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09/06/2022

La crisi sanitaria in Italia. Intervista a Palermo su Italian Medical News

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Il Dott. Carlo Palermo, Segretario nazionale Anaao Assomed, evidenzia le numerose cause scatenanti di un fenomeno sempre più preoccupante

Che l’attuale Servizio sanitario nazionale sia in crisi non è di certo una novità. Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito a numeri impietosi: strutture ospedaliere che chiudono in continuazione, carenza di personale in continuo aumento e posti letto sempre più introvabili. Per fare solo alcuni esempi sono oltre 50.000 le figure sanitarie in meno rispetto ai primi anni 2000. È per questi motivi che Italian Medical News ha intervistato il Dott. Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed, il quale ha rilasciato una serie di considerazioni in merito ad un problema ed una crisi ormai sotto agli occhi di tutti. 

Dottore, quali sono secondo lei le cause di questa crisi?
“Le cause vengono da lontano. Bisogna risalire al periodo della ‘spending review’ che ha determinato un rallentamento rispetto a quelle che erano le necessità dei flussi economici rispetto ad un settore così importante come quello sanitario. La riduzione di questi flussi economici ha causato dei fatti, negativi, concreti. Innanzitutto il blocco del turnover che ha causato circa 50.000 figure sanitarie in meno nel giro di 10 anni, precisamente tra il 2009 e il 2019. A questi numeri spaventosi aggiungiamo quelli dei posti letto: circa 85.000 posti letti in meno a partire dall’inizio del nuovo secolo. Si è verificata una destrutturazione, lenta ma progressiva e inesorabile, della capacità di offerta dei servizi del sistema sanitario nazionale. Questo è il dato di partenza”.
“C’è bisogno di incrementare in modo consistente i contratti di formazione specialista post-laurea”

Se questo è il dato di partenza, esistono anche altre cause quindi?
“Assolutamente si. C’è stato innanzitutto un grossolano errore nei processi di programmazione della formazione post-laurea. C’è bisogno di incrementare in modo consistente i contratti di formazione specialistica post-laurea portandoli da 6.000 a 18.000, e su questo pare che con l’arrivo del ministro della Salute Speranza si stia muovendo qualcosa. Un altro elemento fondamentale del fenomeno della crisi sanitaria sono gli eccessivi carichi di lavoro: non c’è una sostituzione adeguata dei medici e degli infermieri che spesso sono costretti a sostenere turni e carichi di lavoro infernali. Per esempio, la crisi dei Pronto Soccorso, che si può dire sia lo specchio della crisi del Ssn, è prevalentemente legata al fatto che i medici, gli infermieri ecc. sono costretti a svolgere 7-8 turni di servizio, notturno o festivo, praticamente ogni mese”.

Il problema licenziamenti

E’ corretto affermare che dagli eccessivi carichi di lavoro scaturisca il problema dei licenziamenti?
“Certo che sì. Quello dei licenziamenti è un problema tra l’altro difficilmente prevedibile in passato, poiché nessuno poteva immaginare che un medico potesse abbandonare un posto così ambito e di sicuro prestigio sociale come il lavoro in ospedale. Se si blocca il turn-over, se si bloccano le contrattazioni, ne scaturiscono elementi di svilimento del lavoro del medico, sempre più burocratizzato e gravoso, a cui aggiungiamo anche denunce e aggressioni fisiche e verbali; da ciò risulta abbastanza evidente la fuoriuscita di una miscela esplosiva. L’esplosione è stata appunto la fuga dagli ospedali da parte di medici e infermieri. Cercano giustamente di uscire dal burnout e di raggiungere lidi più tranquilli”.
“Per far comprendere la gravità del problema dal 2019 si sono verificati oltre 8.000 licenziamenti: numeri spaventosi. Aggiungiamo anche i pensionamenti che provocano circa 4.000 uscite l’anno e il dado è tratto. Parliamo di 7.000 uscite l’anno tra pensionamenti e licenziamenti. In generale di questo passo si avrà una progressiva riduzione organica. Come già detto prima c’è bisogno di una programmazione corretta ed efficace dei neo-specialisti per iniziare a risolvere il problema”.

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