Dicono di noi
04/07/2009

Medici in prima linea - Liberal

Medici in prima linea
Con le ambiguità del ddl sicurezza c'è il rischio di denunce per chi non segnala i clandestini.
Day after. «Li curiamo lo stesso». Un sondaggio tra ospedalieri annuncia un'insolita forma di disobbedienza civile

Articolo di Errico Novi da Liberal del 4 luglio 2009

ROMA. Il valore statistico è limitato, non c'è dubbio. Ma avrà pure qualche significato il fatto che i medici di pronto soccorso interpellati rispondano tutti alla
stessa maniera: li curiamo comunque.
Si profila un paradossale rovesciamento delle parti, di fronte al giallo degli extracomunitari e del loro diritto ad essere assistiti messo in dubbio dal ddl sicurezza: stavolta è la Lega di governo ad essere esposta ad uno sciopero bianchi, ad una disobbedienza civile simile a quelle che in passato la Lega di lotta minacciava contro il fisco.
Stavolta è una categoria difficilmente attaccabile come quella dei medici di pronto soccorso a dichiararsi pronta al esporsi al rischio di denunce: «Personalmente non segnalerò mai e poi mai un clandestino alla polizia. Deontologicamente non ha senso. In più c'è il problema di patologie diffusive epidemiali, che possono creare
pericoli per la salute pubblica, se gli stranieri irregolari cominciassero a tenersi lontani dagli ospedali», dice un medico del pronto soccorso di uno dei più importanti nosocomi di Torino.
Aleggia il dubbio sulle implicazioni effettive della legge sicurezza, che da una parte introduce il reato di clandestinità e pone dunque qualsiasi pubblico ufficiale (e i medici delle strutture pubbliche lo sono) di fronte all'obbligo di denunciare ogni singolo caso, dall'altra solleva gli stessi camici bianchi e il personale scolastico dal dover chiedere le generalità di extracomunitari malati o genitori di alunni della scuola dell'obbligo.
Si tratta di un collo di bottiglia strettissimo, sostengono i giuristi interpellati dalle associazioni dei medici, e non si può dunque escludere che a qualcuno salti in mente di segnalare un dottore per omessa denuncia.
«Se pure avvenisse vedrei come regolarmi, certo se l'Anaao e altri sindacati hanno intenzione di portare eventuali casi di fronte alla Corte costituzionale non
esiterei ad assecondarli», dice ancora il medico torinese, «perché, ripeto, sono contro l'idea stessa di denunciare clandestini, da qualsiasi punto di vista si osservi la questione, da quello deontologico come in osservanza alle più elementari certezze che deve garantire la sanità pubblica di un Paese civile».
Policlinico di Milano: la dottoressa di turno al reparto emergenza è lapidaria: «Ovvio che li curo». E se qualcuno, per ragioni in questo momento imprevedibili,
le sporgesse denuncia contro per avere lasciato passare indenne uno straniero colpevole di ingresso e permanenza irregolari sul suolo nazionale? Risposta oltremodo lapidaria: «Non me ne frega niente». E poi: «Va bene
così? No perché sa, sto visitando… ».
Non ha dubbi nemmeno Massimo Di Martino, medico dell'ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani che non chiede l'anonimato: «Li curo e basta». Colpisce però l'incertezza sull'interpretazione della legge: «Mi pare di capire che il testo approvato alla Camera e definitivamente votato giovedì scorso dal Senato
preveda eccezioni specifiche per noi e per i medici. Ma se l'Associazione degli ospedalieri avanza certe perplessità, bisognerà attendere le loro indicazioni e
naturalmente quelle dei direttori sanitari». Ma se quest'alea di indeterminatezza
sussiste, è la preoccupazione sollevata dagli organismi di categoria, figuriamoci
quali ripercussioni potranno esserci sugli extracomunitari.
E in realtà se ne sono riscontrate nei mesi scorsi quando il ddl sicurezza era ancora lontano dall'approvazione: l'esistenza stessa di un dibattito sui medicispia, dice Carlo Lusenti dell'Anaao, sembra essere direttamente correlabile «a un aumento dei casi di tubercolosi, nell'ordine di diverse centinaia, ad esempio, in città come Roma». Se il solo tam tam ha prodotto un simile effetto quando la legge non era ancora stata approvata, è facile immaginare, dice Lusenti, «cosa può succedere da questo momento in poi: le incertezze interpretative sono evidentemente un fattore di ‘allarme' ancora più forte per i clandestini che temono di essere denunciati». È vero che spesso le posizioni dei dipietristi sono esasperate, ma almeno in questo caso è difficile archiviare come insensato l'attacco del portavoce dell'Italia dei valori Leoluca Orlando: «Le nuove norme consegnano migliaia di immigrati a un sostegno sanitario parallelo fatto di medici stregoni». È nella sostanza lo stesso pericolo avvertito dall'Anaao, dalla Fesmed e
da tutti i sindacati dei camici bianchi, che chiedono almeno «una circolare  interpretativa di questa legge che stabilisca i confini dell'agire dei professionisti
sanitari in modo da spazzare via ogni possibile e pericoloso equivoco». Arriverà? C'è da dubitarne: le stesse sigle hanno inutilmente chiesto che il ddl fosse emanato in modo da chiarire ogni dubbio. Ma chissà, se il governo avesse annuito, la Lega avrebbe potuto sentire intaccata la propria immagine di forza
dominante.

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