dei soggetti privati finora gravati, come da più parti indicato, da eccessiva discrezionalità politico-amministrativa, non c’è dubbio che proprio la revisione appare incompleta perché manca di prendere in considerazione il Personale, il capitale umano, quegli eroi di un recente passato   protagonisti del funzionamento delle strutture e dell’effettuazione delle prestazioni.

Di certo sembrano eccessive le preoccupazioni diffuse su queste colonne (QS 21 luglio) di quanti paventano ricadute negative sulla popolazione impedendo all’intero sistema sanitario italiano di ripartire, o che sostengono che non si può trattare la salute alla stregua di qualsiasi altro bene e servizio commerciale venendo a minare le fondamenta della nostra Costituzione che riconosce il diritto alle cure, un bene inalienabile e un diritto fondamentale degli individui (art 36). Invocando anche la direttiva Bolkestein, che esclude i servizi sanitari dalle materie soggette a concorrenza preoccupandosi delle conseguenze distorsive sul regolare funzionamento del mercato sanitario perché la salute è un bene pubblico e in sanità le regole del mercato falliscono".

Preoccupazioni legittime ma che non risultano coerenti con i comportamenti.

La sanità non è un libero mercato in cui l’iniziativa economica non è libera ed in particolare le prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale sono un servizio pubblico ancorchè prestato da strutture pubbliche e private accreditate ad opera, in queste ultime, di Personale, medici e sanitari che concorrono a rendere accreditabili le strutture, operano per conto del SSN, ma con trattamento normativo e retributivo da libero mercato, in contraddizione con le preoccupazioni manifestate.

Per questo il provvedimento che si preannunciava di grande interesse, proprio per quella revisione dell’accreditamento capace di rendere ancora più chiare regole peraltro presenti ma non applicate, appare quanto mai incompleto e deludente.

E pensare che la Legge fa proprio l’obiettivo indicato dal PNRR ovvero in ambito sanitario, con riguardo all'erogazione dei servizi a livello regionale, occorre introdurre modalità e criteri più trasparenti nel sistema di accreditamento, anche al fine di favorire una revisione periodica dello stesso, sulla base dei risultati qualitativi ed effettivamente conseguiti dagli operatori. Operatori quali attori principali dell’erogazione delle prestazioni e responsabili dei risultati conseguiti.

L’attenzione è stata invece rivolta solo al possesso dei requisiti strutturali (peraltro importanti) e alle prestazioni garantite sotto il profilo di qualità, appropriatezza, sicurezza e remunerate in modo analogo nei confronti del pubblico e del privato, trascurando il Personale e rinunciando a fare chiarezza sui requisiti di accreditamento e della sua gestione. Gestione che rappresenta una delle leve più importanti ai fini della concorrenza con finalità interne alle strutture in ordine alle differenti posizioni, ruoli e responsabilità, e competitività con l’esterno nel confronto ad esempio tra quali diritti normativi e quanto viene corrisposto ad un dipendente che ricopre un determinato ruolo nel pubblico in confronto alle reali condizioni del lavoratore di una struttura privata. Nell’ambito delle quali il Personale non sembra essere tenuto molto in considerazione.

Basti pensare al contratto dei Medici fermo tuttora inspiegabilmente al 2005.

Occasione mancata dunque. Innanzitutto per non aver aderito alla nostra proposta di emendamento finalizzata a valorizzare ruolo e competenze del Personale che eroga il servizio all’interno delle strutture accreditate, consentire una valutazione della qualità e sicurezza delle strutture accreditate sottolineando in particolare la valutazione comparativa che deve riguardare il rapporto tra qualità e costo del lavoro, con riguardo al costo del personale e alla quantificazione della tariffa. E` illegittimo, infatti, procedere a definizioni arbitrarie del costo del lavoro da parte delle strutture accreditate in ambito di prestazioni erogate per conto del SSN, senza tener conto delle regole normative e della media dei trattamenti economici in vigore nell’ambito del SSN che, come più volte affermato, si devono riferire alle voci stipendiali fondamentali lasciando il trattamento complessivo alla libera contrattazione.

E occasione mancata anche per non aver preso in considerazione quanto richiesto dal Manifesto dei Medici Italiani, sottoscritto da tutti i medici della dipendenza e delle convenzioni nell’ambito della conferenza FNOMCEO svoltasi a Roma nell’aprile scorso:

“Prevedere per il personale medico dipendente del privato, accordi contrattuali omogenei all’interno del SSN, pubblico e privato, garantendo una adeguata dotazione qualitativa e quantitativa degli organici, un trattamento retributivo equiparato al settore pubblico, l’equiparazione dei titoli di carriera pubblico privato”.

La Legge avrebbe potuto dare avvio a quel riassetto istituzionale del rapporto pubblico/privato da più parti invocato e ad oggi privo di governance. Davvero un’occasione mancata.

Fabio Florianello, Sanità Privata Accreditata - ANAAO ASSOMED
Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED

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