Dicono di noi
02/09/2022

Il ciglio del burrone e il Pnrr

di Francesco Medici

Gentile direttore,
si dice che la “politica” per governare i popoli, li debba far vivere sempre nell’incertezza, nella paura. L’esempio che viene fatto è quello di un popolo terrorizzato costretto a camminare al ciglio di un burrone (il terrore è dato per esempio da inflazione, povertà, guerra, Covid).

Per non cadere si guarda in basso, si cammina rasenti le pareti, si rimane ipnotizzati dal ciglio del burrone e non si ha il coraggio di alzare lo sguardo, vedere per esempio dove porta la strada, o semplicemente progettare, programmare, guardare lontano, pensare al futuro.

Il futuro sembra non esserci, si vive nel presente, nel panico.

Oggi per esempio, nella sanità il Covid ha compattato le truppe dei medici, tutti.

Abbiamo affrontato la pandemia mentre il decisore politico programmava cose sbagliate o non assumeva i provvedimenti necessari per il futuro del SSN.

Chi avrebbe dovuto vegliare, controllare, proporre opporsi ha pensato bene di combattere la battaglia della sanità a tutela dei cittadini (giusto) dando poca importanza ai provvedimenti assunti dalla politica o peggio quelli non assunti (sbagliato).

Abbiamo tutti, io per primo, guardato il ciglio del burrone.

Si è detto: protesteremo a pandemia finita, peccato che il Covid la pensi diversamente.

Un esempio tra tutte le decisioni potenzialmente dannose: il PNRR, tanto atteso, per la sanità è, non solo poco utile per il “territorio”, ma potenzialmente molto dannoso per gli ospedali.

Costruire strutture (case della salute e ospedali di comunità) fa sì guadagnare imprese e permette alla politica regionale di “gestire appalti”, creando lavoro per qualche anno, ma, se tutto andrà bene, ci consegnerà strutture territoriali che non si saprà poi come gestire. Ma soprattutto con quale personale gestirle.

Ci andranno i medici di famiglia? Verrà cambiato il loro contratto di lavoro? Dubito.

Di sicuro ci andrà il privato o cooperative di servizi tanto per non cambiare. Nulla di nuovo anche se determinerà un ulteriore impoverimento per la sanità pubblica. Ma privato o pubblico che sia ci andranno molti infermieri abbagliati da carriere professionali che li avvicinano alla dirigenza.

Fantascienza, no, cronaca: vedi esperimento in Lombardia di Letizia Moratti, in merito all’avvio della sperimentazione in alcune Asst: “Gli infermieri saranno impiegati anche in tema di cure primarie, offrendo supporto e supplenza per affrontare la carenza di medici di medicina generale”

Chi si è sfatto due conti sa che per gestire tutte quelle strutture serviranno 20.000 infermieri che non ci sono ma che sicuramente arriveranno dagli ospedali visto che per un infermiere sarà preferibile lavorare vicino casa in una struttura residenziale che fare turni massacranti in ospedale.

Quindi il PNRR non solo non finanzia l’ospedale ma finirà per “spogliarlo” delle poche risorse che oggi ha. Peraltro l’infermiere nella struttura territoriale potrà “dirigere” più facilmente, ovvero aspirare ad una carriera dirigenziale, fare il “piccolo medico” sogno di molti.

Secondo problema: anche se vi fossero gli infermieri necessari, con quali soldi si pagano se non si aumenta il fondo sanitario nazionale con idonee risorse dedicate? Il Fondo sanitario nazionale da conti fatti da Anaao tenderà a scendere nei prossimi anni, non a salire. Allora la risposta è che si pagano con il fondo sanitario in essere.

Quindi o si toglieranno soldi all’assistenza o agli stipendi di altre categorie (immaginate quali?).

È già uscito il cosiddetto decreto 71 diventato poi 77 che dovrebbe riformare la medicina del territorio. È attuabile? Possibile che esca un PNRR prima e un decreto poi senza aver sentito, ascoltato prima le Organizzazioni Sindacali? Lo stato di emergenza giustifica questi scempi prima di tutto istituzionali? Si è approfittato dell’emergenza Covid?

Serve un tavolo prima di tutto tra le professioni: medici ospedalieri, del territorio, infermieri.

Serve una forte controproposta unitaria, e se necessario uno sciopero Covid o non Covid.

Serve far capire ai colleghi che si deve protestare non solo per qualche soldo in più (ma anche per quello visto che il nostro contratto è già scaduto ed il tavolo negoziale ancora non è stato convocato anche perché i soldi sono stati stanziati per il 2023!

Si deve scioperare per bloccare le “cattedrali nel deserto”. I soldi pubblici sono anche nostri.

Si deve scioperare per poter assumere il numero di medici infermieri necessari non per le cattedrali ma per potenziare anche gli ospedali asfittici.

Va riscritto il decreto 70 e previsti 4.0 posti letto per mille abitanti. Vanno in sintesi riscritte le regole che governano l’ospedale.

Si deve scioperare perché nei “tavoli tecnici”, siedano anche rappresentati dei lavoratori. Agenas, per esempio, non può continuare ad essere una struttura chiusa in sé stessa o aperta solo alle clientele politiche.

Si deve scioperare per avere tavoli multidisciplinari a livello regionali che “Condividano” con le OOSS e non subiscano la programmazione regionale.

Si deve scioperare per esserci, venire ascoltati come il governo fa con le parti sociali, mostrando rispetto e anche, se vogliamo, gratitudine (che meritiamo).

Si deve scioperare per far sapere all’Europa che stiamo buttando i soldi del PNRR, visto che non vi è una programmazione ed un finanziamento coerente sul personale (come denunciato dalla regione Campania).

Si deve scioperare per una legge che stabilisca che il FSN deve prevedere un finanziamento pari a quello degli altri paesi CEE.

Si deve scioperare perché l’inflazione erode anche le nostre buste paga e l’idea di aiutare SOLO gli stipendi più bassi non ci sta bene.

Si deve scioperare perché il burrone è solo un’illusione ottica, utile solo a non farci vedere che la strada tracciata porta alla fine della sanità pubblica.

Francesco Medici

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