I podcast
06/07/2023

I podcast dell'Anaao. Il sindacato è morto. Viva il sindacato! 

Ascolta il podcast dell'editoriale del Segretario Nazionale Anaao Assomed al mensile DIRIGENZA MEDICA n. 4/2023



 

Nonostante i de prufundis recitati da più parti, a gran voce o in rigoroso mormorio, il sindacato della dirigenza medica e sanitaria del SSN non è morto, il che non è poco di questi tempi. E continua, come le manifestazioni del 15 giugno in 39 città d’Italia hanno dimostrato, a farsi carico della difesa di un sistema sanitario pubblico e nazionale, del suo ruolo di coesione sociale, di strumento della esigibilità di un diritto alla salute uno e indivisibile. Provando, ancora una volta, a tenere insieme legittimi interessi delle categorie e diritti dei cittadini.

I tempi, però, sono profondamente mutati e con loro sono mutati altrettanto profondamente anche gli umori e le esigenze dei medici, dei dirigenti sanitari e dei pazienti. Ognuno alla ricerca di un equilibrio. Ognuno compresso nella propria entropia. Con la prospettiva di una guerra tra poveri in cui ognuno rischia di diventare anche carnefice. Un puzzle in cui dobbiamo inserirci per trovare soluzioni valide non solo per noi come professionisti ma anche per noi come cittadini e potenziali pazienti.

In questo anno abbiamo cercato di allargare a tutta la popolazione il fronte di difesa del SSN. Non senza successo, come dimostrano le iniziative promosse con l’Intersindacale e con cittadini e pazienti e la risonanza che hanno avuto sui media. I quali hanno ben compreso che ci troviamo di fronte a un bivio: o si investe in un modello di cure sostenibili o l’alternativa, che sembra ormai precedere anche gli intenti, è una ineluttabile privatizzazione delle cure, che già oggi costano 41 miliardi di euro alle tasche dei cittadini italiani, in forma diretta, la maggior parte, o attraverso fondi e assicurazioni.

In questo scenario c’è anche un Contratto di lavoro già scaduto, la cui conclusione stenta a decollare, e uno nuovo, avvolto ancora nelle nebbie del finanziamento.

Gli umori dei colleghi variano da chi vorrebbe firmare subito per incassare almeno la congrua cifra degli arretrati, a chi non firmerebbe in nessun caso, deluso e disilluso da promesse non mantenute e modus operandi delle aziende che violano ostinatamente anche le norme contrattuali più elementari.

L’Anaao si pone responsabilmente esattamente nel mezzo, con una analisi critica ancorata alla convinzione che il contratto si firma se risponde alle esigenze dei medici e dei dirigenti sanitari. Noi non firmeremo ad ogni costo ma non faremo barricate strumentali e opposizione a prescindere per accaparrarci qualche tessera. Come sempre, andremo avanti per la strada della coerenza, della partecipazione e della condivisione.

Condivisione, un termine che in questo anno ha caratterizzato la politica della nostra Associazione, al suo interno oltre che all’esterno. Perché l’azione passa anche dalla formazione, dall’informazione e dalla condivisione di scelte e strategie.

In un solo anno i nostri percorsi formativi hanno interessato oltre 100 colleghe e colleghi, abbiamo incontrato numerosissimi dirigenti medici e sanitari, girando in lungo e largo la nostra penisola, perché il sindacato si fa tra gli iscritti, con gli iscritti e per gli iscritti, cercando di ridurre le distanze che naturalmente si creano tra strutture di vertice e strutture periferiche in una Associazione che ha raggiunto lo storico numero di 25000 iscritti.

Il lavoro da fare però è ancora tanto. Un nuovo Governo, difficoltà economiche crescenti, scarsezza di risorse e di investimenti in sanità, tentativi ripetuti di parcellizzazione asimmetrica dei servizi sanitari, e, soprattutto, disaffezione dei medici e dirigenti sanitari rispetto a quel luogo in cui sogniamo di entrare fin da studenti, oggi percepito come una gabbia dalla quale uscire appena possibile. L’ospedale non è più la meta agognata né il punto di arrivo di una storia naturale del “fare il medico”, di un percorso formativo lungo più di 10 anni. Complici il peggioramento delle condizioni di lavoro, e delle retribuzioni, nonché il fallimento della programmazione dei fabbisogni formativi specialistici, i medici cominciano a rifuggire lo status di dipendente per muoversi come autonomi cottimisti di lusso, gettonisti nomadi costruendo una vera e propria migrazione professionale. L’insieme di questi elementi condiziona inevitabilmente le sorti del nostro SSN.

È questo il trend che occorre invertire. Senza soldi, leggi e volontà politica non sarà facile ricostruire un ruolo politico e sociale, restituire al nostro lavoro un diverso valore, anche salariale, trovare diverse collocazioni giuridiche e diversi modelli organizzativi che riportino noi, e non chi governa il sistema, a decidere sulle necessità del malato.

Come riconosce anche il Ministro della Salute, le nostre conoscenze e competenze professionali sono il pre-requisito del rilancio del Servizio Sanitario pubblico e nazionale. Superando anche la logica anti ospedaliera che da tempo domina programmi e strategie politiche, istituzionali, professionali.

La crisi di valori che viviamo, in cui il tempo, variabile da sempre considerata indefinita e incontrollabile, ha assunto un valore inestimabile sovvertendo le precedenti gerarchie, ci induce a scelte coraggiose. Occorre inventarsi un nuovo modello di cura, nuovi modelli di rappresentanza, nuovi modi di essere e fare sindacato per affrontare i prossimi appuntamenti legislativi, contrattuali e progettuali.

Per quanto ci riguarda, intendiamo guardare al futuro, non dimenticando il passato, ma vivendo con positiva criticità il presente. Affrontando nell’unità il viaggio nei doveri e nelle responsabilità che abbiamo verso la nostra professione e verso i cittadini del nostro Paese. Consapevoli che solo l’apertura di una nuova stagione da parte di tutte le forze che hanno a cuore il patrimonio e la sorte del SSN potrà salvarlo, portando sulla scena i diritti dei cittadini e quelli del nostro lavoro. Non si tratta solo del destino della sanità pubblica, ma della stessa idea di società, di comunità, di democrazia.

La sfida è per tutti: cittadini, istituzioni, partiti, sindacati. Noi faremo la nostra parte con la speranza e la capacità di sognare, quella che ci faceva sognare di diventare medici. Se abbiamo realizzato quel sogno vuol dire che i sogni sono possibili. E che un po’ è vero che sono i sogni che fanno andare avanti il mondo.

Pierino Di Silverio
Segretario Nazionale Anaao Assomed

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