Di Silverio: "È una riforma suicida e populista. Un boomerang non solo sul piano dell’istruzione, ma anche su quello politico. Così si illudono 100mila famiglie"
Semestre aperto al posto dei test d’ingresso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria: più equità o solo una nuova selezione? A TrendSanità le riflessioni dell’Associazione Nazionale Docenti Universitari e di ANAAO ASSOMED
Un cambiamento radicale per chi sogna il camice bianco. A partire dall’anno accademico 2025/2026, l’accesso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria non sarà più regolato dai test d’ingresso tradizionali. Al loro posto nasce il Semestre aperto, con accesso libero, esami scritti e la possibilità di frequentare anche un corso di laurea affine, con il riconoscimento dei crediti formativi in caso di mancata ammissione al secondo semestre.
A firmare il decreto che rende operativa la riforma è stata la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che ha presentato la novità come una svolta nel segno del merito e della valorizzazione del tempo degli studenti.
Come funziona il nuovo sistema
Dal 1° settembre al 30 novembre, gli iscritti al Semestre aperto frequenteranno corsi su tre discipline fondamentali: Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia. Ogni materia vale 6 crediti formativi, per un totale di 18. Gli esami finali si svolgeranno in due appelli nazionali, a novembre e dicembre, con 31 quesiti per materia, tra domande a risposta multipla e completamento. Ogni prova durerà 45 minuti. I punteggi, espressi in trentesimi (con possibilità di lode), concorreranno a formare una graduatoria nazionale. Per essere ammessi al secondo semestre di Medicina, sarà necessario ottenere almeno 18/30 in tutte e tre le prove.
Per chi non dovesse superare gli esami al primo tentativo, sarà possibile ripetere il Semestre aperto fino a tre volte, anche non consecutive. Intanto, ogni studente dovrà iscriversi anche a un corso affine, scelto tra Biotecnologie, Scienze Biologiche, Farmacia, Scienze Zootecniche o alcune professioni sanitarie. L’iscrizione al corso affine sarà gratuita e non comporterà obbligo di frequenza, ma permetterà comunque di mantenere attivi i crediti già acquisiti.
Il test d’ingresso cambia forma, ma resta una selezione rigida.
In fase di iscrizione, tramite la piattaforma Universitaly, sarà necessario indicare la sede preferita per il Semestre aperto e almeno nove alternative, oltre a dieci sedi di interesse per il corso affine. Le università, in autonomia, potranno decidere come erogare la didattica (in presenza, online o in modalità mista) e dal 2026/2027 dovranno adeguare anche i piani di studio dei corsi affini.
Più equità o solo un nuovo filtro? Resta da capire se le università riusciranno a gestire l’aumento degli iscritti e se questo nuovo modello riuscirà davvero a garantire maggiore equità o se finirà per sostituire il numero chiuso con un numero programmato mascherato.
Ne abbiamo parlato a TrendSanità con Nunzio Miraglia, coordinatore nazionale dell’ANDU (Associazione Nazionale Docenti Universitari) e Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED.
Vantaggi e criticità della riforma
Per Miraglia non ci sarà alcun vantaggio, ma solo maggiori danni. «L’anno prossimo con la nuova riforma, che si ispira al modello francese, s’iscriveranno al “semestre filtro” circa 75.000 giovani e, dopo sei mesi, all’80% sarà impedito di proseguire a Medicina a causa della ghigliottina del numero chiuso. La decimazione avverrà il 20 novembre con tre esami-test nazionali: uno per ognuna delle tre materie che gli studenti avranno frequentato, con la possibilità di ripeterli il 10 dicembre. Insomma all’attuale unico test effettuato prima di entrare all’università, si sostituiranno tre test che potranno diventare sei. Va sottolineato che, di fatto, i corsi dureranno poco più di due mesi e che alla fine, per la prima volta nell’università italiana, a esaminare gli studenti non sarà il docente che avrà tenuto il corso. La valutazione avverrà attraverso un test impersonale, una modalità che palesemente mina l’autonomia e la libertà dell’insegnamento garantita dalla Costituzione».
«È una riforma suicida e populista – interviene Di Silverio. Un boomerang non solo sul piano dell’istruzione, ma anche su quello politico. Si stanno illudendo forse 100mila famiglie, facendo credere che i loro figli entreranno a Medicina. Ma il test non è stato davvero abolito: dopo il primo semestre dovranno comunque affrontarlo, solo che nel frattempo avranno seguito una formazione che sarà inevitabilmente di bassa qualità. Non ci sono né spazi, né risorse per accogliere 70 mila studenti. E in più, il giudizio finale sarà lasciato alla discrezionalità dei cosiddetti “baroni”, perché sarà il voto a determinare chi entra e chi no.
Il semestre filtro escluderà l’80% degli aspiranti medici dopo sei mesi
L’unico aspetto positivo della riforma poteva essere il cambiamento del test. Andava rivisto, certo, ma mantenendo l’attinenza con le materie della facoltà. Invece, si è scelta una strada diversa, si è deciso di rimandare tutto di sei mesi, illudendo tante famiglie e generando costi aggiuntivi, disorientamento e un allungamento dei tempi per tutti».
Il semestre filtro
«L’84% degli studenti interpellati dal governo ha definito questa riforma suicida. E parliamo di un momento delicato, in cui c’è una carenza gravissima di medici e infermieri. Ma qui si confonde il diritto allo studio con il diritto all’iscrizione. Sono due cose diverse – aggiunge il Segretario ANAAO. Con questa riforma si aumentano i posti a Medicina per rispondere alla carenza, ma sappiamo bene che per formare un medico servono almeno 11 anni. Quindi, oggi aumentiamo i numeri e tra 11 anni ci ritroveremo con un surplus.
Rivedremo i famosi “camici grigi” che non riescono ad accedere alle scuole di specializzazione. Avremo 50mila laureati per 20mila posti. Ciò alimenterà la precarietà e il lavoro sottopagato, tutto il contrario di ciò che il governo dice di voler combattere».
«Saranno mesi pesantissimi per gli studenti, che dovranno giocarsi il tutto per tutto per proseguire gli studi a Medicina, in forte competizione tra di loro – concorda Miraglia. E così avverrà quello che per decine di anni è successo in Francia, dove quel sistema di selezione è stato definito un “massacro generazionale”, una “macelleria didattica”, un “calvario”. Lo stesso Emmanuel Macron lo ha giudicato obsoleto, ingiusto e inefficace».
C’è spazio fisico o virtuale per tutti?
«La didattica non potrà che essere scadente perché, se molti studenti dovessero frequentare, sarebbe impossibile contenerli in aule normali e si dovrebbe ricorre a locali molto vasti, dove la calca renderebbe estremamente difficile seguire le lezioni in maniera proficua – afferma il coordinatore ANDU. Probabilmente si dovrà ricorrere alla didattica a distanza, fornendo così una didattica priva del rapporto diretto con il docente e con gli altri studenti».
Aule insufficienti e didattica fragile: il sistema sarà pronto?
«Se i test saranno nello stesso giorno per tutti, ci sarà bisogno di correggere circa 70mila prove e stilare graduatorie nazionali – aggiunge il Segretario ANAAO. Tutto questo rischia di far perdere l’anno accademico a molti. E non solo. Oggi chi non entra a Medicina spesso ripiega su Scienze infermieristiche. Con questa riforma, anche quei pochi posti saranno bloccati per mesi, in attesa dell’esito del semestre filtro.
Si penalizza tutto il sistema: la formazione a Medicina, ma anche quella di altri corsi, perché per legge uno studente che si trasferisce da una facoltà all’altra non può sostenere esami nei primi sei mesi. Il danno è doppio.
Non ci sono spazi fisici sufficienti, né le infrastrutture digitali per una didattica a distanza adeguata. Come si organizzerà questo semestre? In presenza? Online? In modalità mista? Non si sa. Molte università non sono attrezzate. Siamo curiosi, e preoccupati, di vedere come finirà».
L’onere economico: spese per affitti, logistica e materiali didattici, da sostenere in una fase in cui non si è ancora formalmente immatricolati
«Né il governo, né i parlamentari hanno mai preso in considerazione i disastrosi effetti collaterali del modello francese, che si è voluto ad ogni costo approvare – ribadisce Miralgia. Eppure più volte e in più occasioni, studenti, organizzazioni dei medici, rettori, opinionisti e anche l’ANDU hanno avvertito che si stava effettuando una scelta devastante per i giovani, per le loro famiglie, per l’Università e per il Sistema sanitario. Tutto inutile: il modello francese andava imposto comunque, pur essendo chiaro che si trattava di un errore per migliaia di giovani.
Va aggiunto che la “graticola” del semestre-filtro renderà di gran lunga più florida l’industria della preparazione ai test. Preparazione prima dell’ingresso, sostegno allo studio delle tre materie, preparazione ai tre, ma anche sei, test-esame. Inoltre, i ricorsi amministrativi aumenteranno a dismisura e sarà più facile vincerli.
I costi per tentare di entrare a medicina aumenteranno e non poco, naturalmente per coloro che potranno permetterselo.
Ancora una volta i giovani sono utilizzati come cavie, sottoponendoli a fantasiose e sempre disastrose modalità di ingresso a medicina. Per tanti anni si è avuto un solo test variamente ‘calibrato’, poi 4 test negli ultimi due anni delle superiori, poi di nuovo un solo test e ora il “semestre filtro” con ancora tanti test».
Si affronta concretamente la carenza di medici?
«Il numero chiuso non è stato affatto eliminato – spiega Di Silverio. Semplicemente non si chiama più così. In Italia, da sempre, si parla di “numero programmato”. Quando l’Italia era un Paese serio, le leggi prevedevano che il numero dei medici fosse definito in base ai fabbisogni territoriali e specialistici, raccolti ogni tre anni dalle Regioni e trasmessi al Ministero. Quella legge esiste ancora, non è stata toccata. Questa riforma era meglio non farla».
Per Miraglia, «la carenza dei medici non è legata alle modalità di accesso a Medicina, ma al numero chiuso. Da anni si è adottato il numero chiuso con la pretesa di potere “indovinare” quanti medici sarebbero serviti nei successivi 10-11 anni, il tempo per formare compiutamente un medico. Quanti medici (e in quali specializzazioni) saranno allora necessari nel Servizio Sanitario, quanti nel privato, quanti andranno all’estero, quanti abbandoneranno gli studi, quanti medici non faranno i medici? E ancora, quali e quanti saranno i bisogni sanitari da affrontare tra 10-11 anni e quale medicina ci sarà allora? Occorre inoltre considerare che il costituzionale diritto allo studio è anche diritto a scegliere cosa studiare».
Alternativa ai test prima dell’ingresso all’università
«L’alternativa è superare gradualmente il numero chiuso e nel frattempo abolire i test: questo è quello che da più di cinque anni l’ANDU propone. Occorre approvare un piano che preveda l’aumento progressivo degli ingressi al primo anno di Medicina, adeguando le strutture e il personale e sostituendo nel frattempo ogni selezione pseudo-meritocratica (che sarebbe comunque inadeguata e dannosa) con il sorteggio per l’ingresso al primo anno. Un sistema semplice, immediato, non costoso e inattaccabile dai ricorsi, a differenza di quanto sempre accaduto per i vari tipi di test utilizzati per sbarrare l’ingresso a Medicina. Peraltro il sorteggio è stato già impiegato in Olanda, risultando ‘equivalente’ al sistema dei test, cioè delle costose lotterie».
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